mercoledì 10 luglio 2013

Studiare macroeconomia serve! (ovvero perché il Regno Unito ha rifiutato l'Euro)

A volte si sente dire che l'economia è del tutto aleatoria e non azzecca mai le previsioni. Il prof. Simon Wren-Lewis, dell'Università di Oxford - in un articolo menzionato ed elogiato anche da Paul Krugman - ci fa notare che non è così, e che quando si basano le proprie scelte di politica macroeconomica su studi scientifici approfonditi, i risultati poi ripagano. Questo è stato il caso della decisione del Regno Unito di rifiutare la moneta unica. (D'altronde, come sappiamo, i pareri autorevoli non mancavano.)



Traduzione di Henry Tougha
Come dovrebbe funzionare la trasmissione della conoscenza
di Simon Wren-Lewis, Professore di Economia all'Università di Oxford

È appena trascorso il decimo anniversario della decisione presa dal Regno Unito nel 2003 di non adottare l'euro. A parte tutte le mie lamentele su quanto male siano state fatte le politiche macroeconomiche negli ultimi tempi, penso che valga le pena di analizzare un esempio di buona decisione. Buona non soltanto perché si è rivelata la decisione giusta alla luce dei fatti degli ultimi anni, ma anche per il modo in cui è stata presa, e per il modo in cui la conoscenza accademica è stata utilizzata.


Se volete dei dettagli sugli antefatti e sul processo stesso, vi suggerisco di ascoltare o leggere una recente conferenza di Dave Ramsden, che è il funzionario pubblico che ha orchestrato il tutto. Qui vi faccio solo un riassunto. Il Regno Unito ha deciso di non essere tra gli Stati fondatori dell'Eurozona. Ciononostante, l'eventualità di unirsi entro breve tempo era stata presa in seria considerazione.

Il Cancelliere Gordon Brown annunciò che ci sarebbero stati cinque test da superare per poter entrare, e il Ministero del Tesoro ha trascorso un paio di anni facendo ricerche approfondite su questi cinque test. Alla fine ha pubblicato 18 ricerche, che raccomando a qualsiasi studente che abbia veramente interesse per la teoria delle
Aree Valutarie Ottimali (AVO) [OCA in inglese, ndt]. Sebbene esse contengano una parte di materiale originale, si tratta essenzialmente di ottime sintesi della letteratura accademica sul tema, e molti studiosi sono stati consultati per accertarsi che fosse effettivamente così.

Qui dovrei dichiarare un conflitto di interesse. Io stesso ho scritto uno di quegli studi, il quale mirava a valutare a quale tasso di cambio il Regno Unito avrebbe dovuto entrare, se la decisione fosse stata presa. Comunque non credo che ciò abbia molta importanza su ciò che sto per dire, perché effettivamente il mio studio era secondiario rispetto alla questione se si dovesse entrare o no. [1] Al contrario, è stato molto più cruciale la costruzione dei modelli a cui ha lavorato Peter Westaway, a quel tempo economista alla Banca d'Inghilterra, che aveva precedentemente costruito il nucleo del macromodello della Banca stessa.
Oggi qualcuno potrebbe far notare che quei 18 studi, e gli anni di lavoro che sono stati spesi per farli, erano una operazione di facciata per una decisione che era già stata presa. Io penso che ciò sia semplicemente sbagliato. Alcune delle ragioni per cui io credo questo sono state descritte da Dave Ramsden: se i politici coinvolti avessero già preso la decisione, dovrebbero aver fatto dei grandi intrighi per nascondere il fatto a quelli che lavoravano per loro. (Pensate alla guerra in Iraq, per esempio, per cui è stato sufficiente un equivoco dossier) .
Inoltre, gli studi stessi contengono alcuni forti argomenti (probabilmente troppo forti) a sostegno del fatto che l'entrata nell'Eurozona poteva essere vantaggiosa, il che non è certo il tipo di analisi che si fa per sostenere una conclusione già prestabilita.
Come risultato, penso che l'esercizio sia stato proprio ciò che doveva essere: un tentativo da parte dei funzionari pubblici di fornire il migliore consiglio possibile ai politici. Ciò che lo contraddistingue, secondo me, è stata la misura in cui i funzionari pubblici hanno coinvolto studiosi accademici, e hanno posto al centro della loro analisi dei lavori accademici. I meriti o meno dell'Euro avevano diviso i macroeconomisti, e non c'è stato alcun tentativo di consultare solamente coloro che avevano una certa opinione predefinita. (Ad esempio, guardate lo spazio dato al lavoro empirico di Andrew Rose sui benefici delle Aree Valutarie Ottimali).

