lunedì 9 dicembre 2013

La moneta, Kaldor e la MMT

So che mi farò dei "nemici" o perderò degli "amici" (i termini vanno presi in modo ovviamente iperbolico), ma oggi voglio spiegare perché il caposaldo della MMT sulla creazione di moneta non ha validità reale, comunque non è applicabile al nostro Paese e, in generale, a nessun Paese che non inizi con U e non finisca con... nated States of America! Cominciamo col chiarire un concetto fondamentale:

LA MONETA NON E' ESOGENA

Molte persone inizieranno a storcere il naso: ecco adesso comincia con gli inutili tecnicismi... Abbiate pazienza, ma i termini "esogeno" ed il suo opposto "endogeno" hanno un senso nel discorso, per cui cerchiamo di definirli in maniera chiara e comprensibile: allora, un fattore si può definire "esogeno" quando è esterno al sistema che influenza o al quale si applica, per cui il sistema non lo influenza o determina. Se pensiamo alla produzione agricola un fattore esogeno è la pioggia, la quale influenza la produzione, ma evidentemente non ne è in alcun modo influenzata o determinata. Al contrario un fattore è "endogeno" quando nasce all'interno del sistema che influenza o al quale si applica, cosicché i fattori interni al sistema lo influenzano. Nell'esempio precedente si può considerare endogeno il numero di addetti alla coltivazione impiegati, un fattore che evidentemente concorre a determinare la produzione agricola, ma ne è anche influenzato e determinato (se voglio una certa produzione ho verosimilmente bisogno di tot addetti). Chiaro, no?

Dire che la moneta non è esogena, e quindi è endogena, significa, in altre parole, che la quantità di moneta che è in circolo nel sistema economico non dipende da quanta ne viene immessa dall'esterno, quanta se ne stampa, ma è determinata da quanta il sistema ne chiede, ne ha bisogno per gli scambi; il corollario di ciò è che la quantità di moneta in circolo in un dato tempo non è conoscibile a priori e quindi non è controllabile. Guardate qui:

fonte: causaeffetto.investire oggi.it

Per chiarire: la BCE, agendo in piena logica monetarista, ha (avrebbe) come compito quello di mantenere la crescita della massa monetaria ad un tasso del 4,5%, considerato ottimale per mantenere il tasso di inflazione al 2%; ciò perché secondo le teorie monetariste la variazione della quantità di moneta in circolazione determina la variazione del livello dei prezzi e quindi il tasso di inflazione, questo per il principio (caro a Boldrin) per cui i prezzi sono calcolati dividendo la massa monetaria per la quantità di beni prodotti e quindi, se i beni rimangono costanti, un aumento della quantità di moneta ha come effetto necessario quello di aumentare i prezzi e quindi portare inflazione.

Bene, questo compito che si presume fondamentale la BCE, come si vede, non è MAI riuscita a compierlo: la massa monetaria (spezzata rossa) allegramente è sempre stata costantemente sopra il target prefissato, arrivando a crescere al tasso dell'11% (scala ordinate a sinistra). Chissà che orribile effetto sui prezzi dei beni! Ebbene no, l'inflazione (spezzata blu), fino all'inizio della crisi ha sempre viaggiato tra l'1,5% e
il 2,5% (scala ordinate a destra), dimostrando la sua regale indifferenza alla quantità di moneta in circolazione; ed infatti le politiche di restrizione monetaria successive alla crisi e poi, con il rischio del crollo bancario, di iniezione di liquidità via LTRO, non hanno avuto alcun effetto sulla crescita dell'inflazione, che ha proceduto in maniera antitetica, seguendo evidentemente altre logiche, tra cui l'andamento della domanda e dell'offerta di beni di consumo e produzione, il calo dell'occupazione (la famosa curva di Phillips la cui insistenza a riaffermarsi nella pratica fa tanto angustiare i liberisti...) ed il crollo dei redditi, anche via tassazione.



