lunedì 6 maggio 2013

EURO: La Germania non lo vuole più!!

Il primo sostenitore dell'euro che a sinistra cambia idea è un tedesco: Oskar Lafontaine, padre tedesco dell'euro, si pente e lo dichiara insostenibile causa dumping salariale dei tedeschi. Inizia la frana, e chi non si sbriga a capirlo sarà seppellito. Un bel commento di Jacques Sapir e la dichiarazione di Lafontaine




La dichiarazione di Oskar Lafontaine del 30 aprile scorso è un evento storico [1] . E' la prima volta che un ex attore di primo piano nella creazione dell'euro ammette che è stato un errore. Questa dichiarazione segna un cambiamento nella posizione dell'élite europea di cui Oskar Lafontaine fa parte. Preannuncia che ormai altre affermazioni dello stesso tipo si moltiplicheranno nei prossimi mesi.


Le ragioni del cambiamento

Questa dichiarazione è particolarmente interessante per quel che riguarda i motivi della sua conversione ad un'uscita dall'euro. Ricordiamo che Oskar Lafontaine, come presidente del SPD, è stato uno dei più ferventi sostenitori della moneta unica negli anni '90. Ha anche detto esplicitamente di aver creduto in un sistema di unificazione dei salari su scala europea, ma che questo meccanismo è stato svuotato del suo contenuto per l'azione di diversi governi. La posizione di Oskar Lafontaine non è quindi una posizione di rifiuto della moneta unica per principio. Ma egli osserva che nella configurazione attuale dei rapporti di forza in Germania, non vi è alcuna possibilità di un'inversione dell'attuale politica di dumping salariale.Da questo punto di vista, conviene citare esattamente il testo:


"La situazione economica sta peggiorando di mese in mese, e la disoccupazione ha raggiunto un livello che mette sempre più in crisi le stesse istituzioni democratiche.

I tedeschi non hanno ancora capito che gli europei del sud, tra cui la Francia, presto o tardi saranno costretti dall'impoverimento economico a contrattaccare l'egemonia tedesca. Essi sono particolarmente sotto pressione per il dumping salariale della Germania in violazione dei trattati europei sin dall'inizio dell'unione monetaria. Merkel si sveglierà dal suo sonno del giusto quando i paesi che soffrono il dumping salariale tedesco si metteranno d'accordo per imporre un cambiamento nella politica di gestione della crisi a scapito delle esportazioni tedesche ".

Questo passaggio è particolarmente istruttivo perché mostra come la politica attuale, la cui origine sta in quella che Lafontaine chiama l'"Egemonia tedesca", porterà a dividere l'Europa in due e riunirà contro la Germania i paesi dell'Europa meridionale e la Francia. La preoccupazione di Lafontaine è dunque quella di evitare un conflitto di questo tipo che realmente rovinerebbe la costruzione europea. E' quindi proprio per salvare l'Europa che egli considera la fine dell'euro, una posizione che  io avevo difeso in un documento del luglio 2012 che era stato inviato al Presidente della Repubblica [2] . Anche in questo lavoro veniva considerata la possibilità di forti aumenti salariali e di una fiammata inflazionistica in Germania. Ma si dimostrava come questi meccanismi non avessero in realtà alcuna possibilità di verificarsi e se ne deduceva la necessità di una forte svalutazione.

La conversione di Oskar Lafontaine alla dissoluzione della moneta unica non è poi così sorprendente. Oskar Lafontaine crede nell'Europa, ma, lui, non vive nel mondo incantato di cui si compiacciono i socialisti di tutte le tendenze, compreso il Front de Gauche, l'equivalente francese di Die Linke, il partito a sinistra della SPD di cui Lafontaine è stato uno dei fondatori. E' per senso di realismo che Lafontaine arriva alla soluzione di uno scioglimento dell'eurozona.

Come procedere a uno scioglimento della zona euro

Egli parte dalla constatazione che le svalutazioni interne (le politiche deflazionistiche come si sarebbe detto negli anni '30) da sole non saranno in grado di cambiare la situazione. Esse dovrebbero essere accompagnate da un aumento volontario di TUTTI i salari tedeschi di almeno il 20%, il che è impossibile oggi, a causa dello stato dei rapporti di forza in Germania. Egli precisa poi come concepisce questa dissoluzione della zona euro e, in particolare, considera la necessità di un controllo dei capitali (e senza dubbio inizialmente un controllo dei cambi) per realizzare questa politica. Qui è sorprendente constatare come un politico possa concordare con le posizioni espresse dagli economisti accademici e come concepisca, ancora una volta in modo molto realistico, un meccanismo di cui l'Europa ha già dato esempio con la crisi di Cipro. Ancora una volta, vale la pena citare Oskar Lafontaine per esteso:

"Se i riaggiustamenti reali verso l'alto o verso il basso non sono possibili, diventa necessario abbandonare la moneta unica e tornare a un sistema che rende possibili le svalutazioni e rivalutazioni, come è avvenuto con il predecessore della moneta unica, il sistema monetario europeo (SME). Si tratta fondamentalmente di rendere di nuovo possibili delle svalutazioni e rivalutazioni attraverso un sistema di cambi controllati dall'Unione europea. A tal fine, un rigoroso controllo dei capitali sarebbe la prima misura inevitabile, per tenere sotto controllo i flussi dei capitali. Dopo tutto, l'Europa ha già attuato questa misura a Cipro."

Tutto questo è preso in considerazione senza drammi, ben lontano dalle previsioni catastrofiche a cui si abbandonano i politici francesi, compreso Mélenchon, che avrebbe fatto meglio a ispirarsi alle riflessioni del suo amico Lafontaine piuttosto che a condividere in pieno Attali. Ancora, il testo di Lafontaine fa eco in maniera singolare alle proposte contenute nel nostro documento di lavoro del luglio 2012, quando menziona la necessità di garantire un sostegno ai paesi del Sud Europa per consentire loro di avere successo nelle loro svalutazioni [3]. È esattamente lo stesso percorso da seguire. Su questo punto, posso solo ripetere qui quello che ho scritto nel luglio 2012:


" Gli ultimi negoziati europei hanno avuto il merito di far prendere coscienza degli enormi ostacoli sulla strada di una possibile sopravvivenza della moneta unica.Le istituzioni dell'UE potrebbero, tuttavia, svolgere un ruolo significativo nell'attuazione dello scioglimento della zona euro. E' importante che questo scioglimento sia presentato come un elemento della politica europea, concertato e combinato, e non come un ritorno al "ciascuno per sè"
La popolazione francese potrebbe essere preparata all'idea di uno scioglimento della zona euro valorizzando l'alternativa tra una recessione prolungata o una depressione, e una regolazione molto più rapida attraverso una svalutazione con significative prospettive di crescita nel medio termine. Tuttavia, tale soluzione comporterebbe:

• (A) Una decisione collettiva, dopo un vertice UE. Sembra quasi impossibile poter tenere segreta questa decisione per più di 24 ore. Potrebbe essere presa un Sabato o una notte tra Sabato e Domenica. E' quindi importante che il governo abbia già preparato un piano su come agire in questo caso.

• (B) La trasformazione del MES in parte in fondi di stabilizzazione bancaria e in parte in un "Fondo monetario europeo" il cui compito sarebbe quello di risolvere le crisi di bilancia dei pagamenti nei paesi europei (che era il compito originale del FMI) che potrebbero sorgere in seguito, e la trasformazione della BCE in un organismo di controllo sulle regole comuni e le nuove parità annunciate da parte degli Stati e approvate dal Consiglio europeo (ECOFIN). Queste parità dovrebbero essere riviste annualmente per tener conto dei diversi andamenti di inflazione strutturale e dei guadagni di produttività.La BCE potrebbe anche amministrare l'Unione banca per l'adozione di norme prudenziali comuni in particolare per i servizi bancari alla clientela.

• (C) Il sistema monetario europeo sarebbe ripristinato provvisoriamente per garantire delle fluttuazioni comuni dei tassi di cambio. Sarebbe tuttavia diverso dallo SME, in quanto sarebbe accompagnato da misure di controllo dei flussi di capitali per evitare attacchi speculativi. E' possibile che uno o più paesi rifiutino queste condizioni, e il nuovo SME potrebbe iniziare a funzionare su un gruppo più ristretto di paesi rispetto all'Euro attuale. Tuttavia, i benefici in termini di stabilità del ricostituito SME dovrebbero essere sufficienti per attirare gradualmente più valute."

Confrontiamo il testo di Lafontaine:

"Durante un periodo di transizione, sarà necessario aiutare i paesi le cui valute soffriranno di sicuro una svalutazione per sostenere il cambio, anche per mezzo di un intervento da parte della Banca Centrale Europea, al fine di evitare un collasso."

