Hanno sabotato la nostra corsa.
Stavamo procedendo tanto bene, oramai eravamo arrivati in vista del traguardo ed invece sono intervenuti, ci hanno bucato le ruote e ci hanno lasciato in mezzo alla strada.
Ah, non l'avete letto sui giornali sportivi? Beh, ma è logico, qui non si parla del Giro d'Italia, si parla del Ciclo dell'Italia, più precisamente del Ciclo di Frenkel in Italia. Questo qua:
I lettori di Goofynomics lo conoscono come "Il romanzo di centro e di periferia", per i lettori del Sole 24 Ore ci ha pensato l'ottimo Vito Lops e per chi non sa cos'è ve lo spiego in due parole: il Ciclo di Frenkel è un modello economico, sviluppato da Roberto Frenkel e Martin Rapetti, che spiega le dinamiche che si sviluppano quando due o più Paesi si legano con una moneta unica o fissano irrevocabilmente il cambio fra di loro (di solito legandosi alla moneta dello Stato più forte) e questi Paesi, che non sono omogenei, permettono fra loro la libera circolazione di capitali e merci. Il risultato è quello sopra descritto.
Ora è ipotesi ormai comunemente accettata, almeno da parte degli studiosi più seri ed obiettivi, che questa dinamica è quella che si è riproposta all'interno della UEM e che ha la maggior responsabilità di quello che è accaduto e sta accadendo ai paesi periferici dell'Unione Europea. Lo ha fatto capire persino il vicepresidente della BCE, Victor Costancio, quando in un suo ormai celebre discorso nel 2013 ha ammesso che la crisi dell'Eurozona è dipesa da squilibri di debito privato estero (chi mi legge sa che ne abbiamo parlato), ovvero dalle dinamiche previste nel Ciclo di Frenkel.
Il problema è che questa teoria prevede come conseguenza inevitabile e necessaria (fase 6 e 7) la tensione sui mercati obbligazionari, il decollo dello spread, la recessione, l'attacco speculativo che rende insostenibile il cambio fisso (o la moneta unica) ed infine la rottura con conseguente uscita e svalutazione. Per noi non è una novità: è esattamente quello che è successo in Italia nel 1992. Se eravate troppo piccoli o non vi ricordate, accadde questo: nel 1992 avevamo un cambio fissato e sopravvalutato all'interno dello SME (che era un sistema di cambi fissi, pur se con delle oscillazioni) e la Bundesbank aveva dichiarato che non sarebbe intervenuta per difendere il rapporto di cambio: le condizioni ideali per un attacco speculativo, che infatti venne ad opera del famoso speculatore George Soros; questi, tramite il suo fondo "Quantum" iniziò a vendere allo scoperto lire per acquistare dollari, costringendo la Banca d'Italia a vendere dollari per sorreggere la quotazione della nostra valuta. Furono bruciate così riserve in dollari per 48 miliardi, aggravando così una situazione che già precedentemente non era rosea a causa della crisi e che aveva costretto il nostro buon Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, a dare il via al prelievo forzoso del 6x1.000 sui conti correnti di tutti i cittadini, cosa che era avvenuta nella notte (come ogni ladro che si rispetti...) fra il 9 ed il 10 luglio. Fu tutto inutile: nell'impossibilità di reggere il cambio sopravvalutato e non potendo svenare ulteriormente le casse dello Stato e le finanze dei cittadini, il Governo italiano fu costretto ad arrendersi ed uscire dallo SME, svalutando del 30%. Cosa avvenne dopo lo abbiamo visto ed a posteriori qualche pensiero non proprio cristiano per l'anima di Amato e di Ciampi, allora Governatore della nostra banca centrale, viene spontaneo...
