lunedì 26 maggio 2014

L'Italia è venduta!!...data via per 80€ come una puttana!


Sono triste!Sono deluso!SONO INCAZZATO COME UNA BESTIA!.
Quello che è successo ieri nella tornata elettorale è qualcosa di allucinante di inverosimile che si fatica a credere o meglio alla quale non si può credere.
L'Italia ha dimostrato tutto il suo provincialismo, tutta la sua piccolezza, la sua IGNORANZA e la sua mancanza di spina dorsale.
In Italia contano i poteri forti, le lobby che controllano i media, che disinformano che fanno terrorismo estremo, ma quello che sbalordisce è l'incapacità dell'italiano medio di capire i problemi e di reagire compatto ad essi.
CI SIAMO PROSTITUITI!!
Sono bastati 80 miseri euro in busta paga per chi già  ha un lavoro per dare via la nostra dignità (per non dire altro).
Sono bastati 80 euro per cancellare il senso di ribellione al nemico che ti sta uccidendo lentamente.
NON SIAMO UN POPOLO!!
Basta vedere i risultati delle votazioni degli altri stati europei per capire come noi non siamo capaci di essere uniti, di alzare la testa, tenere la schiena dritta e reagire alle difficoltà. 
Si, le difficoltà che tutti gli italiani se intervistati ti raccontano ma che poi al momento di fare la voce grossa, di reagire, rinnegano nella solitudine dalla cabina elettorale, dimostrando di essere piccoli, egoisti e melliflui. 

Incapaci di reagire alle difficoltà incapaci di unirsi verso un nemico comune, incapaci di guardare in faccia l'avversario senza timore. 
NON SIAMO UN POPOLO lo ripeto, siamo persone sole che pensano solo ai propri interessi (neanche tanto bene), siamo dei creduloni da TV, ci piacciono le belle parole dette sul piccolo schermo e crediamo ad esse, ma non ci sogniamo neanche minimamente di analizzarle di discuterle e domandarci se siano reali, pensiamo che se l'ha detto la TV allora è giusto, non può farci male.
NON SIAMO UN POPOLO...perchè se così fosse saremmo indignati per gli 80 euro ad alcuni e a tanti altri no, saremmo indignati per le migliaia di morti suicida dovute alla crisi, saremmo indignati per  l'Italia usurpata da una congiura internazionale del suo governo democratico, saremmo indignati per i nostri giovani che non trovano lavoro nel loro paese, saremmo indignati nel vedere qualcuno venire a casa nostra dicendoci come arredare casa, si saremmo indignati SE FOSSIMO UN POPOLO......... MA NON LO SIAMO!
I veri popoli, come la storia più o meno recente, ci insegna sono altri, sono la Francia che si è ribellata con la Le Pen, sono l'Inghilterra con Nigel Farage, sono l'Olanda, sono l'Austria con Wilders,..Hanno subito le botte e hanno reagito come un vero popolo sovrano dovrebbe fare..
Quando sei al tappeto cerchi di rialzarti per dimostrare che non sei finito, ti rialzi per cercare di reagire, ti rialzi per combattere, noi invece siamo rimasti giù al tappeto e abbiamo gettato la spugna,
Ieri abbiamo dimostrato al mondo che noi italiani siamo quelli che non combattono, quelli che sono servili, quelli che ringraziano anche dopo le botte.
ECCOCI SIAMO gli Italiani... NON SIAMO UN POPOLO...SOLO PUTTANE!!

martedì 20 maggio 2014

I limiti giuridici alla propaganda


La questione qui trattata prende spunto da questa dichiarazione che il Segretario della lega Nord ha rilasciato a Milano il 15 maggio e che su Twitter ha scatenato un putiferio fra euroscettici che la sostenevano nella sua legittimità ed eurofili che reagivo con indignazione o divertito sarcasmo.

Siccome sono un giurista prestato alla divulgazione economica, per un attimo torno nei miei panni e faccio qualche considerazione giuridica in merito: la questione "procurato allarme" nasce dal fatto che, a quanto è stato riferito da Salvini, molti sindaci leghisti sarebbero stati interpellati da i propri concittadini per avere rassicurazioni sulla realtà o meno delle conseguenze catastrofiche che avverrebbero se l'Italia uscisse dall'euro. Questi poveri funzionari, di fronte a richieste pressanti, avrebbero inviato mail per chiedere lumi al proprio partito, che, come tutti sanno, è in prima linea nella battaglia per uscire dalla moneta unica. Da qui, visto che i sindaci sono pubblici ufficiali per la legge, la reazione del segretario della Lega di ricorrere all'art. 658 c.p. che punisce "chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l'autorità o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio".

