giovedì 3 aprile 2014

Le pillole rosse - 7° pillola: i dipendenti pubblici

Pensavo francamente di aver terminato la serie delle"pillole rosse": dalle conseguenze dell'uscita dall'euro al debito pubblico, dalle privatizzazioni alla produttività, mi sembrava di aver trattato tutte le questioni che il Partito Unico Dell'Euro (per gli amici, ma anche no, PUDE) ci presenta per spaventarci o colpevolizzarci.

Mi sbagliavo.

C’è un acuto interesse in America per vedere se sarà un esecutivo che farà finalmente le riforme che si tutti aspettano da moltissimi anni e che Mario Monti ha tentato di fare prima di rinunciare per andare avanti a fare una politica normale" ... "Le relazioni cambieranno se Renzi cambia linea e se smette di strangolare l’economia italiana con le tasse. Deve tagliare la spesa pubblica, questo è il punto chiave. Se farà così le cose andranno certamente meglio" ... Cosa dovrebbe fare Renzi? ”Licenziare come minimo 500mila dipendenti pubblici come hanno fatto in Inghilterra e con quei soldi risparmiati tagliare le tasse di 15 miliardi di euro sia sui redditi personali sia sulle aziende. Così finalmente potrà iniziare un processo di emancipazione dell’Italia”. (intervista di Edward Luttwak ad Affari Italiani, link qui). Ed ancora va bene, sentite qui: " Nel pubblico impiego vi sono un milione di dipendenti in esubero, anche qui si è trattato di uno scambio: io ti assumo e tu mi voti. Con la spending review si è incominciato a mettere mano al problema, lo Stato dovrà dimagrire di un milione di dipendenti pubblici che occupano falsi posti di lavoro." (Stefano Zamagni, prodiano, già Preside della Facoltà di Economia di Bologna, link qui).

La ciliegina però si è avuta qualche giorno fa, in Veneto, con la nascita di un vero e proprio partito anti dipendenti pubblici: il nome non lascia adito a dubbi "Licenziare i dipendenti pubblici". Il fondatore è un imprenditore, Sante Carraro, simpatizzante del movimento dei "Forconi":  "Non ci siamo inventati nulla – spiega all'Intraprendente - Da sessant’anni a questa parte la riduzione del costo dell’apparato pubblico è tra i primi punti del programma elettorale di ogni formazione politica, poi puntualmente violata appena scrutinate le urne. Con la conseguenza che il sistema è al collasso". Soluzione? "Possiamo applicare la regola del taglio lineare che prevede una sforbiciata del 50 percento dei dipendenti pubblici, ma con incarichi dirigenziali. Così facendo riusciremo a risparmiare oltre 100 miliardi di euro" (servizio del Tgcom24, riportato qui).

Insomma, il bersaglio su cui si concentrano le attenzioni dall'estero e dall'Italia sembrano essere diventati i dipendenti pubblici, bersaglio per la verità non nuovo, anzi, si potrebbe definire un "evergreen" che va sempre bene, del quale Matrix (non la trasmissione e neanche il film: leggetevi la prima pillola se non lo sapete) è ben contento di mostrarvi le vergogne, con i statali che timbrano il cartellino e poi vanno a fare la spesa o al bar, o si mettono in malattia e poi fanno un altro lavoro, ecc. ecc..

Ma stanno veramente così le cose? Abbiamo una montagna di dipendenti pubblici, pasciuti e nulla facenti?
Vediamo come al solito qualche dato:


Dal 2001 al 2011 i dipendenti pubblici sono diminuiti da 3.670.000 circa, picco massimo del 2002, a meno di 3.400.000: una diminuzione di 270.000 unità, pari al 7,4% del totale degli occupati. Certo, 270.000 impiegati pubblici in meno (l'equivalente esatto degli abitanti di Venezia) sono un buon numero, ma, si dirà, ancora ce ne sono ben 3.400.000, un esercito. Chissà quanto di più degli altri Paesi europei...

