domenica 15 dicembre 2013

I “materiaprimisti” come se la passano?


L’euro-pa intera è in stagnazione (per non dire in deflazione), strangolata dalla massa di debiti privati esplosi negli anni del credito facile. Il fenomeno è stato fortemente accentuato dai bassi tassi d’interesse in tutta la zona euro, avuti da quando la moneta unica è stata creata. Questi tassi così bassi hanno innescato la bolla immobiliare in tutti i Paesi che avevano tassi molto più alti. Paesi come la Spagna, la Grecia, il Portogallo e anche la stessa Italia sono passati da saggi d’interesse a doppia cifra a tassi che sono andati per lungo tempo anche vicini al 3%. In queste Nazioni, in troppi hanno voluto approfittare dell’occasione indebitandosi pesantemente, favoriti da un offerta creditizia a dir poco ESAGERATA, ipotecando così i futuri (e MAI CERTI) guadagni. Dopo il crack leman Brothers del 2007, in euro-pa, le cose non hanno fatto che peggiorare. La zona euro, a causa della rigidità del cambio e delle asimmetrieeconomiche tra i vari Paesi membri, ben nascoste sino allo scoppio della crisi dei sub-prime in USA, ha messo a nudo tutta la sua fragilità di sistema non perfetto, dimostrando ancora una volta in più che la UE non è una “area valutaria ottimale”.

Le insolvenze a catena di aziende e famiglie dei PIIGS (ma non solo) hanno appesantito notevolmente i bilanci delle “allegrissime”banche prestatrici che a loro volta hanno chiesto aiuti ai governi, bloccando di fatto il credito a tutti i livelli. A nulla sono serviti gli LTRO(il denaro regalato alle banche all’ 1% da Draghi) all’economia reale: essi sono stati interamente utilizzati per acquistare il debito pubblico. Si è voluto aiutare esclusivamente le banche permettendo loro di fare “cassa” introitando la differenza tra il tasso del prestito ottenuto (1%) e i tassi di rendimenti di BTP, Bonos ecc.

Come abbiamo più volte constatato, nella crisi della EZ il debito pubblico centra come il cavolo a merenda. Nella UE, prima che esplodesse il debito privato, il rapporto debito/PIL (escludendo Grecia ed Italia) era bassissimo dappertutto. Irlanda, Portogallo e Spagna lo avevano addirittura più basso della Germania stessa. Da sempre sostengo che la crisi globale è stata innescata dal RAFFREDDAMENTO dei consumi in UE e nel resto dei Paesi avanzati (che rappresentano il 60% del PIL mondiale), riversandosi a cascata sugli emergenti e sui Paesi in via di sviluppo. Una enorme onda di ridondanza che potrebbe durare per diversi anni ancora.



Vediamo come stanno andando i BRICS, ma anche gli altri Paesi esportatori, soprattutto di materie prime. Tutti stanno rivedendo al ribasso le stime di crescita di PIL. Anche la Cina crescerà notevolmente di meno di quanto pronosticato ad inizio anno.

Brasile: La bilancia Comm. Brasiliana nei primi 11 mesi dell’anno fa registrare un incremento +1,42 miliardi di $; La banca centrale carioca ha fatto ben 20(venti) interventi sul saggio d’interesse dal 01/01/2011 al 06/12/2013. Il picco massimo è stato del 12,5% (07/2011) e il minimo del 7,25% (10/2012). Oggi il tasso d’interesse è al 10%. A partire dal picco minimo del 10/2012 (7,25) è stato un continuo ritoccare all’insù e nell’arco di 15 mesi è aumentato di ben il 2,75%. Il Real si è svalutato del 30% ca, passando da 1,66 a 2,36 per singolo dollaro USA in 25 mesi. Una politica monetaria abbastanza controversa, poiché in periodi di
economia stagnate i tassi dovrebbero calare ma … quando hai investitori che scappano e che trasformano le loro fortune finanziarie in valuta forte hai il crollo del corso monetario che mette a rischio il debito contratto in valuta forte, esacerbandolo. Il rialzo dei saggi d’interesse brasiliani lo leggo così: si cerca di raffreddare il debito privato e nello stesso tempo si attraggono investitori esteri (e non) con un tasso più allettante. La svalutazione in questo caso, pur dando fiato alle esportazioni, ti uccide il debito (anche quello fatto molti anni prima) espresso in valuta pregiata. Infatti, detto debito espresso in dollari USA, costerà alle casse statali il 30% in più rispetto a 2 anni fa. Al momento l’unica cosa che possono fare per difendere la valuta nazionale è comprare Real con le riserve in valuta pregiata proveniente da esportazione e turismo, aspettando che torni il sereno. Ma le riserve non durano per sempre. Tinte fosche per il Brasile?