La questione a mio parere deve essere affrontata in altri termini. L'art. 658 c.p. infatti punisce il reato di chi, con informazioni non corrette, mette in moto inutilmente la macchina statale: il tipico caso è la denunzia infondata dell'attuarsi di un grave reato o il propagare la notizia infondata dell'accadimento di un disastro (naturale o sinistro) in modo tale da mettere in allarme operativo le forze di pubblica sicurezza o gli organi preposti alle calamità. Quello che viene punito è quindi l'aver smosso inutilmente le autorità o averle messe in stato di preallarme: il Tribunale di Bologna, ad esempio, ha ritenuto sussistente la fattispecie dell'art. 658 nell'aver telefonato all'operatore del 112 annunciando falsamente il tentativo di suicidio da parte di una donna, determinando l'intervento delle forze dell'ordine (Trib. Bologna 15.1.2010). Non è punita pertanto la notizia allarmistica in sé, ma il fatto che sia stata comunicata alle autorità, mettendole in allarme o in moto; ciò significa che diffondere notizie false di pericoli inesistenti alla gente non è reato, se ciò non provoca un intervento concreto da parte delle autorità, dove per "concreto" si intende un intervento di tipo istituzionale ed operativo o l'approntamento di un tale intervento.

Il sindaco che non sa cosa rispondere a chi lo interpella sulle sciagure che colpirebbero i redditi ed i risparmi se si uscisse dall'euro e scrive al proprio partito, non compie un'attività istituzionale od operativa nell'ambito dei suoi poteri, e quindi non rientra nell'ambito di applicazione dell'art. 658 c.p..

Ma ci sono comunque dei limiti alla propaganda volta a terrorizzare le persone comuni? La questione non è facile.

A prima vista sembra soccorrerci l'art. 656 c.p. "Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l'ordine pubblico." il quale punisce "chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico". Qui in effetti il reato non è più nei confronti degli organi dello Stato, bensì a tutela dell'ordine pubblico: ma cosa si intende con "ordine pubblico"? Vi risparmio le discussioni dottrinali su uno dei concetti più oscuri ed indeterminati di tutto il codice penale, criticato soprattutto per la pericolosa genericità che ha dato adito a repressioni autoritarie (basti pensare che si è considerato, nella vigenza del codice Zanardelli del 1889, violazione dell'ordine pubblico persino il cantare a voce alta l'Inno dei lavoratori!), dove l'ordine pubblico era inteso come ordine costituito e quindi come preservazione del potere al governo, per arrivare all'interpretazione "democratica" data dalla Corte Costituzionale di ordine pubblico come diritto delle persone alla "pubblica tranquillità": in quest'ottica le notizie false, esagerate o tendenziose sono punibili in quanto turbino la tranquillità dei cittadini.

Sembrerebbe tutto risolto, quindi: la propaganda, che per sua natura è esagerata e tendenziosa, sarebbe punibile se arriva a spaventare, a togliere la tranquillità generale della popolazione ad essa soggetta. Vengono in mente le dichiarazioni catastrofiste che, ad esempio abbiamo visto qui. Ma non è così. Proprio per evitare che venissero colpite le opinioni e quindi il diritto sacrosanto di espressione del pensiero, sancito dall'art. 21 Cost., la giurisprudenza ha precisato l'ambito di applicazione della norma penale: il reato è compiuto quando quella che viene diffusa in maniera falsa o distorta è una notizia, ovvero l'accadimento di un fatto reale. Ecco le parole del Tribunale di Milano: "Poiché in base ai principi costituzionali in materia di libertà di manifestazione del pensiero, il termine "notizia", di cui all'art. 656 cod. pen., deve essere interpretato restrittivamente come annuncio, informazione, comunicazione di determinati fatti od eventi, non è configurabile il reato di pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico, qualora ci si sia limitati a formulare valutazioni, critiche, previsioni, apprezzamenti, sia pure tendenziosi, ovvero ad esprimere giudizi politici." (Trib. Milano 17.4.1972). Sulla stessa onda il Tribunale di Ravenna: "Il principio affermato dalla Corte costituzionale, secondo il quale l'espressione "notizie false, esagerate o tendenziose" impiegata nell'art. 656 c.p. è una forma di endiade con la quale il legislatore si è proposto di abbracciare ogni specie di notizie che, in qualche modo, rappresentino la realtà in modo alterato, è destinato a marcare una più netta distinzione tra le notizie e le opinioni: punibili, le prime, ove vengano presentate con notazioni di falsità e turbino concretamente l'ordine pubblico, pienamente lecite le seconde ancorché inesatte ed eterodosse." (Trib. Ravenna 2.7.1974). Le date delle sentenze sono importanti: ambedue le decisioni sono state emesse in un periodo di grandi turbamenti politici e sociali e tendevano a salvaguardare l'opinione, soprattutto politica, di tipo rivoluzionario o comunque anti-sistema espresse in pubblico o con scritti. Passato infatti quel periodo storico e soprattutto dopo il 1990 non vi sono più sentenze che si occupano di tale fenomeno.

