mercoledì 9 luglio 2014

La colpa e la redenzione: l'ERF


Questo non è il titolo del solito sceneggiato di Canale 5 con Gabriel Garko, ma l'estrema conseguenza della follia economico-ideologica della UEM. Secondo i burocrati dell'Unione Europea siamo dei peccatori, ostinati nel perseverare nella colpa, e l'unica maniera per salvare le nostre anime (solo le anime, perché i corpi, come insegnava la Santa l'Inquisizione, sono dei meri involucri sacrificabili: chiedere alla Grecia per delucidazioni...) è sottometterci a dei sacrifici purificatori, per ottenere la redenzione, ed il mezzo è l'ERF,  European Redemption Fund.; in effetti il termine inglese "redemption" ha il significato anche di rimborso o riscatto, ma l'uso di "redemption" piuttosto che dei più normali "refund" "reimbursement" o "release" la dice lunga sul valore quasi mistico che l'economia ha assunto. Non dimentichiamoci che in tedesco (e sappiamo quanto la Germania influenzi la UE) "debito" e "colpa" usano lo stesso termine: schuld...

Cos'è l'ERF? Molto sinteticamente si tratta di una "bad company", un Fondo in cui vengono convogliati tutti i debiti pubblici dei Paesi membri dell'Eurozona, per la quota che eccede la soglia del 60% di rapporto debito/PIL, come stabilito dal fiscal compact. Ad esempio se uno Stato ha un rapporto D/PIL del 103% dovrà conferire in questo contenitore il 43% del suo debito misurato sul PIL. Convogliati tutti i debiti in capo alla bad company, secondo un procedimento di "roll in", ovvero di conferimento graduale del debito in rinnovo, che dovrebbe trovare il suo culmine dopo sei anni, questa emetterà man mano dei bond per acquisire la liquidità necessaria al rifinanziamento del debito in scadenza e questi bond saranno garantiti da vincoli di beni reali in garanzia che ciascun Stato sarà obbligato a fornire, in una misura fino al 20% del debito conferito. Nel frattempo ogni Paese dovrà ridurre di un ventesimo il proprio debito gestito dal Fondo, oltre a coprire gli interessi sul rifinanziamento. In pratica si tratta di un mega-mutuo che il Fondo contrae con gli investitori per conto dei singoli Paesi, i quali si impegnano a coprire e chiudere la bad company in un tempo stimato di 25 anni, ovvero poco più del tempo concesso dal fiscal compact per ridurre il debito pubblico ad ogni aderente all'Unione Monetaria. Come si può intuire la "rata del mutuo" per ogni Paese è diversa, a seconda dell'entità del debito pubblico convogliato nel Fondo. Il vantaggio di finanziarsi attraverso il Redemption Fund è quello di scontare tassi di interesse più bassi di quello che i singoli Paesi normalmente otterrebbero dal mercato, avendo queste emissioni di obbligazioni la tripla A, trattandosi di obbligazioni di un soggetto sovranazionale.

Cosa succede se uno Stato non riesce a ridurre il proprio debito della percentuale annuale prevista? Innanzitutto viene sospeso dall'utilizzo del finanziamento tramite bond, poi possono essere applicate delle misure fiscali straordinarie, preventivamente accettate dai Paesi aderenti, atte a recuperare quanto necessario ed infine possono essere utilizzate le garanzie reali prestate, con la vendita od acquisizione degli asset conferiti, al fine di reperire la liquidità mancante. Ma quali sono questi asset? Ecco l'elenco, nell'ordine: 
- asset patrimoniali nazionali (esempio per l'Italia, aziende come Finmeccanica, Eni, Enel),
- riserve auree,
- riserve valutarie,
- gettito fiscale.

