lunedì 4 novembre 2013

Telegraph: L'Europa sarà santa sulla moneta ma è una gran peccatrice sulla domanda

Da Ambrose Evans Pritchard sul Telegraph un commento agli effetti dannosi del rafforzamento dell'euro - e una denuncia sulla violazione dei Trattati UE. 




Il rafforzamento dell'euro di quest'anno ha peggiorato la crisi e ha posto le premesse per un sacco di danni futuri al blocco dei 17paesi.

Fate attenzione a ciò che desiderate. I padri fondatori dell'euro sognavano una moneta da superpotenza che avrebbe potuto tener testa al dollaro, liberando l'Europa dall'egemonia monetaria degli Stati Uniti.

Il francese Charles de Gaulle amava lamentarsi del "privilegio esorbitante" dell'America in quanto titolare della valuta di riserva mondiale, in grado di cavarsela sempre nelle crisi dell'economia. Ora loro stessi dispongono di un simile trofeo, ma solo per scoprire ciò che Washington ha imparato nel modo più duro: si tratta di un onere esorbitante, e, a volte, di una maledizione.



La banca centrale cinese sta comprando euro a piene mani in quanto accumula un record mondiale di 3.700 miliardi di dollari di riserve estere, e le sue motivazioni non sono del tutto amichevoli. Così le banche centrali di Russia, Brasile e degli emirati del petrolio del Medio Oriente, che puntano tutte a ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense, detengono parte dei 9.000 miliardi di dollari di riserve accumulate che hanno inondato l'euro con la forza di una marea.

Nel caso della Cina, il governo sta deliberatamente spingendo per una svalutazione dello yuan al fine di conquistare quote di esportazione. Si potrebbe dire che la Cina sta esportando il suo eccesso di capacità produttiva in Europa, o per parlare chiaro sta esportando disoccupazione.


Questo è uno dei motivi per cui l'euro è stato per tanto tempo troppo forte contro i suoi stessi interessi, anche se ci sono molti altri motivi. Costringendo le banche ad aumentare i requisiti di capitale troppo in fretta, in modo pro-ciclico nel momento sbagliato, le autorità UE stanno inconsapevolmente portando molte di loro a vendere asset in tutto il mondo. E' difficile trovare dati sui flussi, ma Morgan Stanley stima che le somme siano state abbastanza importanti da influenzare il tasso di cambio.

Da giugno ai primi di ottobre l'euro è salito di un ulteriore 9% nei confronti del dollaro, prima di toccare i massimi di questa settimana. In un anno è aumentato del 30% verso lo yen giapponese. Si tratta di una situazione assurda per un'unione monetaria che lotta per uscire dalla recessione, gravemente in ritardo sul resto del mondo. Prospettive deboli di solito significano una debolezza della valuta, ma nei meccanismi dell'unione monetaria europea non c'è niente di normale.


Euro verso Yen negli ultimi anni



Il tasso di cambio dell'euro è troppo alto per i due terzi degli Stati membri che lo utilizzano, e rovinosamente alto per un terzo di loro. Sta spingendo le economie in crisi dell'Europa in una deflazione da anni '30, rendendo quasi impossibile per l'Italia, la Spagna e il Portogallo tirarsi fuori dalla trappola del debito. Ecco una delle ragioni per cui la disoccupazione continua ad aumentare, a un massimo storico del 12.2% nel mese di settembre – 26.6% in Spagna e più del 22% in Italia se si calcola in maniera corretta.

Si noti che durante la crisi Lehman la disoccupazione negli USA e nell'Eurozona era a livelli simili. Le due sponde dell'Atlantico hanno avuto lo stesso shock creditizio nel 2008-2009, eppure le conseguenze ci raccontano due destini diversi. Gli americani hanno stampato denaro a oltranza , e il tasso di disoccupazione è sceso costantemente fino al 7.2%. Gli Europei lasciano la moneta atrofizzata, e ancora ne stanno pagando il prezzo. E questo è il potere dello stimolo della banca centrale in una situazione difficile.



