di Anna Filamonova
Di recente, la Grecia ha avuto “l’onore” di essere la prima in Europa per la riduzione delle spese di bilancio sui servizi sanitari. In particolare, le spese sui medicinali sono state ridotte da 5,6 miliardi di euro (2010) a 3,8 miliardi nel 2011 e 2,88 miliardi nel 2012. Come diretta conseguenza, più di 50 compagnie farmaceutiche internazionali hanno sospeso l’invio di medicinali alla Grecia. Per i parenti dei pazienti dell’ospedale è diventato comune dover correre estenuanti maratone da una farmacia all’altra per cercare le medicine necessarie. C’è un’acuta carenza di attrezzatura medica. Gli ospedali statali contano solo circa 6.500 dottori e 20.000 infermiere e inservienti; massicce quantità di medici professionisti stanno lasciando il Paese.
Persino chi ha un lavoro ha difficoltà a pagare per i servizi medici, i cui prezzi sono bruscamente aumentati. Sempre più spesso la gente non ha soldi per ottenere un’assistenza medica di qualità, specialmente nelle regioni rurali e sulle isole. In un rapporto di esperti dell’ONU pubblicato nel maggio 2013, è stato osservato che più del 10% del totale della popolazione del Paese vive in condizioni di estrema povertà. La Grecia rimane il solo Paese dell’Eurozona senza un complesso schema di assistenza sociale, i servizi sanitari sono quasi inaccessibili ai poveri e ai cittadini con redditi bassi e quasi un terzo della popolazione non ha un’assicurazione medica statale.
Nonostante la liquidazione forzata dello stato sociale in Grecia, la crisi che si è abbattuta sul Paese non fa che peggiorare e i pagamenti dei debiti ai creditori internazionali si fanno più difficili. Quando nel marzo 2012 alcuni investitori privati furono costretti a cancellare più del 50% del debito greco, la Goldman Sachs, ad esempio, si è rifiutata di ristrutturare il debito della Grecia. I prestiti nazionali da 5 miliardi di dollari verranno ripagati alla banca per intero. Come il trader di Wall Street A. Rastani aveva affermato non molto tempo prima della nomina di Lucas Papademos come primo ministro, “a noi non importa molto di come aggiusteranno l’economia, di come aggiusteranno l’intera situazione; il nostro lavoro è guadagnarci e personalmente sogno questo momento da tre anni. Tutte le sere vado a letto e sogno un’altra recessione … quando il mercato crolla … se sai cosa fare, se hai il giusto piano da assemblare, puoi farci un sacco di soldi”. A quanto pare, il “piano giusto” è stato messo in moto. Da un parte, l’obiettivo di ridurre il totale del debito greco al 124% del PIL era stato fissato; dall’altra, nel 2012 il debito aveva già raggiunto il 156%, nel 2013 sarà di almeno il 175% ed entro il 2014 sarà di almeno il 190% del PIL nazionale.
L’offensiva su vasta scala contro la proprietà dello Stato continua. Nel 2010 il governo di G. Papandreou ha garantito ai creditori internazionali che sarebbe stato in grado di guadagnare almeno 50 miliardi di euro tramite la privatizzazione della proprietà statale della Grecia; tuttavia, secondo le successive stime degli esperti, entro il 2016 non verranno guadagnati più di 9,5 miliardi di dollari dalla privatizzazione. E questo nonostante il fatto che è stato privatizzato praticamente tutto – il settore energetico, i trasporti, la costa. Persino il servizio fiscale è stato privatizzato. Persino le università sono proprietà privata per il 49%, il che va direttamente contro la Costituzione nazionale. Ma in Grecia ci sono tutti i modi per aggirare la legge: ad esempio, per poter espandere la privatizzazione, sono state abolite 69 leggi che avrebbero complicato le cose. Nella sfera della privatizzazione, c’è un regola per cui non è permesso restituire allo Stato un oggetto privatizzato.
La Grecia è ricca di risorse naturali, possiede una sviluppata industria navale e un enorme potenziale per sviluppare la sua produzione agricola e industriale ed il suo turismo. Il leader del Movimento dei Cittadini Indipendenti Spitha, il compositore greco Mikis Theodorakis, consiglia questo piano per salvare l’economia della Grecia: “Noi proponiamo di negoziare un prestito dalla Russia o dalla Cina ad un tasso di interesse inferiore. Inoltre, proponiamo di ridurre la somma creando una joint venture con compagnie russe, come l’oleodotto Burgas-Alexandroupolis, in modo da sfruttare insieme le ricchezze del nostro Paese. I beni del nostro sottosuolo comprendono risorse estraibili di valore ed è dimostrato che possediamo aree petrolifere e di gas. Abbiamo molti porti che potrebbero essere usato per diverse necessità, comprese basi di mantenimento militare, come ad esempio su Syros, dove in passato le navi sovietiche si fermavano per le riparazioni. E la cosa più importante, noi crediamo che delle più strette relazioni tra il popolo russo e quello greco permetterà al nostro Paese di respirare liberamente, dal momento che oggi siamo costretti ad abbassare la testa di fronte agli interessi e ai capricci dei ricchi Paesi occidentali”. Tuttavia, queste proposte vengono ignorate.
