giovedì 22 novembre 2012

Euro: una catastrofe annunciata.....ma nessuno ci ha informati!!


Riporto stralci di un articolo del prof: Alberto Bagnai pubblicato poco tempo fa sul suo blog dove lui stanco di essere considerato un pazzo complottista visionario mette in fila una serie di citazioni, pareri, articoli di illustri economisti che avevano in tempi non sospetti annunciato la crisi e la follia di una creazione di una unione monetaria.
Una volta letto credo che la domanda che vi sorgerà sia la seguente: dove cazzo erano (perdonate il francesismo) i nostri "potenti mezzi di informazione" (pilotata) quando questi monumenti dell'economia ci mettevano in guardia su cosa sarebbe successo?.
La risposta è semplice: i mezzi di informazione sono conniventi con chi ha il portafoglio più grande e tutto ciò che ci raccontano e propinano sono emerite "SOLE"!!.
Il prof Bagnai scrive cosi:
"Cerco di rompere il ghiaccio, ammettendo ironicamente che, dopo anni di bombardamento mediatico, anche chi ormai intuisce di avere preso una fregatura, nel sentirsi dire il contrario di quello che gli è stato ripetuto da tante “autorevoli” fonti, potrebbe avere la legittima impressione di trovarsi di fronte a un pazzo, o al solito blogger complottista e visionario. Credo sia per questo che tanti amici, forse perché essi stessi un po’ dubbiosi, forse perché desiderosi di appoggiarsi all’auctoritas di famosi economisti (ammetto che la mia sia scarsa), mi hanno chiesto di fare una piccola antologia di autori che avevano preannunciato i pericoli dell’euro.

Un compito facilitato dal lavoro di Lars Jonung e Eoin Drea. Forse non li conoscete. In effetti il secondo non lo conosce nessuno, perché lavora per una società di consulenza privata di Dublino, e ha solo due
pubblicazioni accademiche; il primo invece (Jonung) è un economista con un curriculum nutrito (48 articoli di cui pochi su riviste molto buone, come l’American Economic Review, che è nelle top 20 per impact factor). Nel 2010 i due hanno pubblicato una rassegna delle opinioni espresse dagli economisti statunitensi sull’euro nel periodo dal 1989 al 2002 (qui trovate la versione working paper, l'articolo è stato pubblicato su Economic Journal Watch, vol.7, n. 1). Dettaglio: Jonung dal 2000 lavora per la Direzione generale per gli affari economici e finanziari della Commissione Europea. E, guarda caso, conclude che l’euro è una buona idea, della quale gli economisti accademici americani hanno parlato male perché legati a teorie vetuste come quella delle aree valutarie ottimali (AVO). Viene da chiedersi a quale altra teoria mai avrebbero dovuto rifarsi degli economisti nello studiare un problema di unificazione monetaria. In effetti, visti i risultati, forse quella del Big Bang sarebbe stata più appropriata. Ma lasciamo perdere.

Parentesi: in conflitto di interessi al mondo non c’è solo Lui, il Satiro. Certo, se in televisione intervistano un economista della Bce o della Commissione cosa volete che vi dica? Che vi ha tirato il pacco? Voglio precisare che l'economista fa bene, in quanto oste, a dire che il suo vino è buono. Il giornalista però fa male se non vi spiega che l'intervistato è un oste, e fa malissimo se non invervista anche un avventore. Capito mi avete? Andiamo avanti...

Per chi non sa come funzionano le riviste scientifiche, segnalo che un articolo uscito nel 2010 come minimo è stato pensato nel 2008 e scritto nel 2009. A quell’epoca, se lo ricordate, si riteneva che la crisi fosse un problema statunitense, e in Europa ci si illudeva che l’euro avrebbe aiutato a superarla. Da questa patetica certezza derivava la strafottenza dei due lanzichenecchi di Bruxelles. Purtroppo, fra la data del concepimento del loro pezzo memorabile, e la data della pubblicazione, è successo esattamente quello che la teoria delle AVO prevede: un’area che si dota di una moneta unica senza averne i requisiti (cioè senza essere un’AVO) andrà in pezzi al primo shock importante. E quindi Krugman ha potuto segnare un bel rigore a porta vuota definendo questo articolo “spectacularly ill-timed”. In effetti, cosa vuoi dire a un’apologia dell’euro che esce nel 2010... Paperoga non avrebbe saputo fare di meglio, come direbbe il professor Santarelli (PhD)!

