Warren Mosler |
A dire il vero io di soluzioni ne ho due, che considero meno valide del ritorno alla moneta sovrana, ma comunque accettabili. Eccole:
Soluzione n° 1: richiede necessariamente l'intervento dell'Unione Europea, e consiste in questo: la BCE finanzia tutti gli Stati: attua cioè una distribuzione di euro a tutti gli Stati in proporzione al reddito pro capite, in ragione del 10% del Pil dell'Unione Europea su base annua. Questo risolverebbe il problema della solvibilità. I tassi di interesse sarebbero fissati in precedenza. In questo modo tutti gli Stati potrebbero finanziare lo stretto necessario e rilanciare la loro economia. Difetti di questa soluzione: contiene elementi affidati al caso; se ad esempio nessun paese ha problemi di credito, si assiste ad una corsa al ribasso; e se tutti gli Stati possono spendere quanto vogliono, si crea un'inflazione selvaggia. Il "Patto di crescita e stabilità" dell'UE, sottoscritto nel 1997, sarebbe dovuto servire per l'appunto a questo, ad impedire cioè che si creassero pesanti disparità fra gli Stati; ma non ha funzionato e non può funzionare, perché si basa su un principio sbagliato: ora infatti chi sgarra viene sanzionato mediante pesanti multe, e questo è poco sensato ed anche poco utile, perché: - non si può cavar sangue da una rapa; - il rapporto del 3% deficit/PIL è veramente troppo basso, di fatto irrealistico e pressoché impossibile da raggiungere. Il rapporto giusto e realistico sarebbe del 5-6-7-8%.
Io contro-propongo questo: - tutti gli Stati che violano i limiti prefissati, invece di essere multati,
semplicemente non godono del pagamento del 10%; - nel contempo la BCE finanzia la piena occupazione con un salario decente ma fisso. Questo va a costituire una riserva-tampone di occupazione, ma, beninteso, è una soluzione transitoria. Serve ad impedire problemi sociali gravissimi, in attesa che il settore privato ritorni a crescere. Con l'espansione del settore privato, si ha poi la vera occupazione. Si ottiene così una stabilizzazione automatica del sistema.
Si tenga presente che i disoccupati trovano difficilmente lavoro: nessun datore di lavoro li vuole, ed in effetti non bisogna tenere la gente disoccupata, perché perde il senso ed il ritmo del lavoro. Se le BCE fungesse da supervisore, nel modo che ho descritto, le aziende assumerebbero molto più volentieri gli individui temporaneamente occupati nel settore pubblico. È né più né meno il programma che ho fatto applicare nell'Argentina del default nel 2001, e che, come sapete, ha funzionato piuttosto bene. All'epoca 2.000.000 di Argentini aderirono al programma varato dal governo su mio suggerimento: ricevevano un salario irrisorio all'inizio, solo 100 dollari al mese, ma nel giro di un paio d'anni 1.000.000 di essi era già impiegato nel settore privato, che nel frattempo si era risollevato.
Io contro-propongo questo: - tutti gli Stati che violano i limiti prefissati, invece di essere multati,
semplicemente non godono del pagamento del 10%; - nel contempo la BCE finanzia la piena occupazione con un salario decente ma fisso. Questo va a costituire una riserva-tampone di occupazione, ma, beninteso, è una soluzione transitoria. Serve ad impedire problemi sociali gravissimi, in attesa che il settore privato ritorni a crescere. Con l'espansione del settore privato, si ha poi la vera occupazione. Si ottiene così una stabilizzazione automatica del sistema.
Si tenga presente che i disoccupati trovano difficilmente lavoro: nessun datore di lavoro li vuole, ed in effetti non bisogna tenere la gente disoccupata, perché perde il senso ed il ritmo del lavoro. Se le BCE fungesse da supervisore, nel modo che ho descritto, le aziende assumerebbero molto più volentieri gli individui temporaneamente occupati nel settore pubblico. È né più né meno il programma che ho fatto applicare nell'Argentina del default nel 2001, e che, come sapete, ha funzionato piuttosto bene. All'epoca 2.000.000 di Argentini aderirono al programma varato dal governo su mio suggerimento: ricevevano un salario irrisorio all'inizio, solo 100 dollari al mese, ma nel giro di un paio d'anni 1.000.000 di essi era già impiegato nel settore privato, che nel frattempo si era risollevato.
Soluzione n° 2: non richiede l'intervento dell'Unione Europea ed è totalmente autogestita dall'Italia. Si tratterebbe di lasciare titoli di Stato dove sono, senza alcun tipo di aggiustamento; l'Italia si finanzierebbe senza problemi così: in caso di insolvenza dello Stato, se questo non riesce a far fronte al rimborso dei bond, i titoli più l'interesse maturato vengono usati per pagare le tasse.
Se la gente sapesse che con i titoli di Stato può pagare comunque almeno le tasse, infatti, li comprerebbe molto più volentieri. Questo piccolissimo accorgimento modificherebbe del tutto l'atteggiamento degli investitori e dei risparmiatori nei confronti dei titoli italiani. Verrebbe applicato un tasso d'interesse normale ed il tutto si svolgerebbe nel rispetto del diritto internazionale. Difetti di questa soluzione: non risolve il problema della disoccupazione, ed è quindi da considerare meno positiva della precedente.
La migliore soluzione per l'Italia è dunque il ritorno alla sovranità monetaria, anche se a mio parere l'optimum, ovvero la soluzione ideale nel migliore dei mondi possibili, sarebbe la trasformazione dell'euro in euro sovrano.
La migliore soluzione per l'Italia è dunque il ritorno alla sovranità monetaria, anche se a mio parere l'optimum, ovvero la soluzione ideale nel migliore dei mondi possibili, sarebbe la trasformazione dell'euro in euro sovrano.
Questo però implicherebbe un radicale cambiamento di impostazione della BCE e dell'Unione Europea e la modifica dei suoi trattati, a cominciare da quello di Lisbona. È per questo che questa soluzione ottimale è da considerare irrealistica, perché si scontra, ancora una volta, con problemi di natura politica ora insormontabili.
Fonte: Libro "In alto il Deficit"
Fonte: Libro "In alto il Deficit"
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