lunedì 1 luglio 2013

Il Movimento Euroscettico "Democrazia e Sovranità" sta nascendo!!


Finalmente!!. Dopo tanto scrivere e dibattere su Twitter come su Facebook finalmente gli Euro-scettici Italiani hanno deciso di darsi da fare per aiutare i professori come Alberto Bagnai, Claudio Borghi Aquilini e Maria Antonio Rinaldi, che hanno aperto la strada e diradato le nubi per tantissimi Italiani sulle ragioni della crisi economica.
Abbiamo così deciso di contarci, riunirci sotto lo stesso tetto e tentare di crescere per creare un Movimento nuovo e Apolitico (destra , sinistra , centro, sopra e sotto non ci interessano) ma con la finalità di fare vera politica, mettendosi in testa un fine ambizioso: Battere il PUDE (partito unico dell'euro per quei pochissimi che ancora non lo sanno) informando i cittadini, ribattendo colpo su colpo al terrorismo mediatico e alle inesattezze che pubblicamente ogni giorno vengono date in pasto ai cittadini spacciandole per verità.
Italia s'è Desta ha deciso di sposare questa idea e tentare di fare il massimo per sostenere e fare crescere il movimento.
Quei lettori che seguono il nostro blog sono invitati tutti a contribuire alla causa perchè è arrivato il momento di riprendere in mano il nostro destino e il nostro paese. Basta lamentarsi solamente! E' il momento di agire e tentare di fare qualcosa tutti assieme.
Il movimento "Democrazia e Sovranità" è appena nato quindi servono tante forze fresche, tante idee e l'aiuto anche minimo di tutti.
L'avvocato Luigi Pecchioli (che ringraziamo) ha preparato un manifesto che riassume il perchè e lo scopo della nascita del movimento.
Al Movimento "Democrazia e Sovranità" ci si può iscrivere o sostenere liberamente senza nessun impegno tramite gruppo Facebook sul quale poter dibattere senza limite di parole, sulla lista Twitter oppure tramite l'hashtag #demsovr usato dagli iscritti o dai simpatizzanti al movimento sempre su Twitter.
Di seguito vi proponiamo Il manifesto del Movimento "Democrazia e Sovranita"è questo (si tratta di una prima Bozza):

Democrazia e Sovranità: un movimento per salvare l’Italia

“È ormai lo stesso processo di integrazione culturale, sociale e politica europea a conoscere una grave e forse irreversibile battuta di arresto, le cui cause erano ampiamente note agli economisti” (Alberto Bagnai da “Postazione ad Europa Kaputt di A.M. Rinaldi” su www.goofynomics.blogspot.it).

La crisi italiana è incomprensibile se non viene agganciata al discorso più ampio della politica
economica che l’Europa ha perseguito e continua a perseguire. Le ragioni della crisi, infatti, sono in minima parte dovete a storture ed inefficienze del “sistema Italia”, sistema che peraltro alla fine degli anni ’90 ci permetteva di crescere quanto e più della efficiente Germania; esse trovano la loro ragion d’essere nell’affermarsi, fin dai primi anni del secolo attuale, di una filosofia politica ed economica che si riaggancia al liberismo degli anni ’80, a visioni economiche addirittura pre-keynesiane, che fanno del laisser-faire dei mercati il loro marchio distintivo.

L’aggancio ad una moneta unica, che ha fatto seguito alla piena liberalizzazione dei movimenti di capitale, è stato funzionale a questo piano: i grandi investitori finanziari si sono visti spalancare la possibilità di far affluire sempre più crescenti quantità di liquidità in paesi, come quelli della periferia dell’Eurozona, che ne facevano richiesta, senza dover più subire il rischio di cambio, per finanziare investimenti e consumi, guadagnando sulla differenza dei tassi di interesse, sempre presente seppur minima, fra tali paesi e quelli ad economia più matura del Centro/Nord Europa. Questi ultimi, con politiche di repressione salariale, si sono costruiti una competitività, anch’essa non più minacciata da svalutazioni difensive da parte dei paesi del Sud Europa, che ha permesso loro di esportare a prezzi imbattibili, peggiorando la bilancia dei pagamenti dei paesi periferici e creandosi un surplus finanziario che a sua volta è stato reinvestito in prestiti agli stessi paesi del Sud già in difficoltà. Ciò è durato fino all’arrivo di uno shock esterno (crisi dei derivati americani) che ha portato al “suddenly stop” del flusso dei finanziamenti, al crollo delle economie “drogate” da questi, all’intervento dello Stato per salvare i privati indebitati (soprattutto le banche), alla conseguente esplosione del debito pubblico ed alla attuale “socializzazione delle perdite” con manovre “lacrime e sangue” per rientrare dai debiti.

