mercoledì 2 gennaio 2013

Due modi diversi di fare il banchiere centrale


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Chiudiamo l’anno con la segnalazione di due articoli sui differenti comportamenti delle banche centrali in Europa e negli Stati Uniti. Un tema che tornerà sicuramente alla ribalta durante il 2013.

Il primo articolo, di Kemal Derviş, già ministro dell’economia turco ed ex vice presidente della Banca Mondiale, si interroga sulla novità introdotta dal presidente della Federal Reserve americana Ben Bernanke, il quale ha dichiarato che in questo momento l’obiettivo della Fed non è mantenere l’inflazione sotto il 2% – come da tradizione delle banche centrali – ma portare la disoccupazione sotto il 6,5%. Secondo Derviş la Banca Centrale Europea dovrebbe imitare la sorella americana e la Germania dovrebbe spingere sull’inflazione:
Se il target di inflazione della Bce fosse il 3%, invece che vicina al 2%, e la Germania, con il maggiore surplus di parte corrente del mondo, incoraggiasse una crescita dei salari del 6% e tollerasse un’inflazione al 4% – il che implica una modesta crescita dei salari reali oltre agli incrementi attesi sulla produttività – il processo di risanamento dell’Eurozona diverrebbe meno dispendioso sia a livello politico che economico. In effetti, i calcoli politici nel Nord Europa sottostimano fortemente le perdite economiche dovute ai disagi imposti al Sud dall’eccessiva austerità e deflazione salariale. I conseguenti livelli elevati di disoccupazione giovanile, i problemi legati alla sanità e la capacità produttiva inattiva hanno tutti un sostanziale impatto sulla domanda di importazioni dal Nord.
Una diversa politica della BCE è possibile anche a statuto immutato, secondo Derviş:
Contrariamente alla saggezza convenzionale, il mandato legale della Bce consentirebbe una riorganizzazione delle priorità di questo tipo, dal momento che, facendo riferimento alla Bce, il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea stabilisce che “L’obiettivo principale del Sistema europeo di Banche centrali…è il mantenimento della stabilità dei prezzi ”, e c’è un altro punto del Trattato sulle politiche economiche generali dell’Eurozona che enfatizza l’occupazione. Ciò sembrerebbe non precludere un obiettivo di occupazione temporanea e complementare per la Bce in un tempo di sfide eccezionali.
Inoltre, la Bce ha l’autorità di fissare il target di inflazione in tutta l’Eurozona, e potrebbe fissare un valore più alto per due o tre anni, senza alcuna violazione al trattato. Il vero problema è l’attuale comportamento politico in Germania.
Molto più scettico invece Paul Krugman, secondo il quale l’annuncio dell’obiettivo di occupazione da parte della Fed ha un significato più “filosofico” che pratico.
L’annuncio della Federal Reserve di questo mese è stato un evento importante? Dal punto di vista filosofico sì, parecchio. Dal punto di vista delle implicazioni sulla politica economica, non molto.[...]
È abbastanza evidente – anche se non dichiarato esplicitamente – che l’obbiettivo di questo pronunciamento è dare una spinta all’economia nell’immediato, attraverso le aspettative di un’inflazione più alta e un’occupazione più forte di quelle che avremmo potuto aspettarci.
Dal punto di vista sostanziale, però, non c’è granché di nuovo. Ben Bernanke ha promesso che la Fed non farà niente di stupido, insomma che non si metterà a fare la Bce, alzando i tassi anche se l’economia è ancora depressa e l’inflazione di fondo è ancora bassa. Il fatto però è che quasi nessuno pensava che la Fed avrebbe fatto la Bce, e la dimostrazione è che i mercati non sono sembrati troppo impressionati dalle dichiarazioni di Bernanke. Perciò mi spiace, ma questa mossa, anche se dimostra che la Fed sta leggendo bene la situazione, non cambia radicalmente le carte in tavola.

Fonte: http://keynesblog.com/2012/12/31/due-modi-diversi-di-fare-il-banchiere-centrale/

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