Dunque, perché credo che tutto questo sia molto vicino a ciò che considero l'ideale di come la conoscenza accademica dovrebbe essere usata, proprio quando avevo appena scritto un post decisamente più pessimistico su come queste cose vengono fatte di solito? Dovrei pensarci ancora un po', ma ecco tre idee. La prima è che la decisione, sebbene avesse provocato forti prese di posizione da entrambe le parti, non è stata fondamentalmente ideologica. Non c'era un apparato politico chiaramente allineato coi potenziali vincitori o perdenti. La seconda è che avevamo un Ministro delle finanze molto rispettoso delle idee dell'economia, qualsiasi cosa possiate pensare di lui come politico. La terza, il Ministro delle finanze ha dovuto convincere il Primo Ministro Tony Blair, e dunque qualsiasi decisione lui avesse preso, doveva essere sostenuta il più fortemente possibile.
La maggior parte della gente oggi concorda che la decisione del 2003 è stata quella giusta (solo uno dei cinque test fu passato). [2] Se le analisi, e soprattutto il lavoro di Westaway, contenevano degli elementi che sarebbero poi venuti alla ribalta nella crisi dell'Eurozona, penso però che Ramsden nella sua retrospettiva di 10 anni abbia chiaro che i 18 studi non sono riusciti a prevedere alcuni altri elementi della crisi - anche se forse questo non sorprende, visto che nemmeno la maggior parte dei macroeconomisti ci è riuscita. Comunque il punto fondamentale è questo. La decisione è stata presa sulla base delle migliori analisi che i macroeconomisti del tempo sono stati capaci di fornire. Ed è una vergogna che questo modo di prendere le decisioni economiche oggi appaia come l'eccezione anziché la regola.

[1] Se qualcuno alle volte mi domanda se so tenere un segreto, io do sempre questa come prova. Il lavoro originale che io ho fatto per questo studio è stato scritto nel 2002. A quel tempo il cambio euro/sterlina era circa 1,6E/£, e le mie analisi suggerivano come sostenibile un cambio più vicino a 1,4E/£ . Per circa un anno mi sono basato su informazioni che erano molto market sensitive, ed ho ricevuto moltissime telefonate che volevano ottenere qualche indizio dalle mie analisi, ed oggi sono lieto di dire che nessuno ne ha cavato niente. Ahimè ritenevo anche che sarebbe stato sconveniente da parte mia scommettere sulle mie stesse analisi, che erano finanziate dal Ministero del Tesoro - e forse questo fa di me uno sciocco onesto. (Il mattino in cui il mio studio fu pubblicato - quando ormai il tasso di cambio era sceso molto vicino alle mie previsioni, naturalmente - esso ha mosso il mercato di circa l'un percento, ma questa è un'altra storia.)

[2] Will Hutton non è d'accordo. Nel suo controfattuale a cui abbiamo dato uno sguardo, il Regno Unito non solo se la cava meglio nella crisi perché la sterlina rimane ad un tasso di cambio competitivo, ma anche perché l'influenza benigna del Regno Unito fornisce un contrappeso alla Germania. Questa storia alternativa meriterebbe delle analisi appropriate per le quali non ho qui lo spazio necessario, ma la mia prima impressione è che essa sia basata su un sacco di pie illusioni.

Nessun commento:

Posta un commento