giovedì 18 luglio 2013

Introduzione di "L'euriasmo ci condannerà"

Pubblico l'introduzione ad un breve ebook in fase di ultimazione che dopo l'estate renderò disponibile sul mio blog e su Democrazia e Sovranità.

"Capire la natura di questa crisi economica, deflagrata nel 2007 ma covata da un decennio e tuttora presente, è di fondamentale importanza per interpretare correttamente le informazioni che ogni giorni ci pervengono, seppur con reticenza, dai mezzi di comunicazione. Capire la vera natura della moneta unica, l’euro, che tanti benefici doveva portare e che si è dimostrata, come ampiamente previsto, uno strumento di vantaggio dei forti (come la Germania) verso i deboli (Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Slovenia, Cipro) o verso i concorrenti temibili (Italia soprattutto ma anche Francia).

Dobbiamo soffermarci subito sul concetto politico dell’euro perché è questa la sua vera natura; la necessità di accrescere la propria economia, consumata da un decennio di spesa pubblica, ha portato la politica tedesca a essere detentrice del destino dell’Europa, aggregando nazioni diverse per economia, cultura, politiche sociali, contributive e delle pensioni, oltre che educative sotto la bandiera del “più Europa”, slogan molto in voga ancora oggi; il bisogno di paesi che si sentono “inferiori” di poter partecipare al gioco ha contribuito a spingere economie deboli ad agganciarsi ad una moneta troppo forte che se in una prima fase ha contribuito ad espandere (ma principalmente dal lato del debito privato, come vedremo) nella seconda parte ha portato, come nei più classici casi da ciclo di Frenkel, ad un collasso dell’economia del paese sotto il peso della sussistenza e strozzate dal meccanismo del finanziamento sui mercati, attraverso l’emissione di titoli di Stato, che ha comportato un aumento dei tassi d’interesse che in regime di cambio fisso non possono essere sostenuti quando l’economia si aggrava in seguito ad uno shock (la bolla finanziaria americana e il fallimento della più grande banca d’investimento, la Lehmann).


Il desiderio di non essere inferiori ma anzi protagonisti, intravedere il prestigio politico personale a scapito di una seria valutazione economica dei vantaggi o degli svantaggi (peraltro ben chiari fin da subito), la garanzia di benessere e prosperità: tutto questo ha contribuito ad accrescere la necessità dei principali partner europei della Germania di seguirla nel tunnel della moneta unica, commettendo una serie di errori che in questo momento, a fronte di una sicura frammentazione del progetto, potrebbero costare caro in termini elettorali (e lo scrivo ben conscio della capacità “doppiogiochista” dei nostri leader e la memoria sempre eccessivamente corta dell’elettore nostrano): in primo luogo il progetto non è stato spiegato ai cittadini in maniera equilibrata, non si sono evidenziati i problemi che si sarebbero venuti a creare di fronte a un’eventuale (e quanto mai concepibile) crisi economico-finanziaria, si sono voluti enfatizzare solo gli aspetti propagandistici del progetto euro tralasciando quelli concreti, e i perché di certe scelte/imposizioni (il cambio lira/euro, ad esempio, continua a essere tema di discussione, la maggior parte delle volte senza aver chiara la questione); in secondo luogo i trattati sono stati accettati senza batter ciglio, accogliendo le strane imposizioni dell’Europa (cioè della Germania) che tutt’ora si configurano come autentiche “spade di Damocle” sulla testa nostra e sul nostro futuro; non conoscendone appieno il contenuto non deve sorprendere sentir frotte di politici (principalmente di estrazione progressista) riferire che dall’euro non si può uscire, quindi irreversibile, ignorando volontariamente (auspichiamo) sia alcuni passaggi del trattato di Lisbona (complemento a quello di Maastricht) sia dei trattati internazionali di Vienna.

E’ ovvio, in un paese che ha dimostrato di avere una classe politica inefficiente e menzognera, che il percorso intrapreso per aderire a quest’unione monetaria per loro non si può troncare, perché smisuratamente si sono esposti e troppo si sono lasciati prendere a schiaffi sui palcoscenici internazionali, rappresentando un paese che non merita di essere trattato con scherno, che non ha mai avuto dei figuranti credibili e soprattutto autoritari (e non autorevoli, come l’ex Presidente Monti).

Ma l’euro non è solo strumento tedesco, esso rappresenta un’incredibile opportunità di guadagno per le grandi aziende che possono giocare al ribasso sui salari, avvallando questa manovra con la scusa della scarsa produttività, oppure per proteggere le banche da azzardi finanziari, riversando poi le perdite sui propri correntisti come nel caso del crack di Cipro."

Andrea Visconti

Nessun commento:

Posta un commento