Quello però che stiamo attualmente vivendo è di nuovo un periodo difficile e potenzialmente atto anche a disordini sociali (il movimento dei "forconi" ne è stato solo un assaggio), pertanto il problema si ripropone con una certa forza: fino a quando possiamo considerare lecita la proposizione di opinioni che ventilano o danno per inevitabili eventi futuri catastrofici per l'economia ed i redditi dei cittadini, in caso di rottura dell'unione monetaria? Fino a quanto è lecito spaventare l'opinione pubblica per costringerla a rimanere nella situazione attuale e sopportare le conseguenze dell'austerità? Proviamo a trovare un criterio oggettivo.

Nel principio sancito dalla Corte Costituzionale e riportato dal Tribunale di Ravenna si intuisce che la notizia inesatta o falsa diventa reato solo quando la libertà di espressione tutelata dall'art. 21 Cost, che è anche, si badi bene, libertà di dire cose assurde o false o distorte, va a collidere con un altro principio tutelato dalla Carta, come appunto l'ordine pubblico, inteso come regolare e tranquillo svolgimento dell'attività democratica e civile. Ma esistono anche altri principi: quello al lavoro ed alla giusta retribuzione (artt. 4 e 36), quello alla formazione di famiglie e alla tutela dei figli (art. 31), quello alla salute (art. 32), ecc.. Tutti questi diritti non possono venire calpestati o messi in pericolo e se il risultato di una comunicazione distorta di massa è l'attenuazione di questi principi o della loro tutela, ovvero l'accettazione che siano limitati, allora la comunicazione stessa diventa illecita. Ciò è conforme con tutta la giurisprudenza della Corte Costituzionale sull'equilibrio delle tutele e soprattutto sul limite generale della salvaguardia dei diritti fondamentali come criterio per valutare la liceità di qualsiasi norma o comportamento anche non normativamente previsto. Il caso ad esempio della risarcibilità dei danni non patrimoniali, anche se non derivanti da reato e quindi esclusi generalmente da tutela, quando il bene violato è costituzionalmente garantito, è ben noto in campo civile.

Si può quindi affermare che una propaganda che agevoli e favorisca la persistenza di una situazione di violazione di principi costituzionalmente garantiti è da considerare illecita: ma tale illecito è penalmente rilevante? Se applichiamo una lettura costituzionalmente orientata dell'art. 636 c.p., allora si può concludere che vi possono essere forme di propagazione di opinioni che integrano il reato: quando ad esempio chi la esprime ha un ruolo istituzionale, ovvero si presenta con credenziali che rendono le sue affermazioni "fatti" per l'opinione comune e le opinioni non vengono presentate come tali, ma come certezze e quindi come fenomeni che sicuramente accadranno. La valutazione dovrà tenere presente la manifesta esagerazione nella descrizione di eventuali fenomeni catastrofici o dannosi, che superano qualsiasi possibilità seria di previsione da parte di un esperto in materia, configurandosi quindi in una consapevole e premeditata menzogna. La presenza di queste caratteristiche porterebbe l'opinione espressa a rappresentarsi come un vero e proprio fatto futuro che il propagandatore presenta come certo ed inevitabile e quindi idoneo a turbare concretamente l'opinione pubblica.