Ora questo accanimento sul debito pubblico da abbattere a tutti i costi non può che essere definito furore ideologico, dato che, come sappiamo benissimo, il debito pubblico non è mai stato la causa della crisi, ma eventualmente, un suo effetto e, soprattutto, in Italia non vi è mai stato fino a qualche anno fa un problema di sostenibilità del debito: riporto il grafico esplicativo dello studio effettuato per la Commissione Europea nel 2011:


L'unico Paese fuori dall'area tratteggiata di insostenibilità è l'Italia (ah, sì, c'è anche la Lettonia...) e questo è uno studio pubblicato dalla Commissione Europea, quindi perfettamente a conoscenza dei nostri economisti, Monti in testa. Dico Monti non a caso, perché nel settembre 2012, proprio l'allora Presidente del Consiglio ha firmato per l'Italia l'attuazione dell'ERF, che è stato già approvato dal Parlamento Europeo. Al Parlamento italiano non resterà che ratificare l'accordo quando sarà stato messo a punto il meccanismo.

Perchè mi concentro sul'Italia, se questo è un fondo a cui parteciperanno tutti gli stati dell'Eurozona che non sono "aiutati" dall'EFSF (quindi non la Grecia e Cipro) e che tutti quindi utilizzeranno per ridurre il debito? Beh, innanzitutto perché da italiano mi interessa quello che accadrà al mio Paese, ma soprattutto perché, leggendo le previsioni di conferimento e le ipotizzate condizioni perché il rientro dal debito sia ottenibile, mi è venuto il sinistro sospetto che questo strumento sia stato tarato per noi. E non per il nostro bene.

Per poter rispettare il piano di rientro infatti dovremmo ottenere ogni anno un avanzo primario corrente stimato intorno al 4,2%, mentre attualmente viaggiamo intorno al 2,2%, quindi dovremmo migliorare l'avanzo primario del 2%, il che significa ulteriori tagli o tasse, visto che di crescita non se ne parla (il PIL nel 2013 è calato dello 0,4%, dati ISTAT). Non rispettando questa tabella di marcia automaticamente si applicherebbero le sanzioni sopra previste, quindi manovre fiscali eterodirette straordinarie (stile Grecia per intendersi, dove le leggi fiscali le scrivono ormai direttamente in inglese...) e vendita degli asset conferiti in garanzia, per arrivare all'acquisizione ed utilizzo della quota di fiscalità vincolata. Praticamente, essendo i maggiori conferenti di debito (attualmente stimabile in circa 1170 mld. da convogliare nel Fondo), e già sapendo di non poter reggere al ritmo di rientro imposto dal fiscal compact, la nostra partecipazione servirebbe semplicemente a costringerci a quelle manovre (patrimoniali, haircut conti bancari, ecc.) che gli Stati creditori, Germania in testa, ci hanno sempre amorevolmente consigliato e che finora abbiamo saggiamente evitato, facendoci avvitare ancor più in una spirale di recessione, aumento del debito, tagli, e così via fino alla distruzione (cessione) del nostro patrimonio economico e produttivo. E naturalmente non ci salverebbe più una uscita dalla moneta unica e dai suoi vincoli: l'emissione dei bond dell'ERF infatti, che sostituirebbero il rinnovo dei titoli di debito nazionali, a medio-lungo termine, sarebbe regolata da legge non italiana (presumibilmente inglese), per cui non si applicherebbe a quel debito la lex monetae, ovvero la possibilità di conversione in nuova valuta al tasso di cambio, come abbiamo visto qui.

Ma anche senza considerare questo rischio, e valutando oggettivamente il meccanismo di funzionamento, molti dubbi rimangono: ad esempio che questo ERF crei un pesante vincolo agli Stati partecipanti, con un'ulteriore rilevante cessione di sovranità fiscale (basti pensare alle manovre straordinarie che possono essere unilateralmente ordinate da coloro che vigileranno sull'applicazione della riduzione del debito) e reale (spossessamento di fatto di beni pubblici con possibilità di vendita forzosa) e forti rischi di democraticità lo dicono non i suoi detrattori, quei pochi che sanno della sua esistenza, ma gli stessi membri della commissione di studio che lo ha pensato e proposto: il German Council of Economic Experts, formato dai Prof. Dr. Dr. h.c. mult Wolfgang Franz, Prof. Dr. Peter Bofinger, Prof. Dr. Lars P. Feld, Prof. Dr. Christoph M. Schmidt, Prof. Dr. Beatrice Weder di Mauro, conosciuti anche come "i 5 saggi". Prima che ve ne usciate con "ecco, i soliti tedeschi maniaci dell'austerità e dell'abbattimento del debito ad ogni costo" vi devo avvertire che l'idea non era del tutto nuova: nell'ottobre 2011 con il titolo "L’Europa e la crisi dei debiti sovrani. Una proposta" un altro economista aveva proposto un meccanismo molto simile: Vincenzo Visco. Per il finanziamento dei bond il nostro ex Ministro delle Finanze aveva ipotizzato inizialmente una tassa sulle transazioni finanziarie, ma in caso di difficoltà di applicazione di essa aveva previsto "il finanziamento del servizio degli eurobonds a carico dei singoli Stati in proporzione al debito conferito nel Fondo mediante un esplicito ear-marking (destinazione prioritaria) delle loro entrate di bilancio al servizio del debito comune". I nostri governanti: sempre così in sintonia col pensiero tedesco...