Russia: La bil. Comm. Russa è in forte attivo a +167,8 miliardi $. A differenza di altri Paesi esportatori, la Russia esporta soprattutto gas naturale e petrolio, ma negli ultimi mesi il surplus di bil comm è stato costantemente sotto le attese: segno che i Paesi a cui esportano stanno consumando meno energia. La loro B.C. ha fatto solo 2 ritocchi ai tassi d’interesse a partire dal gen/2011, alzando di 0,25% nel set/2012 (da 8% a 8,25%), lasciandolo invariato sino ad ott/2013. Ad ottobre 2013 hanno operato un FORTISSIMO taglio dei tassi, pari al 2,75%, portandolo al 5,50%. Come spiegare una virata così brusca? Sembra che i magnati russi fossero avvezzi a farsi prestare capitale all’estero ad un costo notevolmente minore. Ma questo non può essere l’unico motivo. Probabilmente al Cremlino hanno capito che è giunta l’ora di rilanciare l’economia interna, pensando ad una riduzione più accentuata dell’export energetico nei prossimi anni che comunque gli garantirà ancora per molto il surplus di bilancia commerciale. Il Rublo si è svalutato del 7% ca, passando da 30,55 a 32,97 per singolo dollaro USA in 25 mesi. Dei Paesi “materiaprimisti” è sicuramente il meglio messo: all’energia non si può rinunciare.

India: La bil comm indiana è messa davvero male: -153,5 miliardi $ dal gen/2013 ad oggi, peggiorando di mese in mese. La banca centrale indiana ha fatto 6 interventi sul saggio d’interesse dal 01/01/2011 al 06/12/2013. Il picco massimo è stato del 8,50% (01/2011) e il minimo del 7,25% (05/2013). Oggi il tasso d’interesse è al 7,75%. A partire dal picco minimo del 05/2013 (7,25) ci sono stati 2 ritocchi do 0,25% cad. Oggi il tasso è al 7,75% La Rupia si è svalutata del 30% ca, passando da 44,72 a 61,6 per singolo dollaro USA in 25 mesi. Il ragionamento relativo al Brasile qui si eleva a potenza: la bil. Comm. non farà che peggiorare e, nonostante gli sforzi fatti dalla B.C. indiana per difendere la Rupia, dall’inizio dell’anno ad oggi le riserve di valuta pregiata sono scese del 7% ca. Ben sappiamo che il 70% della sterminata popolazione indiana (850 mil su 1.250 mil) vive con meno di un dollaro USA al giorno e che lo sfruttamento del lavoro è ai massimi livelli. Con questi presupposti dubito fortemente che si possa creare una middle-class sufficientemente ampia che possa far crescere in modo corretto e omogeneo questa Nazione. Qui si continuerà a morire di fame per moltissimo tempo ancora, purtroppo. Un Paese così arretrato che fa deperire più del 50% delle derrate alimentari prodotte (si deteriorano nel lasso di tempo che va dalla raccolta alla immissione sui mercati) si è affacciato nel mercato globale offrendo esclusivamente manodopera a basso costo e garanzie di impunità ai “prenditori netti” con controlli inesistenti alle multinazionali che inquinano, deturpano e stuprano le risorse umane e territoriali, arricchendo, come al solito, un’esigua minoranza. Dei Brics è sicuramente il Paese maggiormente a rischio di tumulti.