Altro aspetto è poi la possibilità che tale propaganda integri il reato di favoreggiamento reale di cui all'art. 379 c.p., il quale recita. "Chiunque fuori dei casi di concorso nel reato e dei casi previsti dagli articoli 648, 648-bis, 648-ter, aiuta taluno ad assicurare il prodotto o il profitto o il prezzo di un reato, è punito con la reclusione fino a cinque anni se si tratta di delitto, e con la multa da euro 51 a euro 1.032 se si tratta di contravvenzione.". Viene in mente ad esempio una propaganda che agevoli la turbativa dei mercati di cui all'art. 501 c.p., che significativamente ha come aggravanti "se il fatto è commesso dal cittadino per favorire interessi stranieri" e "se dal fatto deriva un deprezzamento della valuta nazionale o dei titoli dello Stato, ovvero il rincaro di merci di comune o largo consumo.", ovvero una propaganda che agevoli il ben più grave reato di cui all'art. 246 c.p. "corruzione del cittadino da parte dello straniero" (e vengono in mente gli incarichi e le consulenze che taluni hanno, per sé o per propri familiari, in istituzioni europee o banche internazionali...).

Come si vede il terreno è scivoloso ed il confine fra lecito ed illecito e soprattutto fra ciò che è penalmente rilevante e ciò che non lo è non è facilmente tracciabile: quello che è indubbio è che si possono e si devono trovare criteri per colpire ciò che va al di là della semplice affermazione di opinioni, per quanto infondate o bislacche, specialmente valutando che le conseguenze possono essere queste:


Vi è una correlazione fra suicidi e tasso di disoccupazione che, pur con tutte le cautele, è ormai da considerare assodato. Non a caso l'ISTAT, dal 2010 ha cessato di fornire le statistiche di tali cause di suicidio... Ora ritengo che propagandare come giuste, necessarie ed inevitabili politiche economiche che hanno come fine necessario l'aumento della disoccupazione, come si è visto in Spagna, Portogallo e Grecia, ed al contrario come foriera di disastri ancora peggiori l'attuazione di altre politiche, che presuppongono il recupero di sovranità fiscale e monetaria da parte dello Stato, soprattutto da parte di chi sa benissimo quali sono gli esiti delle une e conosce i reali pericoli delle altre, debba essere valutato con una severità maggiore in questo periodo, in cui è in gioco la vita dei cittadini e la sopravvivenza economica della Nazione.

Basta leggere lo splendido blog di Barra Caracciolo (linkato sulla home page) per comprendere che è in atto un tentativo concreto di attacco ai nostri diritti sociali ed economici, attraverso la gestione della crisi: siamo in una vera e propria guerra, combattuta con la moneta unica e le relative politiche liberiste al posto delle pallottole e degli eserciti, ma con effetti nei Paesi colpiti pari a quelli di una guerra guerreggiata (rileggete qui e poi mi dite se sto esagerando...), anche le parole quindi possono essere armi e devono essere maneggiate con cautela e responsabilità e il loro uso esageratamente distorto e terroristico deve essere impedito e sanzionato.

Non si può e non si deve scherzare sulla pelle delle persone...

mercoledì 14 maggio 2014

Il sabotaggio


Hanno sabotato la nostra corsa.

Stavamo procedendo tanto bene, oramai eravamo arrivati in vista del traguardo ed invece sono intervenuti, ci hanno bucato le ruote e ci hanno lasciato in mezzo alla strada.

Ah, non l'avete letto sui giornali sportivi? Beh, ma è logico, qui non si parla del Giro d'Italia, si parla del Ciclo dell'Italia, più precisamente del Ciclo di Frenkel in Italia. Questo qua:


I lettori di Goofynomics lo conoscono come "Il romanzo di centro e di periferia", per i lettori del Sole 24 Ore ci ha pensato l'ottimo Vito Lops e per chi non sa cos'è ve lo spiego in due parole: il Ciclo di Frenkel è un modello economico, sviluppato da Roberto Frenkel e Martin Rapetti, che spiega le dinamiche che si sviluppano quando due o più Paesi si legano con una moneta unica o fissano irrevocabilmente il cambio fra di loro (di solito legandosi alla moneta dello Stato più forte) e questi Paesi, che non sono omogenei, permettono fra loro la libera circolazione di capitali e merci. Il risultato è quello sopra descritto.