Ecco alcuni passaggi delle conclusioni fornite dal GCEE nel loro studio del 2012:

The DRF/P (ovvero l'ERF) implies a significant transfer of sovereignty during the lifetime of the DRF/P (i.e. depending on the scheme 10 to 25 years), mainly through binding consolidation agreements and associated control powers.
...
To make a joint and several liability viable for highly rated countries the original proposal suggested that collateral to secure service of up to 20% of the transferred debt should be posted. This would however face legal and economic hurdles... Earmarking tax revenues for servicing the debt might also be considered, but this avenue may also raise legal problems (equal treatment; constitutional problems) and the scope for earmarking tax revenues appears modest in the case of some Member States.
...
Introducing a scheme of joint issuance of debt would inevitably pose new challenges for ensuring democratic legitimacy and accountability.
...
Even if legally possible, setting up a scheme of joint issuance of debt through a purely intergovernmental construction would present serious shortcomings and problems in terms of efficiency, democratic legitimacy and accountability. (le conclusioni integrali con lo schema di funzionamento le trovate qui, mentre i dati  e le tabelle aggiornati al 2012 e quindi non più attuali in valore assoluto, ma validi percentualmente sono qui).

Come si può vedere i proponenti, pur trovando auspicabile e positiva l'attuazione di questo fondo e del patto relativo, non nascondono che l'ERF sia un grande sacrificio, sia in termini di cessione di sovranità, che in termini meramente economici, né sottovalutano eventuali problemi, che considerano delle "sfide", riguardo la legittimità democratica e costituzionale di tutto l'impianto, specie se si andasse a toccare il prelievo fiscale, legittimità costituzionale che a mio parere, come per quasi tutte le costruzioni europee, manca infatti totalmente al progetto.

La nostra Carta, come è stato ribadito più volte, permette limitazioni alla sovranità solo ed esclusivamente quando siano "necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni" (art. 11) e mai per semplici scopi economici o a favore di organismi che perseguano scopi diversi da quelli previsti dalla norma. Una limitazione come quella prevista nel fiscal compact e che l'ERF dovrebbe semplicemente garantire ed agevolare, costringerebbe inoltre lo Stato italiano a dei sacrifici economici, i quali, anche se fossero fruttuosi (cosa di cui dubito fortemente...) porterebbero ad una riduzione della spesa pubblica che non permetterebbe all'Amministrazione il perseguimento dei suoi imprescindibili compiti di tutela e sviluppo di cui all'art. 3 comma II, ed esplicitati in numerose norme (artt.4, 9, 31, 32, 34, 38 solo per citarne alcune).

L'ERF è figlio dell'ideologia liberista espressa in tutte le sue azioni dall'Unione Europea, preoccupata solo del rigore dei conti e della stabilità dei prezzi, e come tale è antitetica alla costruzione democratica delle Nazioni europee, in primis dell'Italia. E' bene che questo concetto sia e rimanga sempre ben chiaro, perché deve essere la nostra guida per valutare ogni modifica che ci viene proposta all'assetto economico-istituzionale.

Ho detto che l'ERF è stato però già accettato dai nostri governanti e che manca solo la ratifica: sembra quindi che sia l'ennesima trappola in cui ci siamo (ci hanno i nostri politici, ma visto che li abbiamo scelti noi...) cacciati, ma forse potrà salvarci un aiuto inaspettato: quello della Germania, o meglio, la tirchieria un po' ottusa della sua classe dirigente.

