lunedì 14 gennaio 2013

Adesso l'hanno quasi capito persino i Tedeschi....Quasi...


Scusateci se l'Europa vi ha imposto la destrutturazione del mercato del lavoro, lo smantellamento dello stato sociale, il pareggio di bilancio, i decennali al 6%, etc etc. ma a volte ci possiamo sbagliare. Contrordine: il rigorismo è un'illusione e aggrava solo i problemi. Peter Bofinger, consigliere del governo di Berlino, intervistato da Der Spiegel.

Nonostante le riforme, in Italia la crisi economica è sempre piu' profonda. L'economista Bofinger ritiene che il paese sia vittima di un errore sistemico. La tesi del governo Merkel, secondo cui un forte risparmio avrebbe risolto i problemi, è un illusione, ci dice Bofinger in un'intervista.
L'Italia è da anni in un circolo vizioso fatto di alto indebitamento e di una economia che cresce molto lentamente. La crisi negli altri paesi Euro ha solo peggiorato i problemi italiani, e il debito è cresciuto piu' velocemente di quanto atteso. Il recente downgrade di Moody's ha fatto salire ulteriormente il nervosismo. Peter Bofinger, economista e consigliere del governo, pensa che il paese sia vittima del panico degli investitori:


Spiegel: Herr Bofinger: Moody's ha appena ridotto il rating italiano. Hanno ragione?


Bofinger: Dipende dalla prospettiva. Secondo Moody's l'Italia soffre sempre di piu' dell'effetto contagio da Grecia e Spagna. L'Italia è finita in un circolo vizioso: il governo sta risparmiando e il paese è scivolato in una recessione. Questo rende sempre piu' difficile il raggiungimento degli obiettivi di bilancio. Gli investitori sono nervosi e gli interessi sul debito salgono. Ma così gli investitori diventano ancora piu' nervosi, a un certo punto le agenzie di rating devono reagire al trend negativo.


Spiegel: Significa che gli alti tassi sul debito pubblico non sono giustificati?


Bofinger: Rispetto ad altri paesi sono troppo alti. Il deficit di bilancio è il secondo piu' basso dopo quello della Germania. Il deficit britannico è 4 volte quello italiano, tuttavia gli interessi sul debito pubblico sono solo al 2%, mentre l'Italia deve pagare il 6%.

Spiegel: A cosa è dovuto?

Bofinger: E' abbastanza facile da spiegare: la Gran Bretagna è indebitata in Sterline e ha una banca centrale che è disposta ad acquistare titoli di stato in maniera illimitata. L'Italia a causa della sua appartenenza all'unione monetaria non lo puo fare. E' in una situazione fondamentalmente diversa, che anche con le drastiche misure di risparmio e con le riforme strutturali del governo Monti non potrà essere cambiata.
Il problema è sintomatico della crisi Euro. Il governo tedesco fino ad ora ha sostenuto che i governi dei paesi
in crisi devono risparmiare in maniera ferrea: i mercati avrebbero riconosciuto lo sforzo e fatto scendere il tasso di interesse. E' una illusione. Anche se gli stati della zona Euro risparmiano, avviano le riforme strutturali e fanno quanto viene loro richiesto, restano a rischio fallimento.

Spiegel: Questo significa che l'Italia pur combattendo contro la crisi - dovrà inevitabilmente richiedere gli aiuti finanziari europei?

Bofinger: Io spero che questo sia evitato. Il fatto è: per gli stati è sempre piu' difficile, con il potere di cui dispongono, far scendere i tassi attraverso misure di risparmio e tenere sotto controllo l'indebitamento. La Crisi Euro è un problema sistemico, che può essere affrontato solo con un'azione congiunta di tutti gli stati membri. Il Sachverständigenrat (consiglieri governativi in materia economica) propone il modello del patto per il rimborso del debito (Schuldentilgungspakts), che combina una responsabilità condivisa solo su una parte del debito, con condizioni molto rigide e un calendario di rimborso obbligatorio.

Spiegel: Il governo Monti tiene aperta l'opzione degli aiuti europei. Che cosa succederebbe, se l'Italia dovesse andare sotto la copertura del fondo salva stati?

Bofinger: Sarebbe l'ora della verità per l'unione monetaria. Fino al 2014 il paese deve chiedere in prestito ai mercati 750 miliardi di Euro - molto di piu' di quanto sia ancora disponibile nel fondo EFSF e ESM. Ci sono solo due possibilità: i fondi per il salvataggio non vengono ulteriormente estesi, e questo corrisponde alla fine dell'Euro. Oppure l'Europa si mette d'accordo su nuovi meccanismi per la condivisione delle garanzie sul debito, come ad esempio il fondo per il rimborso del debito (Schuldentilgungspakt).

Spiegel: Il governo tedesco si oppone agli Euro-bond. Teme che i paesi europei piu' deboli utilizzino le garanzie comuni per fare debito facile a basso costo.

Bofinger: Questo rischio è evitabile se la garanzia condivisa sul debito potrà coesistere con i controlli europei sulla politica di bilancio dei paesi indebitati. Se noi vogliamo stabilizzare l'Euro, non potremo evitare una piu' forte integrazione della politica fiscale in Europa. Se per fare questo si aumentassero i poteri del Parlamento europeo, sarebbe un contributo importante per una maggiore democrazia in Europa.

Spiegel: Sarà sufficiente il tempo per attuare decisioni politiche cosi' importanti?

Bofinger: La crisi ci offre un'opportunità per realizzare riforme ambiziose in tempi brevi. Questa possibilità l'Europa la deve utilizzare, ora.

Spiegel: Con queste decisioni lampo la democrazia viene calpestata.

Bofinger: Non potrà accadere. Certe decisioni politiche così importanti non potranno essere introdotte senza il sostegno della popolazione. Avremo bisogno di un referendum popolare.

Spiegel: Sarebbe estremamente difficile. Se i cittadini della zona Euro dovessero votare contro le obbligazioni comuni, sarebbe la fine dell'unione monetaria.

Bofinger: Si tratta di una scelta fra una unione monetaria 2.0 e il ritorno al D-Mark. L'unione monetaria 2.0 assicura che i paesi si possano difendere dagli attacchi speculativi, e richiede piu' disciplina nei bilanci dei paesi in crisi attraverso maggiori poteri di intervento. Non offre naturalmente nessuna sicurezza assoluta. Chi voterà per il ritorno al D-Mark, deve essere consapevole, che il destino della nostra economia sarebbe nella mani dei nevrotici mercati valutari.

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