giovedì 13 dicembre 2012

Brancaccio: ma il pericolo è la Merkel, non certo Berlusconi


Nessuno crede davvero che Berlusconi possa vincere le elezioni. Ma tutti – dalla finanza speculativa in giù – hanno capito che la sua rimonta (questa ci sarà per certo a detta di tutti ndr) sarà alimentata da una forte campagna contro l’euro-rigore. Peggio per gli altri (la sinistra ndr), sostiene l’economista Emiliano Brancaccio ( non certo un uomo di destra ma molto di sinistra): se il centrosinistra continua a sostenere i dogmi dell’attuale assetto europeo, non andrà lontano neppure in caso in vittoria, perché dovrà fare i conti con una situazione sempre più insostenibile, di sola depressione, senza spiragli. Al contrario, il prossimo governo dovrebbe archiviare Monti come un brutto incidente della storia e sospendere i trattati-capestro come il Fiscal Compact con l’unica arma possibile: minacciare la Germania di non mettere a rischio solo il futuro della moneta unica, ma anche quello del mercato comune europeo. «Credo che questa sia l’ultima carta per tentare di mutare i rapporti di forza interni all’Unione», sostiene Brancaccio. «Se ci si affiderà invece a un europeismo acritico e indiscriminato, si pagheranno nel più lungo periodo pesanti conseguenze politiche».
Il giovane economista dell’università del Sannio, da tempo schierato per l’uscita pilotata dall’euro, invita a non enfatizzare i segnali che gli speculatori Emiliano Brancacciohanno già inviato all’Italia dopo l’annuncio del ritorno in campo di Berlusconi – che ha “disarcionato” Monti, ma solo a pochi giorni dal traguardo naturale. Borse giù e spread in crescita? C’è da domandarsi perché, scrive Marco Berlinguer su “Pubblico”, visto che il quadro economico non è certo cambiato, mentre – sul piano politico – la sortita del Cavaliere comporta solo l’anticipo del voto di poche settimane. «Molti dicono che la paura dei mercati è l’abbandono delle politiche di austerità», ma per Brancaccio si tratta di una semplificazione: in realtà, «i banchieri e gli speculatori sono affezionati alla lotta di classe, non all’austerity. Del resto – aggiunge – sanno bene che il tentativo di rimettere in equilibrio i conti dell’Eurozona a colpi di tagli e tasse non sta funzionando». Basti guardare al rapporto tra debito pubblico e Pil: «La cura Monti non lo ha ridotto, ma anzi ha contribuito al suo aumento: la scommessa di fondo degli speculatori è un’altra, e riguarda le probabilità di sopravvivenza della zona euro».
La discesa in campo di Berlusconi? Non esageriamo, dice Brancaccio: ormai il Cavaliere ha perso molto
del suo potere. «Ha sempre aggregato attorno a sé interessi diffusi: piccole imprese, piccoli proprietari e rentiers, commercianti, eccetera. Questi soggetti – sostiene l’economista – hanno tratto beneficio dalla miscela di politiche di lassismo fiscale e di precarizzazione del lavoro che hanno lungamente caratterizzato l’azione dei suoi governi. Oggi però questo arcipelago di soggetti sociali soffre in modo particolare i vincoli monetari e fiscali ai quali l’Europa ci sottopone. Una campagna contro i danni dell’euro, di stampo vagamente nazionalista, potrebbe fare molta presa su queste categorie sociali». Nonostante sia ormai «un soggetto in declino», il Berlusconi anti-europeo potrebbe far presa su quel che resta del suo elettorato, incentivando al tempo stesso i venditori sui mercati finanziari. E questo, Berlusconianche se non dovesse avere successo, «perché incrinerebbe comunque, ulteriormente, il consenso in Italia verso l’Europa».
Man mano che il tempo passa e la crisi si aggrava, afferma Brancaccio, il fronte contro la moneta unica è destinato a ingrossarsi, e la fiducia sulla permanenza futura dell’Italia nella zona euro tende per forza di cose a deteriorarsi. «Chi oggi si libera dei titoli scommette su questo: il solo aumento della probabilità di una uscita futura dell’Italia, e quindi di una ridenominazione dei titoli italiani in una moneta deprezzata, determina una caduta del loro valore atteso. E quindi spinge le vendite sul mercato». E non si tratta solo dell’uomo di Arcore, come ha spiegato il “Financial Times”: «Berlusconi è solo un tassello di un puzzle più complessivo. È soltanto uno dei numerosi attori che oggi possono incarnare un sentimento anti-europeo, e che sanno di potere raccogliere nuovi consensi a seguito della crisi e del fallimento delle politiche di austerity».
Per i gruppi d’interesse finanziari che tuttora scommettono sulla crisi della moneta unica, continua Brancaccio, ogni nuovo sintomo di disgregazione dell’europeismo incentiva a fare speculazioni. «Il fatto che l’ex-Presidente del consiglio della terza economia europea dichiari che l’uscita dall’euro non deve essere considerato un tabù, è solo uno degli ormai innumerevoli segnali di crisi del consenso intorno al progetto europeo». È in quest’ottica che vanno letti i “rimbalzi” dei mercati: «Senza sopravvalutare Berlusconi, ma collocandolo dentro una scia di segnali». La vera questione è un’altra: per la prima volta, una campagna elettorale disegnerà una netta linea di demarcazione, pro o contro l’Europa di Bruxelles. Tra gli anti-europeisti, oltre al Cavaliere e alla Lega Nord c’è lo stesso Grillo, più una vasta galassia di soggetti. Una polarizzazione, prevede Brancaccio, che potrebbe spingere Bersani e Vendolail centrosinistra a mantenere verso l’Europa «un atteggiamento fideistico, acritico, fatto prevalentemente di retorica».
Difendere a oltranza l’insostenibile agenda-Monti? «Nel breve periodo questa strategia può anche pagare, ma una volta al governo – dice Brancaccio – la sinistra rischia di trovarsi in un vicolo cieco: costretta, costi quel che costi, a restar fedele ai tremendi vincoli che l’attuale configurazione della zona euro impone». Per Brancaccio, «l’europeismo di sinistra oggi deve essere dialettico: non si può lasciare ai soli movimenti di destra o vagamente nazionalisti la carta della critica dell’assetto dell’Unione». Attenzione: la stessa Bce ha appena rivisto al ribasso le previsioni per il 2013, che si annuncia disastroso. Niente di buono in vista neppure per l’anno seguente, perdurando l’attuale politica di rigore che colpisce in particolare l’Italia e i paesi periferici dell’Eurozona. Non occorre un genio per intuire avrà buon gioco chi si deciderà a mettere in discussione l’austerity, che impone sacrifici incredibili e, ormai si è visto, totalmente inutili. Che fare? L’unica possibile mossa sensata: avvertire Berlino che l’Italia potrebbe abbandonare, insieme all’euro, anche il mercato unico. Una minaccia che, secondo Brancaccio, basterebbe a smontare i micidiali tabù che stanno letteralmente devastando economia, sicurezza sociale e futuro.

Fonte:http://www.libreidee.org

Nessun commento:

Posta un commento