Perché non è controllabile? Semplicemente perché la moneta che circola non è il contante, la valuta stampata dalla Banca Centrale, o meglio il contante è solo una piccola percentuale della moneta che circola. A fine 2012 il rapporto fra contante e moneta totale circolante in Europa era di circa il 10% (se volete controllare: qui per quantità contante fino a ott. 2013 e qui per massa circolante totale ad ott. 2013, fonte: BCE); quella che circola maggiormente è la moneta di creazione bancaria ed i titoli di debito obbligazionari: ora mentre i secondi possono essere più o meno controllati da chi li emette (privati o Stato), anche se è la necessità di finanziarsi che costringe ad emetterli, la moneta bancaria, prestiti, mutui, assegni, POS, bonifici, ecc. è assolutamente endogena, dipende cioè essenzialmente dalla richiesta del mercato, dal funzionamento dell'economia e non vi è modo di controllarne il flusso, se non marginalmente agendo sul tasso di interesse a breve. Come spiega magnificamente in questo post ed in questo un esperto in flussi e dinamiche monetarie, anche nel culmine dell'affermarsi del monetarismo friedmaniano, le Banche Centrali hanno sempre effettuato le politiche di gestione (non controllo) della quantità di moneta immessa sul mercato, al fine di agevolare o contrastare cicli economici espansivi o recessivi e quindi la stabilità dei prezzi, agendo sul tasso di interesse a breve; quando hanno provato ad agire sul tasso di inflazione, ritenuto la causa dei cicli economici, via massa monetaria, sono accaduti sfracelli. Sentite cosa racconta Kaldor, un grande economista, osservatore critico, nel suo libro "Il flagello del monetarismo":

in seguito alle elezioni generali che ebbero luogo verso la fine del decennio (ndr fine anni '70), salirono al potere sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti dei governi “monetaristi” di destra, e vennero formalmente adottate delle politiche “monetariste” da parte della maggioranza delle più importanti Banche Centrali. Queste ultime consistevano in una semplice regola: annunciare una serie di “obiettivi” minimi e massimi per l’offerta di moneta, e condurre la politica della banca centrale in modo tale da assicurare che la crescita effettiva dell’offerta di moneta rimanga fermamente all’interno di quegli obiettivi. ... Secondo l’opinione dei nuovi monetaristi, questa (ndr quella attuata fino ad allora, ovvero la politica del controllo del tasso di interesse a breve) era la politica sbagliata al fine di assicurare la stabilità dei prezzi. Per stabilizzare l’economia ed evitare l’inflazione c’è bisogno innanzitutto di garantire una crescita costante dell’offerta di moneta, non un tasso costante di interesse. Perciò la “nuova” politica della Federal Reserve, annunciata formalmente da Mr Volcker, presidente del Federal Reserve Board, il 6 ottobre 1979, consisteva nell’assicurare