Secondo i calcoli della GCEE infatti, la Germania, insieme all'Olanda, è il Paese che vedrebbe peggiorare il tasso di interesse con cui andrebbe a finanziarsi, aumentando dell'1% il costo del finanziamento: questo evidentemente non piace agli industriali, che già hanno dovuto inghiottire il rospo del salario minimo garantito, ed è difficile da far digerire ai contribuenti tedeschi ai quali è stata sempre raccontata dai suoi politici al potere la favola dei Paesi PIIGS spendaccioni e cicale con i soldi delle formiche del nord. Siccome ogni limitazione del diritto interno deve passare al vaglio del Parlamento e della Corte Costituzionale tedesca, ci sono buone possibilità che sia proprio la Germania a bloccare l'ERF ed a toglierci dal pantano in cui ci siamo ficcati.

Ci tocca proprio tifare per i nostri amati/odiati fratelli germanici...












11 commenti:

  1. Ma sbaglio o eravamo (noi italiani) a favore degli Eurobond? Non è molto diverso qui. Cosa vi spaventa, la garanzia che occorre sottoscrivere? Scusate, ma vi risulta che il governo abbia mai mancato di onorare un solo impegno? O pensate che possa farlo in futuro? O si vorrebbe avere un credito, decidere quanto e come spenderlo dividendo il costo (interessi) con gli altri Paesi come anche le conseguenze di una condizione di insolvenza?

    Per quanto riguarda la presunta tirchieria dei tedeschi magari ci si dovrebbe informare su quanto la Germania è esposta complessivamente e quanto ha versato a favore dei Paesi in crisi prima di fare simili affermazioni.

    Maurizio Cocucci

    PS.Il salario minimo influenza il settore dei servizi e solo marginalmente quello dell'industria dive i salari sono ben oltre gli 8,50 €/ora.

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    1. secondo lei ipotecare beni reali per garantire l'eccedenza del debito è normale e cosa giusta?...be allora abbiamo capito perchè l'italia va sempre più verso il fondo e non si risolleverà mai...Luigi è stato chiarissimo e preciso , non riuscire a vedere la trave nell'occhio è veramente preoccupante. Ah le dico una cosa : io sono italiano e sono stato sempre contro agli eurobond e le do un'altra informazione , qui non si tratta di eurobond, questa frase dell'articolo è chiara come il sole "questi bond saranno garantiti da vincoli di beni reali in garanzia che ciascun Stato sarà obbligato a fornire, in una misura fino al 20% del debito conferito"

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    2. Caro Maurizio, forse il movimento 5 Stelle o alcuni esponenti politici italiani erano a favore degli Eurobond, non certo chi ha un minimo di competenze e conoscenze giuridico-economiche. Il perché non siano, così come pensati, una soluzione, ma un aggravamento del problema, visto che sei un lettore assiduo (della qual cosa ti ringrazio) basta che ti rileggi "Lex monetae" per comprendere il problema di fondo, così come basta pensare alla follia di un'emissione di titoli di debito europei senza un serio bilancio europeo che li sostenga.
      Le considerazioni di Italiasedesta sono di buon senso: quando mai uno Stato sovrano ha garantito proprie emissioni con vincoli su beni reali? Ma neanche le obbligazioni emesse da società private hanno tale caratteristica: quello che garantisce gli investitori è il bilancio sociale, non i singoli beni e nessuno si sogna di vincolare le entrate di cassa.
      Riguardo alla Germania, dovresti appunto informarti e scopriresti che, grazie al Fondo Salva Stati, nelle sue varie forme, la Germania ha risparmiato sul rifinanziamento delle proprie banche, e quindi ha sollevato i propri contribuenti dall'onere relativo, per circa un terzo del valore delle proprie esposizioni finanziarie private. Ovvero in altri termini i Paesi della periferia europea hanno ripagato, con i propri sforzi e con i soldi dei cittadini, un terzo dell'enorme esposizione bancaria globale tedesca (comprensiva degli investimenti speculativi su derivati prima della crisi), senza averne in cambio alcun beneficio: gli aiuti a Grecia, Portogallo, Spagna e l'Irlanda, sono stati il rimborso, via bilancio pubblico, dei prestiti privati delle banche francesi, tedesche ed olandesi, al prezzo di riforme durissime e del crollo dell'occupazione e dei salari).
      La realtà è che la Germania ha socializzato le proprie perdite incautamente cumulate dal sistema bancario, quindi i soldi da essa versati al EFSF sono tornati principalmente a lei (ed alla Francia), mentre i soldi versati dall'Italia sono andati tutti a ripagare i debiti degli altri.
      Prima di piangere sulla sorte della povera Germania mi farei due calcoli...
      Sui salari dell'industria dimentichi che i produttori tedeschi hanno largamente approfittato dei minijobs anche nel loro settore, come ha dimostrato l'inchiesta di Die Zelt alla BMW che puoi trovare tradotta su Voci dalla Germania