Tutto ciò è perfettamente conosciuto da chi ha un occhio attento all’economia e chi conosce le dinamiche che, fino ad oggi, avevano caratterizzato i rapporti fra economie sviluppate e paesi emergenti, quando quest’ultimi si legano con una moneta troppo forte ai primi. Se le cose stanno così, ovvero queste dinamiche erano conosciute, perché allora si sono volute riprodurre in Europa e soprattutto perché i paesi del Sud Europa hanno spontaneamente, se non entusiasticamente aderito ad un progetto che sarebbe stato la loro rovina?

La risposta a questa domanda è la ragione di nascita del movimento Democrazia e Sovranità.
Il progetto liberista, di cui l’euro è lo strumento di attuazione, è un progetto essenzialmente politico ed è volto alla conservazione del potere da parte della classe dirigente finanziaria e imprenditoriale, anche di quella dei paesi periferici del Sud Europa. La perdita di competitività delle merci prodotte dai paesi del Sud, non potendo essere compensato da una svalutazione monetaria, che recuperi il differenziale di prezzo con quelle prodotte dal Nord, viene riequilibrato attraverso la svalutazione reale del costo del lavoro, ovvero con la diminuzione in termini monetari dei salari dei lavoratori. I lavoratori che vogliono un impiego sono costretti ad accettare condizioni di lavoro peggiori e salari più bassi, perché non ci si può più permettere i diritti ed i compensi goduti dalle generazioni precedenti; la chiusura di attività che non riescono a reggere la concorrenza dell’estero aumenta la disoccupazione e così favorisce la crescita di un bacino di lavoratori disposti ad accettare condizioni peggiori pur di lavorare. Tutto ciò permette alla grande impresa di “tenere in riga” i lavoratori, i quali non hanno più la forza contrattuale per migliorare la loro condizione ed impedisce la ridistribuzione dei ricavi verso i salari, favorendo i margini di profitto.

Si badi bene,  queste politiche non sono le migliori da un punto di vista meramente economico per gli imprenditori, i quali guadagnerebbero di più da fabbriche maggiormente utilizzate e da una domanda sostenuta da redditi migliori dei lavoratori, ma sono le migliori da un punto di vista politico sociale per impedire una pericolosa redistribuzione dei poteri decisionali a favore della classe lavoratrice. Valgono qui le parole di un grande economista ed analista come Kalecki nel suo articolo “Aspetti politici del pieno impiego”:

“E’ vero che i profitti sarebbero più elevati in un regime di pieno impiego di quanto sono in media in una condizione di laisser-faire; e anche l’incremento dei salari risultante da un più forte potere contrattuale dei lavoratori è più probabile che incrementi i prezzi anziché ridurre i profitti, e danneggi così solo gli interessi dei rentier.
Ma la “disciplina nelle fabbriche” e la “stabilità politica” sono più apprezzate dagli uomini d’affari dei profitti.
Il loro istinto di classe gli dice che un durevole pieno impiego non è sano dal loro punto di vista e che la disoccupazione è una parte integrante di un normale sistema capitalista.”

Su questa realtà si è innestato poi il sempre presente tentativo di egemonizzazione a livello europeo della Germania sul resto d’Europa. Tutte le politiche monetarie e fiscali indicate ai paesi del Sud dalla BCE e dalla Commissione europea sono il frutto della volontà tedesca di dettare regole a suo favore e l’approvazione dei vincoli fiscali e di bilancio approvati dagli stati Periferici (ma non dalla Germania che pur li aveva propugnati…) sono stati un consegnarsi mani e piedi ad un governo sovranazionale non eletto, pesantemente influenzato dalla presenza di funzionari soprattutto tedeschi, austriaci ed olandesi nei posti chiave.