Disoccupazione Eurozona (linea blu) contro disocupazione USA (puntinato rosso)



Alcuni insistono sul fatto che l'euro non è sopravvalutato, citando il surplus delle partite correnti dell'unione, € 53 miliardi nel corso dell'ultimo trimestre, che ammontano a € 200 miliardi l'anno. Ma, come ha detto giovedì il Tesoro degli Stati Uniti nella sua critica feroce, questo è in gran parte dovuto al crollo della domanda interna (austerità) e alla strutturale "dipendenza dalle esportazioni" dell'economia tedesca.

Washington ha detto che ora in termini assoluti la Germania ha un surplus maggiore della Cina, surplus che quest'anno arriva al 7% del PIL. Questo ha "ostacolato il riequilibrio" della zona euro in un momento in cui il Sud è costretto a tagliare la domanda. "Il risultato è stato un effetto deflazionistico per la zona euro, così come per l'economia mondiale".


"Nel 2012 l'area dell'euro nel suo insieme ha intrapreso uno dei consolidamenti fiscali più aggressivi delle economie avanzate, pur avendo i più ridotti disavanzi di bilancio corretti per il ciclo e delle deboli prospettive di crescita", ha dichiarato il Tesoro degli Stati Uniti in modo educato. Quel che vogliono dire veramente è che la politica economica dell'UEM, pre-keynesiana, pre-monetarista, malthusiana a somma zero, è un pericolo per il mondo.

L'Europa può non essere una manipolatrice di valuta, ma è certamente una manipolatrice della domanda. E questo può essere anche peggio, anche se l'Europa stessa è la vittima principale della sua criminalità economica.


Venerdì il FMI è entrato nella mischia, invitando la Germania a tagliare il suo surplus ad un "tasso appropriato". I Tedeschi tendono a reagire con costernazione a tali critiche, chiedendo perché devono subire rimprovi per il fatto di essere dei buoni esportatori. Ma questa è una nostra vecchia conoscenza, la "falsa credenza dell'economia familiare", come se le economie degli stati dovessero in qualche modo assomigliare a laboriose famiglie parsimoniose. La parola usata nel dibattito politico e mediatico tedesco per i tagli fiscali è "Sparen", nel senso di risparmiare. La confusione è incorporata nel linguaggio - e quindi in base alla 'Ipotesi Sapir-Whorf ' - anche nel pensiero tedesco.

Ogni volta che un paese ha un surplus cronico, ci sono sempre ragioni strutturali profonde. Il sistema giuridico e commerciale è sempre orientato verso la generazione di tali surplus, e nel corso del tempo questo va a scapito dei lavoratori degli altri paesi. Nonc'è bisogno di scavare molto sotto la superficie, in Germania, per trovare delle strutture del genere. Perché le famiglie tedesche devono pagare un sovrapprezzo sulle bollette dell'energia elettrica per sovvenzionare l'energia molto più conveniente per gli esportatori industriali? Perché questo è addirittura consentito nell'ambito delle norme commerciali globali? Si comprime ovviamente la domanda interna.

Normalmente, tutti noi chiudiamo un occhio. Ma in un mondo deformato dalla domanda carente e dalla capacità in eccesso, in una depressione del commercio di tale specie, tali surplus sono un punto davvero molto dolente. Negli anni '30 tutto girava intorno a questo. Le controversie sul commercio stavano dietro gran parte delle situazioni di conflitto che hanno portato alla seconda guerra mondiale, soprattutto in Estremo Oriente.

Speriamo che dopo lo shock della scorsa settimana, un calo dell'inflazione nel mese di ottobre in tutta la UEM allo 0.7%, l'Europa finalmente si svegli davanti ai pericoli delle sue politiche di contrazione. E' peggio di quanto sembri. Una volta applicate le imposte dell'austerità, negli ultimi quattro mesi i prezzi sono diminuiti in dieci dei 17 stati della zona Euro, tra cui Italia, Francia e Spagna. Sono a un passo dalla deflazione conclamata.