Questa dichiarazione costituisce un evento politico importantissimo nella crisi dell'euro. Essa preannuncia ulteriori conversioni. La proliferazione dei partiti e dei politici che prendono posizione in Europa per una "fine dell'Euro", è oggi un fatto importante. E' chiaro, da questo punto di vista, che come il movimento si intensificherà nei prossimi mesi, i primi a fare il grande passo beneficeranno di una qualche credibilità presso l'opinione pubblica e i loro elettori.

TESTO di Oskar Lafontaine

Oskar Lafontaine : Abbiamo bisogno di un nuovo sistema monetario europeo

La politica europea di Angela Merkel è sempre più sotto pressione. Il presidente della Commissione europea Manuel Barroso, ma anche il primo ministro italiano Enrico Letta, hanno criticato la sua politica di austerità che domina l'Europa e che conduce al disastro. I leader europei sanno che le cose non possono continuare così. La situazione economica sta peggiorando di mese in mese, e la disoccupazione ha raggiunto un livello che mette sempre più in crisi le istituzioni democratiche.

I tedeschi non hanno ancora capito che gli europei del sud, tra cui la Francia, presto o tardi saranno costretti dall'impoverimento economico a contrattaccare all'egemonia tedesca. Essi sono particolarmente sotto pressione per il dumping salariale della Germania in violazione dei trattati europei sin dall'inizio dell'unione monetaria. Merkel si sveglierà dal suo sonno del giusto quando i paesi che soffrono il dumping salariale tedesco si metteranno d'accordo per imporre un cambiamento nella politica di gestione della crisi a scapito delle esportazioni tedesche.

Una moneta unica avrebbe potuto essere sostenibile se i partecipanti avessero concordato una politica salariale coordinata e orientata verso la produttività. Negli anni '90 pensavo che un tale coordinamento sarebbe stato possibile ed ero d'accordo con la creazione dell'euro. Ma i governi hanno eluso le istituzioni create per questo coordinamento, in particolare il dialogo macroeconomico. Le speranze secondo cui la creazione dell'euro avrebbe portato a un comportamento economico razionale da parte di tutti sono state vane. Oggi il sistema è fuori controllo. Come Hans-Werner Sinn ha scritto di recente in Handelsblatt,paesi come la Grecia, il Portogallo e la Spagna devono tagliare i costi di circa il 20-30% rispetto alla media dell'Unione europea per raggiungere un livello approssimativamente equilibrato di competitività e la Germania dovrebbe aumentare il livello salariale di circa il 20%.

Abbandonare la moneta unica

Tuttavia, gli ultimi anni hanno dimostrato che una tale politica non ha alcuna possibilità di essere attuata. Un aumento dei salari, necessario nel caso della Germania, non è possibile con le organizzazioni dei datori di lavoro e il blocco dei partiti neoliberisti, formato da CDU / CSU, SPD, i liberali e i Verdi, che non fanno che seguirli. Una diminuzione dei salari, che significa una perdita di reddito nell'Europa meridionale, e anche in Francia, dal 20 al 30%, porterà al disastro, come vediamo già in Spagna, Grecia e Portogallo.

Se i riaggiustamenti reali verso l'alto o verso il basso non sono possibili, diventa necessario abbandonare la moneta unica e tornare a un sistema che rende possibili le svalutazioni e rivalutazioni, come è avvenuto con il predecessore della moneta unica, il sistema monetario europeo (SME). Si tratta fondamentalmente di rendere di nuovo possibili delle svalutazioni e rivalutazioni attraverso un sistema di cambi controllati dall'Unione europea. A tal fine, un rigoroso controllo dei capitali sarebbe la prima misura inevitabile, per tenere sotto controllo i flussi dei capitali. Dopo tutto, l'Europa ha già attuato questa misura a Cipro."

Durante un periodo di transizione, sarà necessario aiutare i paesi le cui valute soffriranno di sicuro una svalutazione a sostenere il cambio, anche per mezzo di un intervento da parte della Banca Centrale Europea, al fine di evitare un collasso.

Una condizione per il funzionamento di un sistema monetario europeo sarebbe di riformare il settore finanziario con una rigorosa regolamentazione, ispirandosi alle casse di risparmio pubbliche. Gli speculatori devono scomparire.

Il passaggio a un sistema di svalutazioni e rivalutazioni controllate sarebbe graduale. Si sarebbe già potuto cominciare con la Grecia e Cipro. L'esperienza del "Serpente monetario europeo" e dello SME avrebbero dovuto essere prese in considerazione.

30, aprile 2013.




[2] J. Sapir, « La dissolution de la zone Euro : une solution raisonnable pour éviter la catastrophe », Document de Travail, CEMI-EHESS, juillet 2012.


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