Cina: Ho scritto spesso della Cina e dei suoi enormi problemi circa la sostenibilità del proprio modello economico votato essenzialmente all’export e relativi alla crisi demografica con la quale da qui a qualche anno dovrà fare i conti, oltre al crescente indebitamento privato. Abbiamo anche visto che il surplus di bilancia commerciale cinese (+233 miliardi $ da inizio 2013) cozza inspiegabilmente con l’incredibile minus di Hong Kong (-452 miliardi $ da inizio 2013). L’idea che mi sono fatto è che H.K. sia il porto d’approdo dell’import cinese e/o la base di tutti gli immensi traffici grigi ma anche neri del gigante rosso. I problemi relativi alle enormi sacche di povertà ancora esistenti sono ben lungi dall’essere risolti: 150 milioni di cinesi hanno un reddito insufficiente al nutrimento basilare. Per questi sventurati, avere una ciotola di riso è ancora una scommessa. Anche qui, come in India, la creazione di una classe media sufficientemente ampia che possa far crescere salari e diritti è molto lontana dal realizzarsi. Tutti i dati relativi alla Cina sono opacissimi e manovrati in maniera ferrea dal partito comulibertista al potere. Nella “città proibita” sono usi a decidere secondo un modello importato dall’occidente: la legge di Say e non credo che rivedranno a breve i loro piani. Probabilmente, quando lo faranno sarà troppo tardi.

Sudafrica: Pochi giorni fa è morto Nelson Mandela. Certamente un grandissimo uomo che però è arrivato troppo tardi e troppo vecchio al potere decisionale. Ben altra forza avrebbe potuto imprimere alla vera liberazione del suo popolo se fosse arrivato al timone della Nazione in età più giovane. In Sudafrica la situazione resta pesantissima: disoccupazione altissima ed analfabetismo imperano sovrane. La bilancia Comm. sudafricana nei primi 11 mesi dell’anno fa registrare un passivo di 151,5 miliardi $. La banca centrale ha fatto un solo ritocco dal 2011 ad oggi, portando il tasso d’interesse al 5% (lug/2012) dal 5,5% antecedente. Il Rand si è svalutato del 40% ca, passando da 6,63 a 10,47 per singolo dollaro USA in 25 mesi. Qui, la fuga di capitali è stata massiccia e continua ad esserlo. La B.C, in situazioni simili, si è completamente tirata fuori, restando alla finestra e sperando che “’a nuttata” passasse quanto prima. Dei Paesi “materiaprimisti” è quello più esposto all’incancrenirsi del debito poiché moltissime obbligazioni sono state emesse in dollari USA. Ogni punto perso nei confronti del dollaro è come se fosse un nuovo debito contratto. Il passivo di bil. Comm. è esacerbato dal continuo diminuire dei prezzi delle materie prime esportate. Una gara, quella al ribasso dei prezzi, che porta al decremento progressivo dei ricavi, foriero di tagli di investimenti che generano dismissioni, chiusure, licenziamenti ecc. e che non fanno altro che aggravare i problemi. Se non ci sarà una forte ripresa a breve il Sudafrica sarà a rischio. Il default del debito sovrano è sempre dietro l’angolo. Per la maggior parte delle agenzie di rating (se questo può valere qualcosa) il debito sudafricano è definito “junk” (quasi cartastraccia).



Con i BRICS abbiamo finito, adesso vediamo qualche altro Paese “materiaprimista”.

Australia: La bilancia Comm. australiana nei primi 11 mesi dell’anno fa registrare un passivo di 4,05 miliardi di $; La banca centrale ha effettuato ben 8 interventi sul saggio d’interesse dal 01/01/2011 al 06/12/2013. Il picco massimo è stato del 4,75 (sino al nov/2011) e il minimo del 2,50 (ago/2013). Oggi il tasso d’interesse è al 2,50%. A partire dal nov/2011 è stato un continuo ritoccare al ribasso sino ad arrivare al 2,50% attuale. Come vediamo la B C ha fatto gli interventi anticiclici dovuti, abbassando progressivamente il costo del denaro, sperando così di incentivare gli investimenti. Il dollaro australiano si è svalutato del 10% ca, passando da 0,983 a 1,103 per singolo dollaro USA in 25 mesi. L’estrazione mineraria sta fortemente risentendo della contrazione di domanda mondiale. Il PIL procapite australiano continua ad essere tra i migliori al mondo. L’Australia è una democrazia matura: avranno pochi problemi.

Canada: La bilancia Comm. canadese nei primi 11 mesi dell’anno fa registrare un passivo di 8,02 miliardi di $; La banca centrale non ha effettuato alcun intervento sul saggio d’interesse dal 01/01/2011 al 06/12/2013. Il tasso d’interesse è al 1%. Come vediamo, la B C ha quasi azzerato il costo del denaro, sperando di incentivare gli investimenti. Il dollaro canadese si è svalutato del 10% ca, passando da 0,983 a 1,103 per singolo dollaro USA in 25 mesi. E’ evidente che anche loro hanno dei problemi ma lo stesso discorso relativo alla Australia vale anche per il Canada.