Ora è ipotesi ormai comunemente accettata, almeno da parte degli studiosi più seri ed obiettivi, che questa dinamica è quella che si è riproposta all'interno della UEM e che ha la maggior responsabilità di quello che è accaduto e sta accadendo ai paesi periferici dell'Unione Europea. Lo ha fatto capire persino il vicepresidente della BCE, Victor Costancio, quando in un suo ormai celebre discorso nel 2013 ha ammesso che la crisi dell'Eurozona è dipesa da squilibri di debito privato estero (chi mi legge sa che ne abbiamo parlato), ovvero dalle dinamiche previste nel Ciclo di Frenkel.

Il problema è che questa teoria prevede come conseguenza inevitabile e necessaria (fase 6 e 7) la tensione sui mercati obbligazionari, il decollo dello spread, la recessione, l'attacco speculativo che rende insostenibile il cambio fisso (o la moneta unica) ed infine la rottura con conseguente uscita e svalutazione. Per noi non è una novità: è esattamente quello che è successo in Italia nel 1992. Se eravate troppo piccoli o non vi ricordate, accadde questo: nel 1992 avevamo un cambio fissato e sopravvalutato all'interno dello SME (che era un sistema di cambi fissi, pur se con delle oscillazioni) e la Bundesbank aveva dichiarato che non sarebbe intervenuta per difendere il rapporto di cambio: le condizioni ideali per un attacco speculativo, che infatti venne ad opera del famoso speculatore George Soros; questi, tramite il suo fondo "Quantum" iniziò a vendere allo scoperto lire per acquistare dollari, costringendo la Banca d'Italia a vendere dollari per sorreggere la quotazione della nostra valuta. Furono bruciate così riserve in dollari per 48 miliardi, aggravando così una situazione che già precedentemente non era rosea a causa della crisi e che aveva costretto il nostro buon Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, a dare il via al prelievo forzoso del 6x1.000 sui conti correnti di tutti i cittadini, cosa che era avvenuta nella notte (come ogni ladro che si rispetti...) fra il 9 ed il 10 luglio. Fu tutto inutile: nell'impossibilità di reggere il cambio sopravvalutato e non potendo svenare ulteriormente le casse dello Stato e le finanze dei cittadini, il Governo italiano fu costretto ad arrendersi ed uscire dallo SME, svalutando del 30%. Cosa avvenne dopo lo abbiamo visto ed a posteriori qualche pensiero non proprio cristiano per l'anima di Amato e di Ciampi, allora Governatore della nostra banca centrale, viene spontaneo...

Quindi, anche questa volta ci si sarebbe dovuto aspettare decollo dello spread, attacchi speculativi ed infine la rottura dell'unione od almeno l'uscita dell'italia dall'euro. Ed in effetti lo spread a metà 2011 è cominciato a decollare, superando quello fra Bonos e Bund, ovvero fra i titoli di stato spagnoli, storicamente più deboli dei nostri, ed i titoli tedeschi. Ma c'è un però. Lo spread ha cominciato a decollare troppo, come si vede qui:


Non c'era infatti nessuna ragione macroeconomica per cui i nostri titoli dovessero salire così bruscamente fra luglio e novembre 2011 e la speculazione internazionale ancora non aveva ancora deciso se scommettere contro la tenuta dell'euro od attendere, lucrando i rendimenti dei titoli sovrani degli Stati periferici. Ed allora cosa è successo? E' successo che la Germania, tramite le sue banche, principalmente la Deutsche Bank, iniziò una massiccia vendita al ribasso dei BTP: nei primi sei mesi del 2011 il suo portafoglio passò da 8,01 miliardi a 997 milioni in titoli italiani, con una riduzione del 88%! Naturalmente di fronte a questa massiccia vendita, oltretutto e stranamente, estremamente propagandata dai mezzi di informazione con dovizia di particolari, il mercato reagì: i grandi fondi hedge e le banche d'affari cominciarono a vendere allo scoperto titoli italiani, sia nei mercati futures, sia in quelli cash, confidando che la BCE non sarebbe intervenuta per sostenerne il corso, stante i limiti di mandato del suo operare. I futures sui BPT crollarono, passando da un valore di 110 ad 87,5, mentre quelli sui Bund passarono da 125 a 139, aiutando anche a tenere bassi gli interessi sui titoli tedeschi. Gli interessi del debito sovrano italiano invece crebbero, facendo divenire pressoché insostenibile a lungo termine il suo finanziamento e facendo temere a breve un default, che nei fatti non c'era, ma che una campagna di informazione martellante e le dichiarazioni quotidiane dei politici avversi fecero credere imminente. Il risultato fu il crollo del Governo Berlusconi, che peraltro già non godeva più di una solida maggioranza e l'insediamento "forzato" di Monti. Perché dico che non c'era pericolo imminente? Perché lo avevano appena detto uno studio della Commissione Europea, la Fondazione Stiftung Marktwirtschaft e la Neue Zürcher Zeitung! Riporto il grafico conclusivo di quest'ultima, che appare il più chiaro visivamente:


La sostenibilità a breve, immediata, è la barra blu, mentre quella a lungo termine è la barra celeste: i Paesi che hanno un debito sostenibile sono quelli che hanno l'andamento della barra negativo (verso sinistra) gli altri sono quelli più o meno insostenibili: quanti ne vedete sostenibili? Solo uno, l'Italia. Nel 2011 l'Italia era quindi perfettamente in grado di resistere e di far fronte ai propri impegni di spesa: altro che mancare i soldi per gli stipendi, come continua a dire qualcuno...

Su questo attacco si è già parlato molto, grazie alle rivelazioni del giornalista Alain Friedman, per sostenere o negare che l'azione fu orchestrata dalla Germania, proprio per eliminare Berlusconi che rischiava di far saltare il sistema euro: il famoso colloquio avuto da Napolitano con Monti a giugno 2011, in piena bufera speculativa, ha riempito le prime pagine dei giornali, così come si è molto disquisito della reale o meno volontà di Berlusconi di rovesciare il tavolo, minacciando l'uscita dall'eurozona. Ora però si è aggiunto un tassello piuttosto significativo ed inquietante: secondo un libro appena uscito in America e scritto dall'ex Ministro del Tesoro americano Tim Geithner, alcuni funzionari europei lo avvicinarono nell'autunno del 2011 per proporgli un piano per abbattere Berlusconi, attraverso il diniego di sostegno all'Italia da parte del FMI, finché non se ne fosse andato. Questo darebbe credito alla tesi del "complotto" politico-finanziario ed ancora più grave avvalorerebbe l'ipotesi di un "golpe" nei confronti degli italiani, privati di fatto della loro sovranità, con la nomina, fuori da ogni processo democratico, di Monti a Presidente del Consiglio.

Che i mercati, o meglio le banche tedesche sui mercati, che qualcuno considera neutrali e rispondenti solo a logiche economiche, si erano comportati in maniera anomala lo aveva notato anche qualcun'altro: Prodi, che all'epoca era ormai osservatore esterno, dichiarò il suo stupore per l'azione della Germania, da lui considerata "suicida". Queste le sue parole in un'intervista al Corriere della Sera del 28 luglio 2011(qui il testo integrale): “La scelta di DeutscheBank? Un suicidio”. “E' la dimostrazione di una mancanza di solidarietà che porta al suicidio anche per la Germania. Significa la fine di ogni legame di solidarietà e significa obbligare tutti a giocare in difesa. E quando questo viene dalla Germania, un Paese che ha avuto più saggezza nel capire gli altri fino a qualche anno fa, sono assolutamente turbato”.

