lunedì 22 luglio 2013

Le pillole rosse - 4° pillola: il debito pubblico e la crisi

Alla fine della pillola precedente ci eravamo lasciati con un interrogativo: come mai dopo il 2007 il debito pubblico risale repentinamente, anche se la spesa per interessi è diminuita? Riporto il grafico:

Fonte: goofynomics

come si vede il debito è in fase calante dal 1996 fino al 2007 e poi risale dal 2008 bruscamente tornando ai picchi massimi del 1995, ed attualmente attestandosi al 128% del PIL. Cosa è successo nel 2007?
Nel 2007 scoppia la bolla dei c.d. subprime e soprattutto nel settembre 2008 fallisce la Lehman Brothers; il mercato finanziario va in panico e le banche in tutto il mondo occidentale che si sono riempite di derivati e con i profitti di essi hanno investito troppo e male accusano perdite pesantissime. Il sistema bancario rischia il collasso e per salvare l'economia, che senza banche si dissolverebbe, gli Stati europei, Germania in testa, intervengono con iniezioni di denaro pubblico per coprire le perdite o sostenere la liquidità: nei primi mesi successivi solo in Germania vengono aiutate Sachsen LB, West LB, IKB e Hypo Real Estate holding; altre banche vengono aiutate attraverso fondi di garanzia delle obbligazioni emesse per rifinanziarsi e successivamente attraverso il meccanismo europeo di salvataggio (ESF), che oltretutto redistribuisce l'onere in capo a tutti gli Stati aderenti all'eurozona.
Ma nei Stati periferici dell'Europa accade anche qualcos'altro. L'avvento della moneta unica, e l'eliminazione del rischio di cambio che essa comporta, favorisce l'afflusso di denaro al loro interno per investimenti che sfruttano il differenziale di remunerazione che ancora esiste, per quanto ridotto. Infatti, nonostante l'adozione dell'euro, una pur minima differenza di inflazione continua ad esserci fra Stati europei e quindi un costo del denaro diverso. Qui lo vediamo:

Fonte: goofynomics

 Questo afflusso, che proviene da Paesi con economie più mature e con surplus da investire, come gli Stati del Nord Europa e la Francia ha inizialmente un effetto benefico, in quanto stimola e facilita gli investimenti produttivi e fa accelerare le economie che crescono, crescono i redditi, crescono pure le entrate dello Stato e di conseguenza il rapporto debito/PIL si riduce. Ma quando crescono le economie sale anche
fisiologicamente un altro fattore: il livello dei prezzi, ovvero l'inflazione; questa salita non è di per sé negativa, anzi è la spia che un'economia sta crescendo, un po' come nei bambini la c.d. febbre da sviluppo, qualche linea non è preoccupante; diventa però un problema se questa "febbre" non può essere riaggiustata con il cambio, per mantenere competitivi i prezzi delle merci prodotte. Se in un regime di moneta unica aumenta un differenziale di prezzi fra Stato e Stato, il risultato immediato è che le merci del primo, quello che ha i prezzi più alti, diventano meno concorrenziali delle merci del secondo, per cui perdono di competitività nel mercato internazionale. Non solo: se lo Stato con l'inflazione minore attua politiche che tengono artificialmente basso il livello dei prezzi delle proprie merci, attraverso la deflazione salariale ed aiuti di Stato, il risultato è che le merci del Paese con maggiore inflazione diventano non competitive pure all'interno del proprio mercato, ovvero i suoi cittadini cominciano a comprare beni esteri, anche beni primari, quale il latte o la carne, perché più convenienti di quelli prodotti all'interno.
Come potrete capire questo meccanismo non porta ad un lieto fine; infatti l'economia produttiva dello Stato con maggiore inflazione si avvita, la produzione cala, il debito privato alimentato dai capitali esteri che finanziano anche il consumo, si impenna, fino al momento che chi ha prestato il denaro comincia a temere di non vederselo restituito e chiede il rientro. A questo punto sia le imprese che le famiglie indebitate vanno in sofferenza, e le banche che hanno prestato i soldi vedono le loro esposizioni diventare "sofferenze" (che in gergo tecnico significa che sono crediti difficilmente o non più recuperabili) ed a loro volta rischiano il tracollo. E' qui che lo Stato è costretto ad intervenire per il salvataggio del sistema ed è qui che il debito pubblico, che stava scendendo, risale di nuovo violentemente.
Questo è quello che è avvenuto in Irlanda, Spagna, Portogallo, Grecia ed Italia, questa è la causa dell'innalzamento che abbiamo visto del nostro debito pubblico, al netto degli interessi.
Guardate questo grafico: 

Fonte: goofynomics

questo è il rapporto che, dopo l'entrata nell'eurozona, vi è stato fra i prezzi medi dei beni dei Paesi periferici rispetto al principale Paese core, ossia la Germania e parallelamente l'indebitamento estero globale. 
Adesso guardate questo:


qui le dinamiche sono chiarissime: il debito pubblico dopo l'entrata nell'euro comincia piano a calare e quindi non è il problema, quello che sale più o meno costante è il debito delle imprese, poco il debito delle famiglie con un lieve incremento dal 2004 al 2008, ma quello che sale vertiginosamente è il debito degli istituti finanziari che passa dal 38% del PIL al 100% fra il 1999 e il 2010. E con chi sono indebitate le banche? Ma con l'estero, più precisamente con le banche della Germania che hanno finanziato i prestiti effettuati dai nostri istituti a imprese e famiglie; e già, perché quando chiedevate il prestito per l'acquisto del televisore nuovo alla vostra banca od alla finanziaria italiana non sapevate che il denaro che vi prestavano se lo erano fatti a loro volta prestare da istituti esteri. La prova? L'andamento successivo dei saldi Target2:

fonte: goofynomics

vedete l'andamento, dopo il 2007, con la crisi bancaria globale, gli istituti che prima si prestavano i soldi non si fidano più; più precisamente le banche del Nord, Germania in testa, non si fidano più di finanziare gli istituti del Sud e preferiscono depositare il surplus accumulato presso la Banca Centrale in cambio di un modesto interesse. La conseguenza è l'esplosione dei saldi Target2 (che sono i saldi dei conti correnti delle Banche Centrali dei singoli Stati presso la BCE): alle stelle quello della Germania, che aveva accumulato un surplus enorme, in positivo quelli dei Paesi core, come l'Olanda o il Lussemburgo, in negativo quello dei Paesi periferici, che non vedono più coperti i loro deficit dai prestiti e sprofondanti quello della Spagna e dell'Italia, i cui istituti bancari avevano accumulato forti deficit esteri.
A questo punto siete pronti per assumere la pillola rossa: il deficit pubblico e l'innalzamento del debito pubblico non sono la causa della crisi, ma la conseguenza di un'opera di salvataggio del sistema privato che si era indebitato con l'estero, quindi la ragione prima della crisi è stato il DEBITO PRIVATO ESTERO.
Le politiche di deflazione ed austerità con tagli draconiani alla spesa pubblica corrente sono andate quindi a curare il sintomo, non la causa della crisi, per ragioni che è troppo lungo trattare in questa sede: quello che qui interessa farvi capire è che, come al solito, Matrix vi ha ingannato e vi continua ad ingannare, ponendovi come bersaglio della vostra indignazione e della vostra rabbia la spesa pubblica ed il debito pubblico.
Questa è la pillola rossa per aprirvi gli occhi, ma se non volete o non mi credete, lo sapete c'è sempre la pillola blu.


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