Questo complessivo progetto liberista e neo-coloniale sta demolendo in pratica, ma anche con modifiche agli articoli, come l’art. 81 Cost., tutto l’impianto costituzionale di garanzia e di tutela di diritti considerati dalla nostra Carta, ma anche e soprattutto dalla nostra società civile, come inalienabili per lo sviluppo sociale dell’uomo. Sotto il ricatto di situazioni economiche sempre d’emergenza e di crisi è in atto uno smantellamento del nostro “contratto sociale”, una regressione a condizioni precedenti allo Statuto dei Lavoratori del 1970, una erosione di fondamentali diritti pubblici acquisiti, come il diritto alla salute, all’istruzione, alla crescita sociale, se non addirittura all’uguaglianza.

Il movimento Democrazia e Sovranità ritiene questo attacco gravissimo, perché all’interno di un sistema ancora formalmente democratico e repubblicano, si stanno sviluppando dinamiche che impediscono il reale esplicarsi della sovranità popolare e della determinazione delle politiche dello Stato: è inutile votare dei partiti per formare un governo che di fatto è eterodiretto da Bruxelles o Francoforte; è inutile discutere di politiche per il lavoro giovanile, se poi il denaro occorrente non è possibile recepirlo perché abbiamo degli obblighi di bilancio europei; è inutile cercare di abbassare l’imposizione fiscale, o per lo meno non aumentarla, se i fondi necessari dobbiamo versarli prioritariamente al MES o accantonarli per rispettare gli impegni del fiscal compact.

Esiste solo una strada per tornare a rispettare gli impegni e gli obblighi che sono sanciti nella nostra Costituzione, impegni e obblighi che devono essere prioritari per l’azione di qualsiasi governo: uscire dall’euro ovvero dall’Eurozona (che non va confusa con l’Europa, alla quale apparteniamo per ragioni geografiche, culturali e storiche), per recuperare la nostra politica monetaria, rilanciando le esportazioni e quindi l’economia, e riprendersi la sovranità della Banca dItalia, perché aiuti e non contrasti l’interesse dello Stato ad un equo finanziamento, per poter a sua volta finanziare l’attività privata e rilanciare anch’essa l’economia, i redditi ed i consumi.

Tutte le altre soluzioni che ci vengono prospettate, da un salario di cittadinanza, alle riforme strutturali per renderci credibili ai mercati e poterci finanziare a tassi più bassi, ai tagli alla spesa pubblica per finanziare sgravi fiscali, sono falsi rimedi che non fanno che peggiorare il male, come finora è puntualmente successo, errati in via teorica e pratica e figli di quel liberismo economico che riteniamo sia incompatibile con l’esplicazione di una vera democrazia liberale occidentale.

Il movimento Democrazia e Sovranità intende raccogliere quanti hanno compreso e si ritrovano in quello che, in maniera forzatamente non esaustiva, è stato qui espresso, in quanti intendono lottare per riportare il benessere e la vera piena democrazia nel nostro paese; lo scopo preliminare che il movimento si propone è informare la popolazione, con articoli e documenti via Internet, ma anche e soprattutto con incontri pubblici che servano come m0mento di dibattito e confronto, per chiarire e sgombrare il campo da tante falsità che, coloro che difendono la situazione attuale per interesse personale o di appartenenza, quotidianamente diffondono dai principali mezzi di comunicazione.
Quando si sarà formata una consapevolezza diffusa, allora si potrà pensare ad agire anche in via politica, coagulando questo malessere consapevole in un programma di azione, dettato esclusivamente dall’interesse al bene dell’Italia.

Chiunque si senta in sintonia con quanto qui espresso e si voglia impegnare in prima persona potrà lasciare un suo recapito (mail, twitter, ecc.) per poter essere contattato. Grazie a chiunque vorrà dare il suo contributo per il proprio Paese e per il proprio futuro.

Enorme ringraziamento per il suo impegno a Luigi Pecchioli  e a tutti gli Euroscettici che aderiscono al gruppo o che lo sostengono.
Ci auguriamo di poter crescere con il tuo aiuto, con il tuo sostegno e le tue idee. 

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