una crescita lenta e costante degli aggregati monetari M1 e M2 variando le riserve a disposizione del sistema bancario per mezzo di operazioni di mercato aperto, senza curarsi dei movimenti dei tassi d’interesse che a ciò si sarebbero accompagnati. Da quel giorno in poi cominciarono ad avvenire dei drammatici mutamenti, del tutto differenti da quelli attesi. L’offerta di moneta non crebbe affatto a un tasso moderato e costante, ma il suo andamento cominciò ad esibire una serie di contorcimenti. Il tasso d’interesse e il tasso di inflazione, benché entrambi fossero assai alti all’inizio, veleggiarono ad altezze senza precedenti nel giro di brevissimo tempo. Nel marzo 1980 il tasso d’interesse era salito al 18,6% e il tasso d’inflazione al 15,2% (in termini annuali, naturalmente) e poco più tardi entrambi erano al di sopra del 20%, il che non era mai avvenuto in precedenza negli Stati Uniti dai tempi della guerra civile, sia in tempo di pace che in tempi di guerra. E crebbero come funghi nuove forme per operare i pagamenti e nuovi strumenti per aggirare la politica della Federal Reserve, mediante l’invenzione di sostituti monetari di ogni genere, come i “now” accounts, i money market funds, il trasferimento degli affari alle banche non appartenenti al Federal Reserve System o alle filiali delle banche estere, e così via. La replica della Federal Reserve, di fronte a tutto ciò, fu che il fiasco delle sue politiche dichiarate era tutto da attribuirsi alle “scappatoie” nel sistema esistente, che dovevano essere chiuse. Il Congresso fece cosa grata agli amici presso la Federal Reserve assai prontamente, approvando il Monetary Control Act del 1980, integrato dall’appello all’International Banking Act e al Credit Control Act. Con ciò veniva estesa la riserva obbligatoria minima a tutte le istituzioni che raccolgono depositi, che fossero o meno banche membri del Federal Reserve System, così come a tutte le filiali delle banche estere negli Stati Uniti. Ma nulla di tutto ciò fu d’aiuto […]. L’esperimento monetarista americano è stato un terribile fallimento, come hanno ammesso pubblicamente Friedman e Meltzer nel 1982, anche se hanno insistito che l’errore è da attribuirsi alle autorità, incapaci a condurre in modo appropriato una politica monetarista, e non alla teoria che ne è il fondamento. […] Dopo un anno e mezzo di continui insuccessi e una volatilità caotica di ogni cosa – tassi d’interesse, tassi di cambio, tassi di inflazione – l’esperimento venne abbandonato e la Federal Reserve ritornò, in effetti, alla politica tradizionale di regolare i tassi d’interesse, ma con un orientamento maggiormente deflazionistico (in parte, presumo, per compensare la pressione inflazionistica dei disavanzi di bilancio federale), e quindi facendo soffrire (o beneficiando, a seconda dei casi) il resto del mondo delle conseguenze di un dollaro sopravvalutato.