Del porco non si butta via niente. Anche dalle porcate, come l’articolo in questione, si può trarre una qualche utilità. Io ne ho tratto alcune delle citazioni che vi sottopongo. Non voglio dimostrarvi che non sono pazzo. Voglio solo dimostrarvi che sono in buona compagnia. Vi presento alcuni compagni:


                                                                   Rudiger Dornbusch.

Per chi non lo conosce: allievo di dottorato di Robert Mundell (premio Nobel per l’economia nel 1999), è stato professore di economia al MIT (3° istituzione al mondo nella graduatoria REPEC e nella graduatoria Reuters) dal 1975 al 2002, anno in cui è morto prematuramente di cancro. Un evento tragico, che nel suo caso lo diventa doppiamente, perché gli ha impedito di ottenere a sua volta il Nobel che certissimamente avrebbe ottenuto per i suoi meriti scientifici (346 pubblicazioni scientifiche di cui 112 articoli su rivista, di cui due sono fra i più citati nel dopoguerra, e un manuale di macroeconomia che è diventato il punto di riferimento di generazioni di economisti), e perché gli ha impedito di farsi due risate alle nostre spalle.

Da “Euro fantasies”, Foreign Affairs, vol. 75, n. 5, settembre/ottobre 1996.

Pag. 113: “lo scenario più probabile è che l’unione monetaria si farà ma non porrà fine alle difficoltà valutarie dell’Europa né risolverà i suoi problemi)".

Pag. 115: “Una volta entrata l’Italia, con una valuta sopravvalutata <n.d.t.: l’euro>, si troverà di nuovo alle corde, come nel 1992, quando venne attaccata la lira".

Pag. 120: “la critica più seria all’Unione monetaria è che abolendo gli aggiustamenti del tasso di cambio trasferisce al mercato del lavoro il compito di adeguare la competitività e i prezzi relativi... diventeranno preponderanti recessione, disoccupazione (e pressioni sulla Bce affinché inflazioni l’economia)".

Pag. 121: “gli italiani sognano che la Bce renderà la loro vita più facile di quanto faccia ora la Bundesbank... <ma> è certo che la nuova banca centrale si proporrà fin dall’inizio come continuazione diretta della banca centrale tedesca".

“If there was ever a bad idea, EMU it is” (p. 124). E questa ve la traducete da soli.


                                                              Paul Krugman

Per chi non lo conosce: studente di dottorato di Dornbusch, ha insegnato a Yale, Mit, Stanford e Princeton (sono tutte nella top ten mondiale). Ha conseguito nel 2008 il premio Nobel per l’economia, risultato di una carriera brillantissima, con 417 lavori scientifici di rilevanza internazionale, di cui 114 articoli su rivista, una decina dei quali si collocano nell’un per mille degli articoli più citati nel secondo dopo guerra. Blogger del New York Times, e autore anche lui di un manuale di economia diffusissimo.

Da “The euro: beware of what you wish for” Fortune (1998), disponibile su http://web.mit.edu/krugman/www/euronote.html.

“l’Unione monetaria non è stata progettata per fare tutti contenti. È stata progettata per mantenere contenta la Germania – per offrire quella severa disciplina antinflazionistica che tutti sanno essere sempre stata desiderata dalla Germania, e che la Germania sempre vorrà in futuro"

“il pericolo immediato ed evidente è che l’Europa diventi giapponese: che scivoli inesorabilmente nella deflazione, e che quando i banchieri centrali alla fine decideranno di allentare la tensione sarà troppo tardi".