fonte: www.concorsimagazine.it
A quanto pare, incredibilmente siamo nella media UE: se confrontiamo gli altri grandi Paesi, abbiamo circa lo stesso numero della Germania, meno degli addetti francesi e più degli inglesi (che hanno un'amministrazione pubblica storicamente molto snella). Il dato è confermato da questo articolo del Sole24Ore del settembre 2012 che titola: "Italia patria dei dipendenti pubblici? No, nella media: 58 impiegati ogni mille abitanti, come in Germania". Certo, il confronto con tutta la popolazione potrebbe essere fuorviante: vediamo allora in proporzione alla popolazione occupata

fonte: OECD 2012
Anche qui, nonostante vi siano Paesi con tassi di occupazione migliori, che rendono il rapporto dip. pubblici/occupati più basso, l'Italia si piazza nella media OCSE, che è circa del 13%. Se volete una visualizzazione migliore eccola, riferita allo studio del 2010 della Aran, Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni

fonte: Aran su dati ISTAT
Come si vede l'Italia vanta un numero di impiegati pubblici del tutto in linea con le media.
Forse però i nostri dipendenti pubblici guadagnano troppo, sicuramente più del lavoratori privati e certamente con una difesa migliore del potere di acquisto del proprio stipendio. Forse.

              
             

fonte: dati ISTAT 2011
Qui sopra sono riportati gli stipendi annuali medi dei lavoratori dipendenti del settore privato, comprensivi di indennità e mensilità aggiuntive (tredicesima, ecc.): la media del settore privato, riportato nell'ultima pagina della tabella è di 23.316, ma si va dai 16.304 dei lavoratori nelle scuole private laiche - che è inferiore persino alla media dei lavoratori agricoli (16.738), il che la dice lunga sulle privatizzazioni, come abbiamo visto - ai 52.462 dei giornalisti (quelli privilegiati che hanno un contratto fisso). I lavoratori dei servizi mediamente guadagnano di più di quelli della manifattura. Bene, ed il settore pubblico? Eccolo

fonte:dati ISTAT 2011
La media è effettivamente un po' più alta, 24.363, ma gli stipendi sono piuttosto omogenei, senza picchi in alto o in basso: a sorpresa i più alti risultano quelli delle Forze dell'Ordine, seguiti dai militari: il più basso mediamente invece è quello dei dipendenti delle Regioni e delle autonomie locali.
Dall'esame comparato si ricava quindi che tra settore pubblico e settore privato, a parità di contratto, non vi sono evidenti e stridenti differenze di trattamento economico. Ma vediamo ora come i vari stipendi si sono difesi dall'inflazione. Questi sono i dati a dicembre 2013 (per approfondimenti e per reperire lo studio completo vedere qui)


A quanto si vede sono i redditi del settore privato (linea grigia) ad essersi difesi meglio dall'inflazione, attualmente anche rispetto agli stipendi delle Forze Armate e dell'Ordine (spezzata nera). Negli ultimi tre anni l'adeguamento per gli stipendi pubblici è stato zero, come si vede dall'andamento piatto delle linee verdi e blu, a differenza di quelli privati che comunque, pur con qualche erosione (le linee grigia e rossa si avvicinano) sono cresciuti uguali o sopra il tasso di inflazione.

Niente di quello che ci viene continuamente detto è vero, dunque, e non è una novità; certo, nel privato contratti a tempo indeterminato se ne fanno sempre meno, ma la maggiore stabilità dell'impiego pubblico è stato comunque pagato dai lavoratori con la perdita di potere di acquisto reale e con il blocco dei turnover che ha portato all'aggravio dei compiti che ricadono sui dipendenti, specie nei settori della Sanità e della Giustizia, colpiti come sempre dai tagli lineari (dell'Istruzione e della Ricerca non è il caso neanche di parlarne...).

Solo un'ultima considerazione: rende sgomenti il furore ideologico che questi soggetti che invocano tagli draconiani ed a cui i dati sopra esposti non dovrebbero essere estranei, esprimono nei confronti dei lavoratori pubblici; proporre il taglio di un milione di dipendenti, che significa mettere in difficoltà circa tre milioni di persone, solo per poter recuperare qualche punto di debito pubblico, pagandolo con la maggiore inefficienza dei servizi e con l'abbandono di fatto di una tutela generalizzata dei cittadini a cui i servizi sono destinati - e la chiusura di ospedali e scuole, come la soppressione di tribunali, tutte cose documentate dai giornali e fonte recente di manifestazioni e proteste, sono lì a testimoniarne la verità - è una cosa che può essere spiegata esclusivamente con il cinismo con il quale l'ideologia liberista dominante considera i lavoratori: un mero fattore economico di produzione, una "merce lavoro" che si può gestire, ridurre od abbattere, per riequilibrare un sistema di libera concorrenza o si può affamare, comprimendo il loro salario, per riaggiustare una bilancia dei pagamenti.

Per questo alla fine saranno sconfitti.






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