Il ministro dell'industria francese Arnaud Montebourg chiede perché l'Europa stia permettendo questa asfissia dell'euro, sola nel rifiutarsi di proteggere le sue imprese, mentre i concorrenti mettono una marcia in più. La Federal Reserve e la Banca d'Inghilterra hanno evitato le trappole della deflazione stampando moneta, e deprezzando le loro valute. La Banca del Giappone ha fatto del tutto a pezzi i regolamenti, e giustamente. Gli svizzeri li hanno tranquillamente reinventati tutti, aumentando il bilancio della banca centrale dell'80% del PIL per impedire la rivalutazione del franco.

"Ogni rivalutazione del 10% dell'euro costa alla Francia 150.000 posti di lavoro", ha detto Montebourg . "La Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Giappone, tutti hanno una strategia di stimolo monetario, ma in Europa non abbiamo nulla se non una moneta forte e dei bilanciseveri. La moneta non appartiene ai banchieri, e non appartiene alla Germania, appartiene a tutti i membri della zona euro, e su questo abbiamo qualcosa da dire ".

Invocare l'articolo 219 del trattato di Lisbona che dà ai ministri UEM l'ultima parola sul tasso di cambio, un potere che permette loro di dettare la politica monetaria dalla porta secondaria, a condizione che la Commissione gli serva la palla, corrisponde a una minaccia?


Uno studio di Deutsche Bank ha detto che la "soglia del dolore" dell'euro per la Germania è a 1,79 verso il dollaro. A 1,24 dollari per la Francia , e a 1,17 dollari per l'Italia, una differenza sconcertante. L'euro ha chiuso la settimana scorsa a $ 1,35. Questo significa che la Germania sta discretamente bene, ed è Berlino che domina la macchina politica. Non ne ha sofferto troppo , anche se, come si può vedere nella tabella, non ha fatto poi così bene. La sua produzione industriale è ancora inferiore al picco del 2008.




Produzione indistriale tedesca



Nel frattempo l'Italia sta urlando di dolore, con la produzione industriale sotto ai massimi di ben il 26%, un calo molto più grande che durante la Grande Depressione. Nel mese di settembre ero in una riunione con un gruppo di imprenditori italiani sul Lago di Como, quando il commissario Ue italiano Antonio Tajani ha dato l'allarme su "un massacro industriale sistemico” e ha chiesto un intervento immediato per deprezzare l'euro. La sala è esplosa in un applauso.


Produzione industriale italiana





La spaccatura Nord-Sud ha molte cause, inutile dirlo. La Germania vende macchine ad alta tecnologia e auto di prestigio con un buon margine di guadagno. I prodotti tedeschi non sono sensibili al prezzo. Il Sud Europa compete a un livello più basso della catena, spesso in mercati di massa, contro la Cina, la Turchia o la Polonia.

Ma è anche perché la Germania ha schiacciato i salari nei primi anni dell'UEM - quando il mondo era in piena espansione, e una tale impresa era possibile - guadagnando un 25% di competitività sul costo del lavoro contro il Club Med. Sì, la Germania ha effettuato le sue famose riforme del lavoro Hartz IV. I guadagni sono stati in gran parte il risultato di una "svalutazione interna" all'interno dell'euro. Quali che fossero le intenzioni originali, è stata di fatto una politica di beggar-thy-neighbor protratta nel tempo.


Come è successo è ormai una vecchia storia. Ma le conseguenze sono ancora molto vive e tossiche, così tossiche che Francois Heisbourg, capo francese dell'International Institute for Strategic Studies, chiede che l'euro sia "messo a riposo", al fine di salvare il progetto europeo. "Dobbiamo affrontare la realtà che la stessa Unione europea ora è minacciata dall'euro", ha detto.

