Mentre in Italia continuiamo ad avere oltre cento “onorevoli” condannati o indagati, più di un parlamentare su 10, in Inghilterra i rappresentanti del popolo si dimettono per qualche migliaia di euro. Subito. Senza se e senza ma. E soprattutto senza applausi, visto che sarebbe inconcepibile il contrario.
La settimana scorsa si è votato nel distretto di Rotherham, per destinare un nuovo rappresentate locale al parlamento di Westminster. Le elezioni anticipate sono state convocate a seguito delle dimissioni del deputato Denis MacShane. Secondo lo Standard and Privileges Committee, la commissione parlamentare che si occupa di investigare sui privilegi della “casta” e di stilare i codici di condotta, MacShane si è reso protagonista del “più grave caso” che sia mai stato loro sottoposto. Avrebbe emesso, tra il 2004 e il 2008, ben 19 fatture, spacciandole per spese parlamentari, per un totale di circa 13mila sterline. Di queste, almeno 7500 (quasi 10mila euro) erano chiaramente spese personali. Secondo i membri del Comitato giudicante il suo agire è stato “palesemente intenzionato ad ingannare” l’autorità degli organi parlamentari chiamati a giudicare sulle spese di tutti i deputati. Il comportamento di MacShane, si legge nel rapporto rilasciato dal Comitato, “si qualifica molto al di sotto degli standard di integrità ed onestà richiesti ad ogni deputato”.
Tutto questo è accaduto il 2 Novembre. Il giorno dopo MacShane, che non è proprio l’ultimo arrivato (parlamentare dal 1994 e ministro per l’Europa nel primo governo Blair), ha chiesto pubblicamente scusa e ha rassegnato le sue dimissioni, promettendo di fare al più presto chiarezza. Senza rimettersi al giudizio della magistratura. E ha anche ripagato l’intera cifra di 12900 sterline, nonostante l’irregolarità accertata fosse solo sulle 7500.
Per gli Inglesi si è trattato di un atto dovuto, nulla di straordinario: un parlamentare contestato che si dimette e che restituisce ciò che ha preso, indipendentemente dal fatto che sia dovuto o meno, nell’attesa che gli accertamenti facciano il loro corso. Una questione di responsabilità politica e di onore. Quell’onore di cui i nostri “onorevoli” si vantano sui loro dispendiosi biglietti da visita e nei sottopancia televisivi, ma quando poi sono indagati guai a chieder loro di fare la stessa cosa: si viene immediatamente tacciati di populismo e demagogia.
E’ vero forse il contrario: in Inghilterra non c’è bisogno di nessuna antipolitica: i primi “antipolitici” sono i politici stessi, i quali hanno un senso della dignità che in Italia sarebbe un caso di straordinarietà degno di beatificazione immediata.
Fonte: Byoblu
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