Quindi, anche questa volta ci si sarebbe dovuto aspettare decollo dello spread, attacchi speculativi ed infine la rottura dell'unione od almeno l'uscita dell'italia dall'euro. Ed in effetti lo spread a metà 2011 è cominciato a decollare, superando quello fra Bonos e Bund, ovvero fra i titoli di stato spagnoli, storicamente più deboli dei nostri, ed i titoli tedeschi. Ma c'è un però. Lo spread ha cominciato a decollare troppo, come si vede qui:
Non c'era infatti nessuna ragione macroeconomica per cui i nostri titoli dovessero salire così bruscamente fra luglio e novembre 2011 e la speculazione internazionale ancora non aveva ancora deciso se scommettere contro la tenuta dell'euro od attendere, lucrando i rendimenti dei titoli sovrani degli Stati periferici. Ed allora cosa è successo? E' successo che la Germania, tramite le sue banche, principalmente la Deutsche Bank, iniziò una massiccia vendita al ribasso dei BTP: nei primi sei mesi del 2011 il suo portafoglio passò da 8,01 miliardi a 997 milioni in titoli italiani, con una riduzione del 88%! Naturalmente di fronte a questa massiccia vendita, oltretutto e stranamente, estremamente propagandata dai mezzi di informazione con dovizia di particolari, il mercato reagì: i grandi fondi hedge e le banche d'affari cominciarono a vendere allo scoperto titoli italiani, sia nei mercati futures, sia in quelli cash, confidando che la BCE non sarebbe intervenuta per sostenerne il corso, stante i limiti di mandato del suo operare. I futures sui BPT crollarono, passando da un valore di 110 ad 87,5, mentre quelli sui Bund passarono da 125 a 139, aiutando anche a tenere bassi gli interessi sui titoli tedeschi. Gli interessi del debito sovrano italiano invece crebbero, facendo divenire pressoché insostenibile a lungo termine il suo finanziamento e facendo temere a breve un default, che nei fatti non c'era, ma che una campagna di informazione martellante e le dichiarazioni quotidiane dei politici avversi fecero credere imminente. Il risultato fu il crollo del Governo Berlusconi, che peraltro già non godeva più di una solida maggioranza e l'insediamento "forzato" di Monti. Perché dico che non c'era pericolo imminente? Perché lo avevano appena detto uno studio della Commissione Europea, la Fondazione Stiftung Marktwirtschaft e la Neue Zürcher Zeitung! Riporto il grafico conclusivo di quest'ultima, che appare il più chiaro visivamente:
La sostenibilità a breve, immediata, è la barra blu, mentre quella a lungo termine è la barra celeste: i Paesi che hanno un debito sostenibile sono quelli che hanno l'andamento della barra negativo (verso sinistra) gli altri sono quelli più o meno insostenibili: quanti ne vedete sostenibili? Solo uno, l'Italia. Nel 2011 l'Italia era quindi perfettamente in grado di resistere e di far fronte ai propri impegni di spesa: altro che mancare i soldi per gli stipendi, come continua a dire qualcuno...
Su questo attacco si è già parlato molto, grazie alle rivelazioni del giornalista Alain Friedman, per sostenere o negare che l'azione fu orchestrata dalla Germania, proprio per eliminare Berlusconi che rischiava di far saltare il sistema euro: il famoso colloquio avuto da Napolitano con Monti a giugno 2011, in piena bufera speculativa, ha riempito le prime pagine dei giornali, così come si è molto disquisito della reale o meno volontà di Berlusconi di rovesciare il tavolo, minacciando l'uscita dall'eurozona. Ora però si è aggiunto un tassello piuttosto significativo ed inquietante: secondo un libro appena uscito in America e scritto dall'ex Ministro del Tesoro americano Tim Geithner, alcuni funzionari europei lo avvicinarono nell'autunno del 2011 per proporgli un piano per abbattere Berlusconi, attraverso il diniego di sostegno all'Italia da parte del FMI, finché non se ne fosse andato. Questo darebbe credito alla tesi del "complotto" politico-finanziario ed ancora più grave avvalorerebbe l'ipotesi di un "golpe" nei confronti degli italiani, privati di fatto della loro sovranità, con la nomina, fuori da ogni processo democratico, di Monti a Presidente del Consiglio.
Che i mercati, o meglio le banche tedesche sui mercati, che qualcuno considera neutrali e rispondenti solo a logiche economiche, si erano comportati in maniera anomala lo aveva notato anche qualcun'altro: Prodi, che all'epoca era ormai osservatore esterno, dichiarò il suo stupore per l'azione della Germania, da lui considerata "suicida". Queste le sue parole in un'intervista al Corriere della Sera del 28 luglio 2011(qui il testo integrale): “La scelta di DeutscheBank? Un suicidio”. “E' la dimostrazione di una mancanza di solidarietà che porta al suicidio anche per la Germania. Significa la fine di ogni legame di solidarietà e significa obbligare tutti a giocare in difesa. E quando questo viene dalla Germania, un Paese che ha avuto più saggezza nel capire gli altri fino a qualche anno fa, sono assolutamente turbato”.