Va be' sarà stata sfortuna o incapacità delle autorità ad applicare la nuova teoria, vediamo invece l'Inghilterra:


In Gran Bretagna, quando Mrs Thatcher salì al potere nel maggio 1979, il governo proclamò ufficialmente l’adozione formale del “credo monetarista” quasi con la stessa solennità con cui l’imperatore Costantino abbracciò il Cristianesimo come religione di Stato. Tuttavia nelle circostanze istituzionali inglesi le difficoltà furono ancora maggiori che negli Stati Uniti, come hanno mostrato gli eventi successivi. La Banca d’Inghilterra non era in grado di fissare la “base monetaria”, per non parlare del volume delle riserve obbligatorie delle banche, o di lasciare che i tassi d’interesse fossero determinati liberamente dal mercato. Venne invece fissato un obiettivo quadriennale per la crescita dell’offerta di moneta (secondo la sua definizione ampia M3, che include depositi bancari fruttiferi di interesse) con un profilo di restrizione graduale: un aumento del 7-11% nel primo anno, del 6-10% nel secondo anno, e del 4-8% nel quarto; e ci si affidò, per mantenere l’offerta di moneta entro la banda-obiettivo, alla graduale riduzione del disavanzo del settore pubblico (espresso come percentuale del reddito nazionale) e alla regolazione del tasso d’interesse a breve verso l’alto o verso il basso a seconda degli scostamenti dell’offerta di moneta in relazione all’obiettivo. (Il governo era convinto, del tutto erroneamente, a mio avviso, che il disavanzo del settore pubblico fosse la causa principale delle variazioni dell’offerta di moneta).
Ma tutto il piano cominciò a scricchiolare nel corso del primo anno di realizzazione e ad andare disastrosamente in pezzi nel secondo. La crescita dell’offerta di moneta risultò essere sempre eccedente rispetto alla banda-obiettivo fin dall’inizio, e salì al tasso quasi senza precedenti del 22% nel secondo anno finanziario (era in media del 10% all’anno nei cinque anni precedenti). Allo stesso tempo il disavanzo del settore pubblico eccedeva l’obiettivo del 2% del PNL nel 1980-1981 e dell’1% nel 1982, nonostante i tagli della spesa pubblica e il pesante aumento della pressione fiscale.
Il governo, singolarmente, non era dunque riuscito a realizzare gli obiettivi ch’esso stesso si era prefissato né in termini di crescita dell’offerta di moneta né di riduzione del disavanzo del settore pubblico. Ma ciononostante aveva avuto successo (ammesso che “successo” sia il termine appropriato) nel creare una profonda recessione economica, una recessione che va molto al di là di quelle che hanno conosciuto tutti gli altri paesi industrializzati dell’Occidente. La produzione manifatturiera è caduta del 13,5% nel solo 1980, un crollo maggiore di quello che si era avuto durante l’intero periodo della Grande depressione del 1929-1932. È ancora troppo presto per dire quanto il governo abbia avuto successo nei suoi obiettivi antiinflazionistici, dal momento che secondo i criteri ch’esso stesso ha scelto il risultato dovrebbe essere negativo. Ma ci possono essere pochi dubbi sul fatto che la crescita senza precedenti del tasso di cambio effettivo della sterlina (che ha ridotto la competitività industriale di circa il 40% nel 1978) deve aver svolto un ruolo fondamentale in tutto ciò, causando una grande caduta di nuovi ordini sia sul mercato nazionale che all’estero, e una riduzione delle scorte di grandezza eccezionale. La crescita della disoccupazione da 1,2 a 3,2 milioni – pari a 2 milioni, ossia all’8% della forza lavoro, in due anni – insieme alle numerose chiusure di fabbriche, avvenute o possibili, ha senza alcun dubbio indebolito fortemente il potere del sindacato, e ha in tal modo contribuito a rallentare il tasso di aumento dei salari recentemente contrattati. Ciò, tuttavia, è chiaramente una conseguenza della disoccupazione di massa dovuta alla recessione; non può essere dovuto a quanto è avvenuto, o sta avvenendo, sul lato dell’offerta di moneta, di qualunque cosa si tratti.

Non vi ricorda qualcosa? Sembra quello che sta accadendo ai Paesi dell'Eurozona: massa monetaria incontrollata, aumento del debito pubblico nonostante i tagli, recessione, crollo della produzione, disoccupazione... Decisamente all'atto pratico il monetarismo non pare funzionare benissimo e d'altronde John Kennet Galbraith disse che "la sfortuna di Friedman è che le sue politiche economiche sono state provate nella realtà"...

Vi chiederete, va bene, abbiamo capito, la moneta non è esogena, ma perché ci fai questo discorso? Perché paradossalmente la MMT e tutte i movimenti monetari sovranisti, come i signoraggisti, quelli della moneta sociale, complementare, ecc, partono dallo stesso presupposto dei neoliberisti monetaristi della BCE, ovvero che la moneta è una variabile indipendente, che basta agire su di essa, stampandola, affiancandone un'altra, abolendola (vi giuro che ci sono anche questi!) per risolvere tutti i problemi di debito, di sviluppo, ecc., ignorando totalmente che la reale moneta in circolazione è quella che viene fornita dal sistema bancario su domanda del mercato, per soddisfare le richieste di mutui, investimenti, pagamenti di transazioni, ecc., Poiché tra tutti gli MMTiani sono i più conosciuti, seguiti e popolari ed hanno dietro comunque una teorizzazione fatta da veri economisti (non me ne vogliano i seguaci di Auriti...) analizziamo come detto il loro caposaldo:

UNO STATO SOVRANO PUO' CREARE MONETA SENZA LIMITI

Questo postulato della MMT, legato al concetto che la moneta ormai è un click sul computer, un numero, qualcosa di svincolato dalla realtà materiale che quindi si può creare con un gesto, è un pensiero che si ritrova in Warren Mosler e qui in Italia è propagandato da Paolo Barnard, conosciuto ai più ed ospite fisso in TV a "La Gabbia". Sentite cosa dice Mosler nel suo libro "Le sette innocenti truffe mortali":

"Immaginate di essere in attesa che il vostro pagamento di $ 2000 per la Sicurezza Sociale sia accreditato al vostro conto corrente, in cui vi sono già $ 3000. Se state guardando il vostro conto sullo schermo del computer, potete vedere come il governo spenda senza avere nulla da spendere. Incredibile! Improvvisamente il saldo del vostro conto che ammontava a $ 3000, ora ammonta a $ 5000. Che cosa ha fatto il governo per fornirvi quel denaro?

Ha semplicemente modificato la cifra del vostro conto corrente da 3000 a 5000. Non ha preso e infilato una moneta d’oro in un computer. Tutto ciò che ha fatto è stato modificare una cifra nel vostro saldo, scrivendo dei dati nel suo foglio elettronico, che è collegato a tutti gli altri fogli nel sistema bancario. La spesa del governo è fatta tutta tramite modifiche di dati nel proprio file, chiamato “Il sistema monetario del dollaro USA”.... Dove altro possiamo vedere che questo accade? La vostra squadra segna un goal e il punteggio cambia, poniamo, da 7 a 10 punti. Per caso qualcuno si chiede da dove lo stadio abbia preso quel punto? Certo che no! Oppure, ad esempio, riuscite a colpire 5 birilli nel gioco del bowling e il vostro punteggio va da 10 a 15. Vi preoccupate per caso di dove la pista da bowling abbia preso quei punti? Pensate che tutte le piste da bowling o gli stadi di football debbano avere una “riserva di punti” in una “scatola chiusa” per assicurarsi che voi possiate ottenere i punti che avete segnato? E se la pista scopre che avete commesso un’infrazione con i piedi e vi abbassa il punteggio di 5 unità, per caso adesso la pista da bowling ha più punti da concedere? Certo che no!"

Ora, con tutto il rispetto per l'economista, questa visione della moneta è del tutto irreale, anche considerando la parte minoritaria esogena di essa, quella appunto di pura creazione statale e che non dipende dall'obbligo di finanziare la richiesta di liquidità delle banche; concentriamoci solo su quella: il principio espresso è comunque valido? Si può dire che un Governo può creare tutta la moneta che gli serve e che quella moneta è solo un click del computer? No, e vediamo perché.

Dopo che si è abbandonato il sistema per cui il valore di una divisa era determinato dal valore materiale intrinseco con la quale era forgiata (moneta di rame, d'argento o d'oro) e successivamente dal controvalore in oro della stessa (sistema aureo o gold standard) e quindi era agganciato ad un bene, ogni valuta è diventata moneta "fiat" ovvero una moneta priva di valore intrinseco. Il suo essere accettata dipende dal fatto che un soggetto che cede il suo lavoro o un bene da egli prodotto in cambio di denaro sa con certezza che con quel denaro potrà acquistare da altri un'equivalente quantità del loro lavoro o beni prodotti all'interno del sistema economico dove circola quella moneta, senza che possa essere rifiutata, ciò perché è garantita dallo Stato, mentre Il fatto che abbia un certo valore rispetto alle altre valute dipende dal fatto che rappresenta un'offerta di beni e servizi prodotti dal Paese, rappresenta un'economia reale che viene richiesta.

Cosa succede se uno Stato, come vorrebbe Mosler, comincia a stampare moneta o a creare moneta elettronica? Evidentemente, raggiunto un certo limite, quella moneta perde ogni credibilità, è moneta non richiesta dal mercato interno e non è proporzionata ad una richiesta estera di beni e servizi. Si può dire che all'estero la domanda di quella moneta per l'acquisto di beni reali o servizi è molto più bassa rispetto all'offerta, per cui la divisa crolla, contemporaneamente all'interno per l'offerta eccessiva si hanno tensioni sui tassi di interesse, spinte inflazionistiche e tutti gli altri disastrosi effetti raccontati da Kaldor che sono legati a variazioni esogene, quindi imposte, della massa monetaria, variazioni che squilibrano il funzionamento dell'economia.