..non potevo concludere che con loro… USA: Loro sono gli importatori netti per antonomasia almeno da un ventennio, in undici mesi hanno accumulato un minus di bil comm pari a 460 miliardi $. Gli Stati Uniti hanno l’enorme responsabilità (oltre all’immane vantaggio) di avere la moneta usata (e imposta) per gli scambi internazionali. L’ennesimo QE che hanno avviato (non so più quando) difficilmente potrà essere interrotto in un periodo di contrazione globale come questo che stiamo attraversando: TROPPI sarebbero i default multipli se accadesse una cosa simile. Pensate se il dollaro dovesse apprezzarsi a livello globale del 20/30% cosa accadrebbe alle monete dei Paesi più esposti con i debiti (statali e non) contratti in valuta pregiata. Ci troveremmo Paesi come l’India o il Sudafrica che non potrebbero più pagare e sarebbero costretti a dare default. Sommosse popolari e rivoluzioni sarebbero la regola in mezzo pianeta. Però in questo modo si sta gonfiando un’altra IMMANE bolla sugli indici azionari mondiali che non tarderà ad esplodere. L’impiego della liquidità in eccesso scaturita dal QE sta creando i presupposti di una crisi peggiore di quella del 1929. Grazie alla finanza altamente speculativa, milioni di americani (ma non solo) si stanno indebitando pesantemente per poter partecipare all’orgia borsistica che alla fine si rivelerà per quel che realmente è: un perfetto schema Ponzi.



Probabilmente, oltre ai molti attori sul mercato che stanno ritirando investimenti dai Paesi emergenti, convertendo valuta “debole” in valuta “forte” (dollaro ed euro in primis), è la stessa FED che, direttamente o indirettamente, sta fortemente acquistando euro per tenere il dollaro in un equilibrio precariamente stabile. Quanti di voi sanno offrirmi una chiave di lettura plausibile all’inspiegabileaumento di valore dell’euro contro tutte le valute? Alla BCE hanno finito quasi tutte le cartucce. L’ultimo taglio dei tassi da parte di Draghi (peraltro, fortemente criticato dalla Germania) ha portato il costo del denaro allo 0.25% e dopo una correzione al ribasso durata pochissimi giorni, l’euro è di nuovo ai massimi. Eppure nessun indicatore macro fa pensare ad una ripresa imminente della euro zona. Alla BCE rimarrebbe solo la carta dei tassi negativi poiché con un euro così forte l’export euro-peo è fortemente penalizzato.

Le tensioni in UE si stanno facendo sempre più forti. In Francia, secondo economia di UE, l’opposizione al governo Hollande si fa sempre più aspra e oramai in tanti parlano di insostenibilità dell’euro. In Spagna, Portogallo e Grecia le manifestazioni anti governative sono all’ordine del giorno. In Italia i tempi sembrano sempre più maturi affinchè ci sia una presa di coscienza popolare e collettiva che possa spingere verso un cambiamento di rotta. La Germania, alla fine, potrebbe prendere per prima la decisione di abbandonare la nave in fiamme. In qualsiasi modo il destino dell’euro e della UE è segnato. Non so quando accadrà, ma so che accadrà.

La mia impressione netta è che siamo vicini ad un cambiamento epocale e radicale. Ho sempre pensato che l’unica via di uscita è il pareggio sostanziale delle bilance commerciali, tornando ad una specie di baratto avanzato tra Stati. Una cosa simile spingerebbe a cercare la crescita all’interno e non esclusivamente tramite l’export. Certamente l’onere di far crescere all’interno i Paesi poveri toccherà alla comunità delle Nazioni avanzate ma in questo modo si fermerebbero le migrazioni bibliche a cui sempre maggiormente assisteremo.

Bisogna costringere il capitale in spazi più ristretti. Bisogna costringere i rentiers a lasciare metà dei loro immani patrimoni a beneficio del resto dell’umanità. Solo se saranno costretti lo faranno.

Roberto Nardella, economia5stelle, ARS


By GPG Imperatrice

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