martedì 3 dicembre 2013

Alberto Bagnai: Eh, ma i tedeschi hanno investito!


Voi l'avete mai sentito un piddino, uno di quelli puri e duri, di quelli che invocano la Wehrmacht, di quelli che farebbero rastrellamenti e decimazioni in tutti i ministeri (tranne quello dove lavorano loro), di quelli che chiuderebbero tutti gli ospedali (tranne quello del loro borgo), di quelli che "Berlusconi è un porco" (ma poi si scopano la vicina del piano di sopra), ecc. (ognuno di voi potrà proseguire questa enumerazione, questo deve essere un post corto)?

L'avete mai sentito?

Fra le tante scemenze che il piddino ci somministra, la più colossale è questa: "Eh, ma i tedeschi sono competitivi perché hanno investito!".

Ah sì? Tu da questo già capisci l'asino, perché il fatto è che siccome nihil ex nihilo, se uno è un esportatore netto, è quasi matematico che avrà investito troppo poco.

Ricordo brevemente perché (è più facile dei logaritmi, tranquilli). Il punto è semplice e deriva dall'uguaglianza fra offerta e domanda. L'offerta aggregata (il Pil) di un paese è Y, e il suo valore coincide con quello dei redditi distribuiti e quindi percepiti. La domanda, cioè la spesa (perché in macroeconomia la domanda non è un desiderio ma un acquisto) è la somma dei consumi delle famiglie, di quelli dello stato, delle spese per investimento degli imprenditori, delle spese che i non residenti fanno nel nostro paese (le nostre esportazioni), alle quali sottraiamo le importazioni, perché sono spese che noi facciamo in altri paesi, e quindi generano reddito in quei paesi, e non nel nostro.

Da qui deriva l'ovvia relazione:

Y = C + G + I + X - M

che si legge: il Pil è uguale alla somma della spesa per consumi (privati e pubblici), investimenti e esportazioni, meno le importazioni.

Bene: ora voi vi ricordate che se porto una cosa dall'altra parte dell'uguale il segno cambia, no? Non mi fate come Uga, vero (che ancora non deve effettuare questo doloroso passaggio, ma io già me lo pregusto: Vorfreude ist die schoenste Freude...).

Ecco, allora portiamo un po' di cosette a sinistra (operazione di questi tempi piuttosto difficile):

Y - C - G - I = X - M

Ora, ricordiamoci di una cosa molto semplice: cos'è il risparmio? Quello che si guadagna, meno quello che si consuma. Succede a noi singolarmente, e ci succede anche collettivamente. In altri termini, in contabilità nazionale il risparmio nazionale è S = Y - C - G. Se sostituiamo questa definizione, abbiamo la formuletta magica che fa capire tante cose:

S - I = X - M

ovvero: lo scarto fra risparmio nazionale e investimento nazionale (il risparmio "netto" di un paese) corrisponde allo scarto fra esportazioni e importazioni (le esportazioni "nette" di un paese, cioè il suo saldo commerciale).

Ne consegue che se in un paese X-M ha un valore abnorme, come accade in Germania con grande gioia di tutti, americani compresi, necessariamente dall'altra parte o il risparmio è altissimo (ma questo significa che il consumi devono essere rasoterra), o, se i consumi sono fisiologici (e quindi è tale anche il risparmio) dovranno essere bassini gli investimenti. Non si scappa: non è nemmeno matematica (che potrebbe essere un'opinione, come i miei amici matematici esperti di congetture sanno): è aritmetica, esiccome i numeri naturali pare li abbia creati Dio, credo che da essi sia più difficile sfuggire che dalla morte.

Infatti:


Qui avete la media sul periodo 1999-2007 (dall'entrata nell'euro allo scoppio della crisi) del rapporto fra investimenti fissi lordi e Pil). Le fonti sono il WEO per gli investimenti totali e AMECO per quelli in fabbricati residenziali (dwellings). Ora, se ci fate caso, la Germania si piazza ultima come rapporto investimenti/Pil sia in termini totali (l'intera barra) sia escludendo gli investimenti residenziali (cioè considerando la sola barra blu). Pensate che in termini di investimenti non residenziali riesce ad essere, se pure di un pelo, sotto alla Grecia. I due paesi con il maggior livello di investimenti non residenziali sono Austria e Portogallo (guarda te)! E, comunque, anche in questa classifica, come in quella della spesapubblicaimproduttiva, stanno peggio dell'Italia solo paesi virtuosi: la Finlandia, l'Olanda, la Francia e la Germania...

Ma non è che c'è qualcosa della virtù che ci sfugge? A noi non so, ai piddini di sicuro.

E la morale della favola qual è? Che da che mondo è mondo, nella maggior parte dei casi non si diventa competitivi "investendo", ma in un modo molto più semplice e che alle élite tedesche viene tanto naturale (come ricorda l'imprescindibile libro di Vladimiro): fottendo il prossimo.

Amen.

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