C'è solo un eccezione, e non è casuale: gli Stati Uniti, patria della MMT. Gli USA infatti sono l'unico Stato al mondo che DEVE immettere moneta ben più di quanto sia necessario alla propria economia e per l'acquisto dei propri beni, in quanto il dollaro è la valuta degli scambi internazionali di quasi tutti i Paesi del mondo. Questo significa che qualsiasi quantità di dollari creati dalla FED, in eccesso rispetto alla richiesta del mercato interno e di quello estero per l'acquisto dei beni e dei servizi statunitensi, è comunque assorbita dal resto del mondo per il commercio globale e che il valore del dollaro non cala mai eccessivamente (il fatto poi che la "credibilità" della valuta americana come moneta degli scambi internazionali riposi anche su una enorme potenza militare, anche nucleare, non è un dettaglio...) Ma al di fuori dell'America, nessun Paese può creare moneta sganciata dalla propria domanda interna ed estera, senza vederla pesantemente svalutata e creare squilibri nel mercato domestico.

Portare quindi la ricetta MMT in Italia, come vorrebbe Barnard, significa non aver presente, né come realmente si crea la moneta, né cosa da valore alla stessa: se un neo-sovrano Stato italiano si mettesse a stampare denaro senza rapporto con le esigenze dell'economia reale, magari per coprire il proprio debito pubblico, come viene suggerito, semplicemente distruggerebbe la credibilità della sua valuta, con tutte le conseguenze sul suo corso e gli effetti indotti. Attenzione! Questo non significa che nelle condizioni attuali una politica espansiva monetaria, unita però ad uno stimolo della domanda, non sarebbe positiva: il successo del quantitative easing in Giappone e in Inghilterra per far ripartire l'economia è un dato di fatto e la dimostrazione che iniezioni di liquidità possono essere positive in cicli recessivi, sia per abbassarne il cambio, sia per fornire mezzi al sistema produttivo (se se ne stimola la domanda). Quello che non va nella teoria della MMT è la visione della moneta come un numero, un qualcosa creabile a piacimento dallo Stato, con effetti benefici di per sé e senza effetti negativi reali. Purtroppo la moneta non fa l'economia, ma piuttosto il contrario e purtroppo o per fortuna, non tutti siamo gli USA...

4 commenti:

  1. Affermare che la MMT è puro cartalismo vuol dire o non averla letta oppure essere in malafede. L'obiettivo vero è la piena occupazione (JOB GUARANTEE) e al solo fine di ottenere questo si stampa fino a raggiungimento dello scopo. Quindi creo i fondi per sostenere il rilancio dell'economia fino a che questa non produce un tasso di disoccupazione accettabile (3 - 4%). Una volta ottenuto lo scopo smetto o comunque intervengo in misura minore. E' tanto difficile da capire?. Riguardo alla moneta FIAT si dimentica di dire che ogni moneta a corso forzoso esiste perché si è obbligati a pagare le tasse in quella valuta. E questa non è una dimenticanza trascurabile come insegnarono gli inglesi in Africa agli inizi del XX° secolo. Mosler non dà per scontato niente e spiega tutto. Le tasse sono il mezzo attraverso il quale lo Stato conculca l'uso della propria moneta al pubblico. LE TASSE NON SERVONO A FINANZIARE LA SPESA PUBBLICA BENSI' A COSTRINGERE I CITTADINI A USARE LA MONETA EMESSA DALLO STATO. Mosler a questo proposito riporta un esempio molto chiaro e comprensibile:

    http://www.youtube.com/watch?v=LaqbZm_y15g

    Quando gli inglesi arrivarono in Ghana, e cercarono di pagare la gente locale con la loro valuta, nessuno voleva accettare tale valuta. In Ghana mai era esistito un sistema monetario, l’economia si basava sul baratto e la gente pescava, cacciava, insomma tutti erano autosufficienti e nessuno aveva mai sentito il bisogno di creare un governo centrale. Per cui alla popolazione locale la valuta inglese semplicemente NON INTERESSAVA.