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    3. Gli Eurobond sono stati fortemente voluti dall'allora ministro Tremonti e quindi da tutto il PdL, inoltre trasversalmente da parte di politici di altri partiti e dal Movimento 5 Stelle. Se facessimo un sondaggio sia in politica che tra i cittadini sono sicuro che la maggior parte sarebbe a favore. L'ostacolo comunque per una adozione deriva dalla opposizione di alcuni Paesi, tra cui la Germania che per approvarli dovrebbe cambiare la propria Costituzione che vieta al governo di assumere impegni finanziari che non siano approvati dal Parlamento. Gli Eurobond, essendo garantiti da tutti, rappresenterebbero una sorta di 'assegno in bianco' il cui eventuale impegno non potrebbe preventivamente essere approvato dal Bundestag e quindi per questo al momento incostituzionali.
      Venendo alla Germania e alle sue banche se tu facessi queste considerazioni ad un cittadino tedesco ti risponderebbe in malo modo perché il Governo ha dovuto provvedere ad aiutare alcune banche in difficoltà e questo con denaro pubblico.
      Quanto al discorso che hai scritto in merito ai presunti vantaggi che avrebbero ottenuto le banche tedesche grazie al ESM non l'ho capito. Credo che tu faccia riferimento al ragionamento 'strampalato' e completamente errato che alcuni (pseudo) economisti anti euro italiani (e non) hanno fatto. Ma andiamo ai fatti. Quando i Paesi in difficoltà si sono trovati di fronte alla crisi sia nei conti pubblici che di molte loro istituzioni finanziarie, che avevano debiti da onorare verso altri istituti stranieri, ci si é trovati di fronte all'alternativa tra aiutarli o lasciarli al proprio destino.
      Le banche di questi Paesi non erano poi indebitate solo o prevalentemente con banche tedesche, in realtà erano banche francesi le principali creditrici poi quelle tedesche. Da non dimenticare che anche quelle italiane avevano impegni non indifferenti anche se in misura inferiore.
      Se le banche dei Paesi in crisi fossero state lasciate fallire di sicuro anche quelle dei Paesi creditori avrebbero subito un forte contraccolpo con conseguenze per tutto il Paese ma la peggio (e di molto) lo avrebbero subito i primi. La Germania ad esempio sarebbe stata in grado di sopportare l'impatto sebbene a costi notevoli. Non so se altrettanto per l'Italia per le conseguenze derivanti dall'effetto domino. Ma più che parlare di questa ipotesi irrealistica vorrei invece chiamare in causa la disinformazione che vorrebbe il presunto aiuto del ESM alle banche tedesche.
      Il fondo ESM non presta (e sottolineo presta, non regala) il denaro versato dai singoli Paesi tra cui l'Italia perché provvede a raccoglierlo sul mercato emettendo bond a condizioni favorevoli avendo questi un rating molto alto. Il 'versato' dagli Stati membri serve come capitale di garanzia. Quindi i 14,32 miliardi versati da noi (come gli importi degli altri Paesi) non sono a fondo perduto ma potrebbero eventualmente rientrare nell'ipotesi che l'ESM dovesse sciogliersi.
      Allora riassumendo, Paesi come la Grecia si sono trovati nelle condizioni di chiedere aiuto. La nazionalità dei creditori a me non importa nulla. Le altre nazioni oltre al FMI attraverso diverse soluzioni hanno provveduto a farlo concedendo prestiti, prestiti che andranno restituiti. Il capitale versato al ESM non è stato utilizzato per i prestiti ma rimane come capitale di garanzia e investito in titoli dal rating elevato, quindi non solo o prevalentemente in Bund tedeschi. Insomma noi non abbiamo pagato nulla ai tedeschi o ad altri perché é una affermazione falsa. Tutto quanto versato, ripeto, non é a fondo perduto.