                                                            Martin Feldstein

Per chi non lo conosce: 483 lavori scientifici di cui 198 articoli su rivista di cui cinque nel top un per mille come citazioni, insegna a Harvard (riconosciuta prima università al mondo nell’ambito delle scienze economiche), è presidente emerito del National Bureau of Economic Research (andatevi a vedere cos’è, per avere un’idea), e editorialista del Wall Street Journal. Insomma, come i due sopra, è uno di passaggio.

Da: “EMU and international conflict”, Foreign Affairs, vol. 76, n. 6, novembre/dicembre 1997:

Pag. 61: “invece di favorire l’armonia intra-Europea e la pace globale, è molto più probabile che il passaggio all’unione monetaria e l’integrazione politica che ne conseguirà conduca a un aumento dei conflitti all’interno dell’Europa".

Pag. 62 “anche se i 50 anni di pace dalla fine della seconda guerra mondiale fanno ben sperare, occorre ricordare che ci furono più di 50 anni di pace fra il congresso di Vienna e la guerra franco-prussiana. Inoltre, contrariamente alle speranze e alle supposizioni di Monnet e degli altri fautori dell’integrazione europea, la devastante guerra di secessione americana ci ricorda che un’unione politica formale non costituisce di per sé una garanzia contro una guerra intra-europea".

Pag. 69 (dedicata al Sarkonano): “Quel che è chiaro è che l’aspirazione francese all’uguaglianza non è compatibile con le aspettative tedesche di egemonia".

Pag. 72 “un aspetto cruciale dell’Unione Europea in generale e di quella monetaria in particolare è che i paesi membri non hanno un modo legittimo di ritirarsi... L’esperienza americana, con la secessione del Sud, potrebbe offrire qualche lezione sui pericoli di un trattato o di una costituzione che non offre vie di uscita".

                                                                Dominick Salvatore

Per chi non lo conosce: insegna alla Fordham University di New York, è editor del Journal of Policy Modeling, autore di 138 lavori scientifici di cui 81 su riviste, molte di primaria importanza, e anche lui autore di un manuale di economia molto diffuso e apprezzato (insisto sul fatto che queste persone non solo sono tutte molto qualificate, ma sono di fatto quelle che hanno insegnato l’economia al mondo coi loro manuali, il che significa, di converso, che l’universo mondo – con l’eccezione di qualche politico europeo decotto – ha riconosciuto loro questa autorevolezza).

Da: “The common unresolved problems within EMS and the EMU”, American Economic Review, vol. 87, n. 2, pp. 224-226.

Pag. 225: “Muovere verso una compiuta unione monetaria dell’Europa è come mettere il carro davanti ai buoi. Uno shock importante provocherebbe una pressione insopportabile all’interno dell’unione, data la scarsa mobilità del lavoro, l’inadeguata redistribuzione fiscale, e l’atteggiamento della Bce che vorrebbe probabilmente perseguire una politica monetaria restrittiva per mantenere l’euro forte quanto il dollaro. Questa è certamente la ricetta per notevoli problemi futuri".


Und so weiter, und so fort (per i germanofili "e cosi via").

Siccome sono prolisso, potrei continuare per ore, perché di esempi ce ne sono a tonnellate. Ma preferisco che sia la qualità, piuttosto che la quantità, a farvi intuire quanto è stata gigantesca la presa in giro. Non so se è chiaro. Non sto dicendo che siccome loro sono importanti e noi siamo dei poveracci allora hanno ragione loro. No, no! Questo gioco non mi interessa: vincere così sarebbe troppo facile, se uno andasse a vedere le credenziali scientifiche di quelli che si sono espressi (e si esprimono) in senso contrario. Vi sto facendo vedere che era assolutissimamente chiaro quello che sarebbe successo, parola per parola, virgola per virgola. Mi dispiace per voi. Io nel 1997 mi ero espresso così. Non avevo capito tutto, ma qualcosa avevo capito. E voi cominciate a capire?"

Credo che questo articolo di Bagnai valga più di centomila articoli che sono stati stampati sprecando carta sui nostri giornali e più di tutte le parole spese da imbecilli sulle tv. E' il momento di rialzarsi e di tirare su il capo in modo da poter dire a tutti "l'Italia s'è desta"!!

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