Dopo l'insediamento di Mario Monti come capo dell'Esecutivo, con il plauso e la benedizione della Merkel, lo spread cominciò a ridiscendere, ma durò poco: questa volta a giocare a sfavore era l'instabilità della Grecia ed il pericolo concreto della sua uscita dall'euro con il conseguente rischio da parte degli investitori (soprattutto tedeschi) di vedersi restituiti i prestiti in moneta svalutata e magari con un deciso haircut del credito. Nonostante l'insediamento di Monti quindi si stava realizzando (questa volta indirettamente) la fase 6 del Ciclo di Frenkel ed eravamo ad un passo dalla fase 7. Ma qui intervenne l'altro Mario, quello che durante l'attacco del 2011 era stato silente a guardare la speculazione fare a pezzi l'Italia, Mario Draghi. Al culmine dell'instabilità e mentre gli edge fund e le banche pregustavano un'altra scorpacciata, nel luglio del 2012, il Presidente della BCE fece la sua famosa dichiarazione, riassunta nella frase "whatever it takes", in cui lanciava il programma OMT, Outright Monetary Transaction, un programma di acquisto condizionato dei titoli di stato dei Paesi dell'eurozona per difendere gli Stati in difficoltà dall'innalzamento dei tassi di interesse. Bastò la semplice dichiarazione di intervento a sconfiggere le spinte speculative ed a far abbassare gli spread, come il grafico sopra postato dimostra. Ora, è legittimo chiedersi come mai Draghi abbia trovato l'escamotage per impegnare la BCE ad un intervento senza violare lo statuto per salvare l'euro nel 2012, mentre non abbia avuto la stessa brillantezza per salvare l'Italia nel 2011: l'unica cosa che si può segnalare per comprenderne i motivi è il fatto che, grazie alla crisi del 2011, ci fu un cambio di guida in Italia, ma anche in Grecia, ed in tutti e due i casi furono sostituiti Presidenti del Consiglio riottosi ad eseguire le direttive della Commissione Europea e che avevano accarezzato l'idea di uscire dall'euro (Papandreu stava per indire un referendum, Berlusconi ne aveva parlato con i partner europei, secondo Bini Smaghi) con soggetti, provenienti dal mondo finanziario (Monti, Papademos), del tutto in linea con le direttive economiche.
Qual'è il risultato che queste mosse hanno ottenuto? Innanzitutto e principalmente il salvataggio dell'euro: se infatti la minaccia dell'OMT ci ha salvato dal dover emettere titoli ad interessi alla lunga insostenibili, essa ha anche impedito che si portasse a compimento il Ciclo di Frenkel: il risultato è che dal 2012 siamo incastrati in una fase 6, attutita, ma non per questo meno disastrosa; l'austerità a cui costringe la difesa della moneta unica, i tagli alla spesa pubblica che in fase recessiva amplificano, via moltiplicatore, l'effetto negativo sui redditi e sulla domanda aggregata, la disoccupazione in aumento ed il calo dei redditi nominali e reali, sono tutte conseguenze di questo essere rimasti "in sospeso", di voler perseverare a rimanere in una Eurozona sbagliata economicamente. La corsa di cui si parlava all'inizio, il cui arrivo è l'uscita dall'euro, è stata sabotata. Ma non preoccupatevi, anche se fanno di tutto per costringerci a rimanere ne verremo fuori, prima o poi, al più tardi quando, come osserva cinicamente l'ultimo studio di Nomisma, il livello di sofferenza del rimanere pareggerà nella mente delle persone quello temuto per uscire: per apprezzare meglio ecco le precise parole: "Se l'opzione di stare nell'euro dovesse divenire troppo onerosa, per persistenza della disoccupazione di massa ed estensione dei fenomeni di impoverimento, allora potrebbero formarsi maggioranze di cittadini i cui interessi sono più colpiti e che ritengono sopportabili i costi di un'uscita. Non si può dunque fare affidamento nell'elevatezza delle barriere all'uscita per mantenere invariato il frame work politico ed economico".
Se non l'aveste capito, l'"elevatezza delle barriere" è data dall'informazione distorta e terroristica che i mezzi di comunicazione ci forniscono amorevolmente ogni giorno. L'arrivo quindi non sarebbe lontano, le condizioni ci sono tutte perché infine il Ciclo si esaurisca, basterebbe solo che ci convincessimo che al di là dello striscione non c'è un baratro...
Ottima analisi. Ho il sospetto che l'avvertimento di Nomisma sia un avvertimento a escogitare qualche forma di compensazione (probabilmente ai limiti dell'elemosina) di tipo economico per fare pressione sulle popolazioni europee. E, quello che mi preoccupa di più, accelerare nel contempo il processo di unificazione politica.
RispondiEliminaIn quest'ottica si comprende perfettamente la "mancia" di 80 euro che Renzi sta elargendo e che per adesso è garantita solo per il 2014. D'altra parte mi aspetto anche un qualche tipo di apertura al reddito di cittadinanza tanto voluto dai 5 stelle, in piena sintonia con il precetto liberista di Friedrich von Hajek, in quanto "valvola di sfogo" della pressione della rabbia sociale che l'esercito dei disoccupati (necessari al mantenimento del sistema di bassi salari e zero diritti dei lavoratori) altrimenti farebbe salire.
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