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    4. Riguardo la questione minijob. Se rileggi proprio l'articolo che mi hai citato vedi che parla nel caso BMW di una esternalizzazione (pratica usata dappertutto, pure qui) dove alcuni lavoratori in carico alle aziende terze erano in possesso non di contratti minijob ma interinali. Questo é diverso. Anche noi abbiamo un largo numero di aziende che si affidano alle agenzie di lavoro interinale e confermo che in Germania il ricorso a questo tipo di contratti é molto diffuso, ma i minijob sono altra cosa e poco utilizzati nell'industria.
      A questo proposito penso di scrivere qualcosa al riguardo perché ritengo i minijob una ottima proposta da copiare soprattuto se finalizzati all'introduzione di un sostentamento al reddito per i disoccupati. Purtroppo sono consapevole che attorno ad essi si é fatta una presentazione del tutto errata e quindi molti italiani sono comprensibilmente contrari, ma si tratta di spiegare con precisione di cosa si tratta.

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    5. http://www.ilgiornale.it/news/interni/tremonti-cos-banche-tedesche-ci-hanno-fregato-1007934.html http://www.economy2050.it/germania-ue-crescita-debito-pubblico-grecia/
      Tanto per dare un'idea.
      Non consideri il moral hazard che l'EFSF ha permesso alle banche tedesche e francesi e, ripeto, quanto ha risparmiato lo Stato tedesco, socializzando le perdite del proprio sistema bancario.
      Ah, riguardo all'ESM, a differenza dell'EFSF, i versamenti sono reali, non mere garanzie...

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    6. Ma a quale socializzazione ti riferisci? Le banche tedesche non hanno ricevuto un solo euro dall'estero. Ripeto ciò che ho scritto precedentemente, si poteva lasciar fallire quella irlandesi, greche, spagnole e portoghesi. Non so quanto avremmo risparmiato. E ripeto ancora: non c'è alcun regalo, tutto quanto dato loro è prestato quindi sarà restituito e il 18% che menziona Tremonti è un capitale di garanzia che in caso di scioglimento del ESM verrà restituito (14,32 mld).
      PS. Una 'chicca': sai chi nel 2012 propose di aumentare il capitale ESM da 700 a 1.000 mld (e quindi la quota di nostra competenza da 125 a 179 mld)?
      L'Italia per bocca di Mario Monti!
      E sai chi si oppose perché giudicava oramai al limite l'impegno complessivo messo a disposizione?
      La Germania per bocca di Angela Merkel!
      Qualcosa non torna nel teorema complottista di Tremonti, Tremonti che forse ha scordato che Six-Pack e Two-Pack furono firmati da lui e Berlusconi!