Dopo l'insediamento di Mario Monti come capo dell'Esecutivo, con il plauso e la benedizione della Merkel, lo spread cominciò a ridiscendere, ma durò poco: questa volta a giocare a sfavore era l'instabilità della Grecia ed il pericolo concreto della sua uscita dall'euro con il conseguente rischio da parte degli investitori (soprattutto tedeschi) di vedersi restituiti i prestiti in moneta svalutata e magari con un deciso haircut del credito. Nonostante l'insediamento di Monti quindi si stava realizzando (questa volta indirettamente) la fase 6 del Ciclo di Frenkel ed eravamo ad un passo dalla fase 7. Ma qui intervenne l'altro Mario, quello che durante l'attacco del 2011 era stato silente a guardare la speculazione fare a pezzi l'Italia, Mario Draghi. Al culmine dell'instabilità e mentre gli edge fund e le banche pregustavano un'altra scorpacciata, nel luglio del 2012, il Presidente della BCE fece la sua famosa dichiarazione, riassunta nella frase "whatever it takes", in cui lanciava il programma OMT, Outright Monetary Transaction, un programma di acquisto condizionato dei titoli di stato dei Paesi dell'eurozona per difendere gli Stati in difficoltà dall'innalzamento dei tassi di interesse. Bastò la semplice dichiarazione di intervento a sconfiggere le spinte speculative ed a far abbassare gli spread, come il grafico sopra postato dimostra. Ora, è legittimo chiedersi come mai Draghi abbia trovato l'escamotage per impegnare la BCE ad un intervento senza violare lo statuto per salvare l'euro nel 2012, mentre non abbia avuto la stessa brillantezza per salvare l'Italia nel 2011: l'unica cosa che si può segnalare per comprenderne i motivi è il fatto che, grazie alla crisi del 2011, ci fu un cambio di guida in Italia, ma anche in Grecia, ed in tutti e due i casi furono sostituiti Presidenti del Consiglio riottosi ad eseguire le direttive della Commissione Europea e che avevano accarezzato l'idea di uscire dall'euro (Papandreu stava per indire un referendum, Berlusconi ne aveva parlato con i partner europei, secondo Bini Smaghi) con soggetti, provenienti dal mondo finanziario (Monti, Papademos), del tutto in linea con le direttive economiche.

Qual'è il risultato che queste mosse hanno ottenuto? Innanzitutto e principalmente il salvataggio dell'euro: se infatti la minaccia dell'OMT ci ha salvato dal dover emettere titoli ad interessi alla lunga insostenibili, essa ha anche impedito che si portasse a compimento il Ciclo di Frenkel: il risultato è che dal 2012 siamo incastrati in una fase 6, attutita, ma non per questo meno disastrosa; l'austerità a cui costringe la difesa della moneta unica, i tagli alla spesa pubblica che in fase recessiva amplificano, via moltiplicatore, l'effetto negativo sui redditi e sulla domanda aggregata, la disoccupazione in aumento ed il calo dei redditi nominali e reali, sono tutte conseguenze di questo essere rimasti "in sospeso", di voler perseverare a rimanere in una Eurozona sbagliata economicamente. La corsa di cui si parlava all'inizio, il cui arrivo è l'uscita dall'euro, è stata sabotata. Ma non preoccupatevi, anche se fanno di tutto per costringerci a rimanere ne verremo fuori, prima o poi, al più tardi quando, come osserva cinicamente l'ultimo studio di Nomisma, il livello di sofferenza del rimanere pareggerà nella mente delle persone quello temuto per uscire: per apprezzare meglio ecco le precise parole: "Se l'opzione di stare nell'euro dovesse divenire troppo onerosa, per persistenza della disoccupazione di massa ed estensione dei fenomeni di impoverimento, allora potrebbero formarsi maggioranze di cittadini i cui interessi sono più colpiti e che ritengono sopportabili i costi di un'uscita. Non si può dunque fare affidamento nell'elevatezza delle barriere all'uscita per mantenere invariato il frame work politico ed economico".

Se non l'aveste capito, l'"elevatezza delle barriere" è data dall'informazione distorta e terroristica che i mezzi di comunicazione ci forniscono amorevolmente ogni giorno. L'arrivo quindi non sarebbe lontano, le condizioni ci sono tutte perché infine il Ciclo si esaurisca, basterebbe solo che ci convincessimo che al di là dello striscione non c'è un baratro...




martedì 6 maggio 2014

La funzione della moneta unica? Ce la spiega Oscar Wilde...

In fondo basta aver letto qualche libro senza figure (come ama dire un oscuro economista di provincia... :)) per fare dei collegamenti che ci chiariscano le idee.

A me, ad esempio, è venuto in mente un collegamento fra Euro, moral hazard e Il ritratto di Dorian Gray. Siccome presumo che tutti conoscano il famoso libro di Oscar Wilde (visto che ne hanno fatto pure vari film...), ahime, conoscano l'euro, ma non tutti sappiano cosa si intende per moral hazard, spiego brevemente: dicesi moral hazard (Fantozzi ci ha rovinato..) quel comportamento economico per cui un soggetto ha la tendenza ad assumere volentieri un rischio, anche azzardato, in quanto confida che il relativo costo non verrà eventualmente sopportato da lui.