Una volta la Gazprom aveva manifestato interesse comprando la parte di proprietà statale (65%) della DEPA Corporation, che si occupa della distribuzione di gas in Grecia, ma l’affare è saltato, come indicato dai rappresentanti della Gazprom, a causa dell’assenza delle garanzie adeguate da parte del governo greco e della possibilità che Bruxelles avrebbe posto il veto sull’accordo.
La Grecia, con il suo enorme debito estero, viene condotta verso Scilla e Cariddi: da un lato, l’Unione europea minaccia Atene con duri provvedimenti se il piano di privatizzare gran parte del Paese dovesse fallire; dall’altro, sta ostacolando gli accordi di privatizzazione con i partner “sbagliati”, primo su tutti la Russia, sabotando la possibilità di recupero per l’economia della Grecia …Gli obiettivi delle strutture euro atlantiche con riguardo alla Grecia sono state in parte rivelate dall’ex ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer, il quale in un’intervista con il quotidiano italiano Corriere della Sera ha dichiarato che se la Grecia esce dall’Eurozona potrebbe arrestare l’integrazione degli Stati balcanici nell’UE. Secondo Fischer, un risultato simile è altamente indesiderabile, in quanto aprirebbe la strada alla Russia al dominio sui Balcani. Questo è perché, ad esempio, il rapporto di luglio del FMI pone l’accento sul significato speciale della partecipazione della Grecia al progetto del Gasdotto Trans-Adriatico (TAP) per esportare gas naturale dall’Azerbaijan all’Europa attraverso la Grecia, l’Albania ed il Nord Italia.
È previsto il rilancio del programma per la privatizzazione della compagnia del gas DEPA per la metà del 2014. I preparativi per la vendita sono stati fatti a gran velocità. Il 3 agosto 2013, la compagnia greca del gas e del petrolio Hellenic Petroleum ha approvato l’acquisizione da parte della compagnia petrolifera della Repubblica dell’Azerbaijan (SOCAR) della maggioranza delle azioni dell’operatore greco del sistema di trasporti del gas, la DEFSA.
In complesso, nel periodo 2008-2012 il volume dell’economia greca è diminuito di almeno il 25%, peggio delle cifre della Grande Depressione americana del 1929. Quest’anno il governo greco si aspetta un’ulteriore diminuzione del PIL del 4,5%.
E naturalmente, le misure di austerità non hanno intaccato banchieri o armatori (la Grecia è il terzo paradiso fiscale degli armatori nel mondo). L’impatto della “riforma”, sotto forma di aumento dei prezzi, delle tasse e della disoccupazione, ha colpito i segmenti più poveri della popolazione. Nell’aprile 2013, il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 27,2%. Dietro questa cifra giace il destino di 4,56 milioni di persone. In 450.000 famiglie greche non c’è una sola persona occupata. Dei 2,6 milioni di persone che lavorano nel settore pubblico, 900.000 sono stati licenziati nel solo 2009. Tra i giovani dai 15 ai 24 anni, il tasso di disoccupazione è del 60%, anche se secondo gli specialisti questa cifra non riflette il vero stato delle cose. I sussidi di disoccupazione sono stati tagliati e ora li ricevono solo 225.000 disoccupati. L’Eurotroika comporterà il licenziamento di altre 150.000 lavoratori del settore pubblico entro il 2015.
Dal 2009, ci sono stati 8.000 scioperi in Grecia, compresi alcuni generali. Oggi la situazione nel Paese è tale da trovarsi sull’orlo degli scontri armati: i casi in cui i manifestanti fanno uso di armi vengono osservati sempre più spesso. “Un’esplosione sociale è inevitabile”, afferma l’ex diplomatico greco Leonidas Chrysanthopoulos, “è solo questione del quando accadrà”.
Anna Filimonova
Fonte: www.strategic-culture.org
Link: http://www.strategic-culture.org/news/2013/08/18/greece-a-social-explosion-is-inevitable.html
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cuar di ROBERTA PAPALEO