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  2. Forse non è ben chiaro il contesto. Iniziamo dagli Euobond e poi passiamo al ERF. Gli Eurobond sarebbero quei titoli europei che dovrebbero sostituire quelli nazionali attualmente emessi (es.i nostri BTP) e garantiti da tutti i Paesi dell'Eurozona. Il vantaggio è rappresentato dal fatto che essendo appunto garantiti da tutti i Paesi membri beneficerebbero di tassi di interesse bassi e per la maggior parte dei casi inferiori a quelli che oggi si pagano. Se uno Stato si trovasse nella condizione di non poter pagare un titolo a scadenza sarebbero gli altri a provvedere secondo la quota di partecipazione.
    Dato che gli Eurobond in questione non sono ancora stati ancora approvati non si può dire a priori se la garanzia da sottoscrivere sarà semplice o più impegnativa come nell'ipotesi del ERF. Potrebbe essere che venga richiesto un impegno formale, ergo una specie di ipoteca come appunto è incluso nel ERF altrimenti il mercato potrebbe vanificare il vantaggio giudicandoli non completamente affidabili. È come il fondo ESM, ha una capacità di prestito di 500 miliardi di euro ma il capitale sottoscritto a garanzia è di 700 miliardi (occorre tenere conto non solo della quota capitale - 500 mld - ma anche degli interessi).
    Ora veniamo al ERF. Per cercare di agevolare il processo di riduzione del debito si vuole far gestire la parte eccedente il 60% da questo fondo che emetterebbe obbligazioni garantite da tutti (anche se in misura proporzionale a quanto iscritto) e in cambio si chiede un impegno formale come garanzia. Ora, se ad esempio il nostro governo dovesse mai trovarsi nelle condizioni di non pagare una parte del debito a scadenza non è che arriva 'Equieuropa' e pignora il nostro oro, le nostre tasse o quello che è previsto. Semplicemente il nostro governo deve trovare il modo di pagare e solo nel caso non intendesse farlo l'Europa può rivalersi su quanto messo a garanzia. Ma questa ipotesi é del tutto remota, intanto perché non è mai accaduto che il nostro Paese abbia mai mancato di onorare i suoi impegni e poi perché dovesse accadere anche oggi significherebbe il completo dissesto finanziario, visto che nessun investitore sarebbe più disponibile ad acquistare un solo titolo. Nemmeno la Grecia ha mancato un pagamento prima di arrivare all'accordo con il quale è il suo debito è stato poi ristrutturato. Quindi, ribadisco, non vedo il problema.

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  3. Il problema è cosa viene garantito dall'ERF: come spiego nel post la garanzia è l'adempimento del fiscal compact, ovvero il rientro ventennale del debito pubblico sotto il 60% del PIL, cosa che è economicamente impossibile, visto che prevederebbe un tasso di crescita e la formazione di un avanzo primario del tutto irrealistico.
    Vincolare i propri beni o la propria politica fiscale all'adempimento di un obbligo impossibile economicamente da mantenere significa in pratica già aver deciso di svendere il proprio patrimonio pubblico e sottostare a manovre di rientro coatto che distruggerebbero la residua capacità economica e produttiva dell'Italia. Lo sa bene anche Padoan che ha provato a chiedere la posposizione dell'obbligo di rientro al 2016 (confidando che probabilmente il sistema euro collasserà prima, magari per merito della Francia) ricevendo il solito scontato diniego.
    Non capisco sinceramente come puoi difenderlo.

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    1. Non è proprio così, questo ERP prevede che la parte eccedente il 60% confluisca in un 'fondo' che provvede ad emette bond a tassi più favorevoli di quelli che i singoli Paesi otterrebbero, in questo modo il 'roll-over' diventa più agevole. Credo che fin qui siamo d'accordo.
      Dove invece dissento è il legame con il Fiscal Compact, dove l'obiettivo di riduzione é disgiunto dal ERP. Cioè se un Paese non dovesse rispettare l'obiettivo di medio termine scatterebbero le clausole previste dal patto stesso. Patto che non è così drastico come molti credono e comunque prevede eventualmente una sanzione pari al 0,5% del Pil.
      Perché sono favorevole al ERP? Perché é come se un cittadino si trovasse due soluzioni a fronte di un debito da pagare: la prima prevede di affidarsi ad esempio ad una finanziaria che non richiede garanzie ma ti chiede tassi variabili e alti. La seconda ad una banca che ti propone tassi inferiori ma in cambio una ipoteca (magari sulla casa). Se hai timore di non riuscire a pagare le rate potrei capire che la prima soluzione potrebbe essere preferita, ma se sei sicuro (come lo é e lo deve essere il nostro Paese) di onorare tutti gli impegni così come fatto sinora allora la seconda è indubbiamente più ragionevole.

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    2. Ti consiglio di leggerti il documento ufficiale della proposta ERF, dove si parla di "misure fiscali straordinarie" che i controllori del rispetto del rientro del debito possono autonomamente imporre, perché preventivamente autorizzati dal patto sottoscritto dagli aderenti al Fondo, agli Stati inadempienti.
      Che il Redemption Fund serva per "agevolare" il rispetto del Fiscal Compact è insito nel suo scopo e nella previsione del rientro di 1/20 ogni anno, espressamente stabilito.

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