Ora qual'era la caratteristica del ritratto che l'amico Basil Hallward aveva dipinto? Che qualsiasi cosa il giovane Dorian avesse compiuto, qualsiasi crimine o perversione, l'effetto si sarebbe trasmesso al dipinto e non all'uomo: il ritratto sarebbe divenuto laido e vecchio, avrebbe portato i segni della dissolutezza, mentre Dorian sarebbe rimasto per sempre come appariva, giovane ed innocente.

Se ci pensate bene l'euro, per i Paesi della periferia, è stato come il loro personale ritratto di Dorian Gray: le imprese, prima, le famiglie, poi, hanno potuto godere senza moderazione dei prestiti, abbondanti ed a buon mercato, che i paesi core volentieri elargivano. E nonostante l'indebitamento raggiungesse e superasse il livello di guardia (la Grecia era arrivata ad avere debiti privati pari a 10 punti di PIL, quando la soglia di allarme per una economia è un indebitamento di massimo 5 punti), gli Stati mostravano una faccia pulita e rassicurante: le entrate fiscali erano copiose, tanto da permettere spese pubbliche sontuose (la nuovissima e modernissima metropolitana di Atene  ne è un esempio); gli investimenti (non più produttivi, ma speculativi) erano forti: il mercato immobiliare e dei titoli presentava sempre prezzi in rialzo; i consumi di beni di lusso erano alti: volevi una Porche Cajenne? Il concessionario te la dava con l'aiuto della provvida finanziaria; volevi una casa nuova, magari una villa? Ecco il mutuo che copriva anche il 110% del costo (così ti toglievi pure qualche sfizio di arredamento); volevi un televisore 52 pollici extrapiatto? Nessun problema, a rate ed interessi zero, o con un piccolo interesse, ma pagamento posticipato anche di mesi. E così sempre più avanti in un vortice sfrenato di consumi ed indebitamento. Tutto perché chi prestava troppo e male e spingeva al consumo, spesso dei beni da lui prodotti, sapeva che i debiti sarebbero sempre tornati ed in valuta buona, perché, se non avessero potuto ripagarlo i debitori privati, sarebbe stato costretto ad intervenire lo Stato, per non mandare all'aria la sua economia e le sue banche. Tanti Lord Henry Wotton che spingevano verso l'abisso i cittadini del Sud Europa, ubriacati ed inebriati dalla possibilità di possedere beni, prima spesso irrangiungibili.

Senza l'euro, non appena il livello di debito estero fosse salito a livelli di guardia e probabilmente anche prima, il cambio della moneta nazionale avrebbe avuto un calo vistoso, sia perché l'alta richiesta di valuta estera avrebbe deprezzato quella nazionale, sia perché la  deteriorata capacità produttiva, avrebbe avuto riflessi sul valore della moneta quotata, circostanze che sarebbero state interpretate correttamente come un segnale d'allarme dai mercati finanziari, frenando ulteriori investimenti.

La domanda che a questo punto viene spontaneo porsi è: la colpa è di Dorian o di Lord Wotton? Sono i debitori che avrebbero dovuto rifiutare i piaceri del credito facile o i finanziatori a stare attenti a quanto ed a chi prestavano? Date la risposta che preferite: per me è colpa di chi ha "dipinto" l'euro, il quale ha tirato fuori le peggiori pulsioni degli uni e degli altri ed ha lasciato che si sfogassero senza freni. La cupidigia di beni e l'avidità di guadagni sono stati potenziati ed esaltati da una moneta sempre e comunque "credibile", che ha azzerato il moral hazard, grazie anche ai meccanismi di socializzazione delle perdite, che l'eurozona è stata tanto pronta ad implementare, e che ha reso confidenti le banche di riuscire a cavarsela in ogni caso.

Certo, considerata l'asimmetria informativa, pesantemente a favore degli istituti finanziari, i quali avevano tutti gli strumenti per capire quanto stava accadendo, una maggior responsabilità ai nostri Lord Wotton la darei, anche più di quanto faccia Oscar Wilde nel suo libro: in fondo, nel romanzo, Henry Wotton è solo un dandy intelligente quanto amorale e non basa le sue fortune economiche sulla rovina di Dorian Gray, come invece ha fatto, esempio a caso, una certa Nazione dalla popolazione con spiccate caratteristiche genetiche recessive...