    Agli inglesi però interessava che la popolazione locale lavorasse per loro a fine di coltivare il caffè – la cui coltura gli inglesi introdussero in Ghana.

    Così gli inglesi si inventarono la TASSA SULLA CAPANNA – cioè la versione “ante litteram” dell’odierna IMU – per cui se ogni mese non pagavi tale tassa in valuta inglese allora arrivavano i soldati di Sua Maestà e ti BRUCIAVANO la capanna.

    In questo modo la popolazione locale potè essere utilizzata dagli inglesi per lavorare il caffè, come personale di supporto per gli stessi inglesi, etc… Per cui, allora come oggi, fondamentalmente LA MONETA E' UN MONOPOLIO DI STATO CONCULCATO CON LA FORZA.

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    1. Lo so che mi darai dell'arrogante presuntuoso, ma sia tu, che Mosler, che gli inglesi siete in errore :).
      Cominciamo con gli inglesi: solo la loro stupida arroganza (prerogativa dei capi militari, ma non solo, di quel pur splendido Paese) poteva far pensare di portare una moneta in un sistema economico ancora talmente arretrato da non averla sviluppata autonomamente.
      La moneta nasce come facilitatore di scambi: quando un'economia non è più basata, come era quella del Ghana allora, sul baratto, in quanto i beni da scambiare non sono più quelli di mera sussistenza e non tutti desiderano tutti i beni, nasce l'esigenza di un bene che tutti accettino come contropartita, allora nasce la moneta, che non è detto sia quella che noi consideriamo tale. Sai da dove nasce il termine "salario"? Dal sale. Il sale era lo stipendio dei soldati romani, perché il sale aveva le due caratteristiche fondamentali per essere moneta:
      1- era abbastanza scarso e difficile da ottenere
      2- era necessario a tutti.
      Le monete furono coniate con metalli preziosi per lo stesso motivo: erano sufficientemente scarsi e difficili da procurarsi ed erano voluti da tutti, visto che l'oro e l'argento hanno da sempre affascinato l'umanità (in una mostra ho visto gioielli di 10.000 anni fa in oro).
      Se gli inglesi fossero stati meno arroganti, preso atto dell'economia di scambio, avrebbero chiesto di lavorare per loro in cambio di pesci o uccelli o frutti, che si sarebbero procurati all'esterno, pagandoli in sterline; così facendo si sarebbero comportati da vero Governo, senza diventare odiosi: avrebbero immesso nuova "moneta-merce" nel circuito economico ghanese, stimolandoli a lavorare spontaneamente per loro per acquisirla e facendo così crescere l'economia, immettendo nel mercato di scambio nuovi beni.
      Questo significa che la moneta non è e non deve essere una imposizione dall'alto, ma deve nascere dall'esigenza di un'economia che cresce e si evolve. Dire che la moneta viene usata solo perché ci si pagano le tasse è una sciocchezza antistorica: la moneta esiste perché è un bene che tutti accettano in cambio dei loro beni o servizi e ne diventa la misura del valore.
      Che poi sia uno Stato a gestirla in esclusiva è piuttosto logico: accetteresti una moneta stampata da me? No, evidentemente, perché la moneta deve essere sempre qualcosa che né io né te dobbiamo poter creare, ovvero ci vuole sempre un emittente superiore e neutro. Ricordati che come ho detto sopra una delle caratteristiche della moneta è la sua relativa scarsità e difficoltà di approvvigionamento: le piume di gallina non sono mai state una moneta, troppo facile averle e ce ne sono troppe, il sale sì ed in alcune zone anche le pecore.
      Quindi la moneta per avere un valore non deve eccedere una giusta quantità, che nella moneta fiat, attualmente in uso, è in rapporto con la produzione economica di un paese; se uno Stato stampasse tutta la moneta che gli serve, i cittadini si vedrebbero inondati da valuta scollegata al valore dei beni e servizi prodotti. Faccio un esempio limite: se domani, in un ipotetico Stato con moneta sovrana, lo scudo, arrivasse il Governatore della Banca Centrale impazzito che donasse un milione di scudi ad ogni famiglia, queste sarebbero realmente più ricche? Se una persona andasse al mercato locale per acquistare un chilo di mele (costo precedente 1 scudo) il fruttivendolo glie le darebbe ancora a quel prezzo, o troverebbe un cartello "mele 50 scudi"? Ed all'estero quegli scudi come sarebbero valutati ed accettati? Ripeto, la moneta deve essere in proporzione con le esigenze dell'economia e della domanda.
      Mosler è americano e gli USA, come detto nel post, sono i donatori della moneta per gli scambi internazionali: la MMT può funzionare, e non completamente, solo lì.