Mr Heisbourg è ardentemente europeista. Il suo argomento è che stanno emergendo delle narrazioni della crisi aspramente conflittuali, che mettono i creditori e gli stati in deficit gli uni contro gli altri. Egli paragona questo alla nascita delle leggende nere dopo la Prima Guerra Mondiale, quando dei punti di vista distorti alimentarono delle reazioni ideologiche violente. Egli teme che finirà in un "crollo di nervi e una disintegrazione incontrollata dell'euro".


Il rafforzamento dell'euro di quest'anno ha posto le premesse per un sacco di danni futuri e ha peggiorato la crisi. La Banca centrale europea ha gli strumenti per scongiurare il rischio di deflazione e costringere l'euro a deprezzarsi in qualsiasi momento. Tutto quel che deve fare è porre fine alle sue politiche di contrazione, soddisfare i suoi stessi obiettivi di inflazione al 2% e aggregato monetario M3 al 4.5%, e adempiere al suo obbligo primario previsto nel trattato UE di promuovere "una crescita economica equilibrata" , l'"occupazione ", e l'"interesse generale" dell'Unione.

A mio avviso, la BCE sta violando i trattati. Dovrebbe essere portata davnti alla Corte europea. I suoi governatori dovrebbero essere chiamati a rendere conto al Parlamento europeo. Se il Parlamento europeo non ce la fa ad affrontare la più grande e più urgente sfida che si sia mai trovato davanti sin dalla sua creazione nel 1979, allora tanto vale far saltare con la dinamite l'emiciclo di Strasburgo e sostituirlo con un monumento ai milioni di vite degradate dell'Europa mediterranea.


I governatori latini e quelli degli altri Stati in vari gradi di difficoltà - che costituiscono la maggior parte della popolazione della zona euro - finora hanno agito come fanno i conigli davanti ai fari delle auto, paralizzati dalla gigantesca valanga che gli sta precipitando addosso, e incapaci di coprire di fischi la Bundesbank tedesca. Scopriremo questa settimana se l'impaurita maggioranza della BCE sarà finalmente disposta a farsi carico della politica monetaria e ad agire nell'"interesse generale" dell'Unione.

Guardando dall'esterno, vien voglia di strapparsi i capelli, checché ne si pensi del progetto europeo. La crisi di deflazione da debito nel Sud Europa potrebbe essere davvero notevolmente alleviata aumentando l'inflazione UEM al 2%. Un po' più alta sarebbe ancora meglio.



"Sappiamo tutti che cosa deve essere fatto, l'inflazione in periferia dovrebbe salire all'1% , e la Germania dovrebbe avere qualche anno di inflazione al 3%. Questo cambierebbe tutto. E mi fa rabbia che non si faccia", ha detto un ex governatore BCE la scorsa settimana. Niente di più semplice, eppure non si fa nulla, e le ragioni sono interamente politiche.

Preghiamo che l'Europa riesca a portare il peso esorbitante dello status di valuta di riserva. Non interviene per trarne un vantaggio commerciale. Ma gli effetti di questo buon comportamento sono stati travolti dalla rovina del collaterale. Il danno fatto dal triplo shock, fiscale, monetario e del cambio fisso, è enorme, ed è l'Europa meridionale che ne sta portando tutto il peso.


Possiamo vivere solo nella speranza che la grande, valorosa e generosa nazione Francese smetta di lamentarsi, ritorni in sè, affermi la sua leadership, e riporti la sanità mentale di base negli affari europei, prima che sia troppo tardi. Solo Parigi ha l'autorità morale per questo.


Charles de Gaulle se ne sarebbe rimasto così stranamente passivo se fosse stato all'Eliseo oggi? Egli avrebbe potuto anche non capire niente di valute, ma sicuramente avrebbe visto dritto attraverso la linea Maginot della fortezza fiscale dell'UEM .

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