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  2. ..scusa Luigi, ma anche Krugman ammette che la moneta e' accettata da tutti perche' e' l'unico mezzo che lo stato accetta per pagare le tasse..poi non e' vero che la MMT funziona e puo' funzionare solo in America..in Argentina l' hanno usata dopo il 2001 anche se non completamente, e forse la causa della sua difficolta' attuale sta anche nel fatto che non l'hanno applicata totalmente..poi, e' brutto da dire ma e' cosi' dopo la Repubblica di Weimer, la Germania ha usato questa tecnica per risollevrasi..anche se poi l'ha usata male..anche economisti italiani supportano la MMt..Passarella, Zezza,..cmq la spiegazione data da Alessandro e' perfetta.

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  3. Alcuni principi della MMT sono giusti, come alcune analisi, semplicemente perché non sono "principi della MMT", ma principi macroeconomici keynesiani, ben conosciuti. In molte cose la MMT è solo la riproposizione un po' spettacolare, diciamo attenta al marketing della comunicazione, di ciò che si insegna ai corsi di Macroeconomia da decenni. Ciò porta evidentemente la MMT spesso ad affermare principi corretti ed a compiere analisi giuste e condivisibili.
    Quello che vari economisti trovano criticabile è l'assolutezza di alcune affermazioni riguardo alla moneta (e non solo) che semplificano eccessivamente le dinamiche finanziarie e radicalizzano quelli che sono alcuni aspetti di una valuta: se è vero che una moneta ha valore anche in quanto serve a pagare le tasse, non è vero che una moneta ha valore solo perché paga le tasse. Questa è una affermazione riduttiva ed antistorica, visto che la moneta non nasce per pagare tasse di uno Stato, ma per fare da misura e prezzo a beni diversi, per facilitare gli scambi, con un bene che tutti desiderano, onde evitare lo scambio solo a mezzo baratto, il quale prevede per sua natura troppi passaggi per ottenere ciò che si vuole, quando i beni sono molteplici. La moneta con valore intrinseco è logicamente la prima forma di moneta (dopo la moneta-merce), perché è coniata con un materiale ritenuto genericamente ed universalmente prezioso e quindi desiderabile. E' chiaro che la moneta fiat è accettata in quanto convenzione e che questa convenzione si rafforza con il fatto che lo Stato la accetta per il pagamento dei tributi, ma, da una parte esistono monete in circuiti paralleli che vengono accettate con potere solutorio da comunità, senza che ci si possa pagare le tasse, dall'altra senza una credibilità data da una reale economia che la sostiene (o una potenza militare che la renda credibile per il resto del mondo...), anche una moneta statale non avrebbe valore.

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