Il vostro, il mio Matrix, visto che tutti noi ci viviamo dentro, è stato creato per tenerci buoni, non attraverso una realtà illusoria, ma gradevole e soddisfacente come quella del film, bensì attraverso la creazione di una finzione spaventosa ed oscura, che tolga la voglia di esplorare la realtà vera. Il nostro Matrix è fatto da articoli di giornale, interviste, dichiarazioni che hanno il preciso scopo di terrorizzarci e tenerci dentro: dentro a cosa? Dentro ad una costruzione economico-politica che ci sta rendendo schiavi, il cui fine ultimo, chiaro, ma inconfessato ed inconfessabile, è farci accettare l'euro e le regole dell'Eurozona e quindi di essere governati da élite finanziare ed industriali, attraverso i loro portavoce politici.
Lo so, molti di voi non mi crederanno e penseranno al solito complottista fuori di testa, che ce l'ha con la finanzabrutta e le multinazionalicattiveespietate (i luoghi comuni, goofy docet, sono sempre scritti tutti attaccati, perché di solito vengono pronunciati in un solo fiato, come una parola sola): è per questo che ho intenzione di darvi una serie di "pillole rosse" con le quali spero di farvi vedere la vera realtà che sta al di fuori di Matrix, un pezzetto per volta. però, a differenza della pillola di Morpheus, una volta che avrete aperto gli occhi, starà a voi continuare a rimanere svegli, informandovi autonomamente e formandovi una vostra coscienza critica; altrimenti sarà facile che ricadrete nel sogno/incubo fino ad un brusco risveglio che non sarà piacevole.
La prima pillola che vi porgo oggi vuole spazzare via uno dei capisaldi di Matrix per tenervi avvinti all'euro: il rapporto fra svalutazione ed inflazione.
Quando in una discussione qualcuno ipotizza la possibilità di sganciarsi dalla moneta unica e tornare ad una moneta nazionale, gestita dallo Stato, c'è sempre un'economista, un giornalista o un politico che salta su e comincia a dire: "Pazzia! Ma vi rendete conto che se torniamo alla nostra liretta i mercati ci massacreranno, Dovremo svalutare del... (e qui cifra a piacere, dal 40% al 200%...) sull'euro, finiremo come l'Argentina, nessuno comprerà più i nostri titoli pubblici, i prezzi delle materie prime saliranno alle stelle, la benzina costerà sette volte di più, il valore dei redditi crollerà, i prezzi saliranno che ci vorrà la carriola per andare a fare la spesa, l'inflazione salirà del... (idem), i pensionati e i salariati moriranno di fame, ecc. ecc.". Questo è Matrix.
Su cosa si basa Matrix? Oltre che su prospettive irrazionali, tipo "nessuno vorrà più fare affari con noi", "saremo i paria del mercato finanziario" et similia (e vedremo in altri post perché sono irrazionali), si basa su un ragionamento tanto semplice quanto di effetto: se svalutiamo ci sarà un inflazione pari alla svalutazione.
Adesso vi do la pillola rossa, anzi metà, che l'altra metà mi serve per dopo: se svalutiamo l'aumento del tasso di l'inflazione sarà, forse, una minima percentuale dell'importo della svalutazione, ovvero non vi è un rapporto diretto fra svalutazione ed inflazione.
Chi ce lo dice? La storia economica: non è mai accaduto che la svalutazione abbia portato ad una pari inflazione. Vediamo un grafico:
Rapporto fra svalutazione ed inflazione in Italia
fonte: goofynomics
Qui abbiamo la svalutazione della lira e poi dell'euro calcolata sul dollaro (che è la moneta degli scambi internazionali) ed il tasso di inflazione: come si vede le due curve non procedono affatto di pari passo, anzi! Nel 1979 la lira si agganciò al marco nello SME e si rivalutò del 22% (il picco in basso della linea blu), ma i prezzi (che secondo la logica di Matrix sarebbero dovuti scendere) invece salirono del 8%. D'altronde
quando la lira uscì dallo SME nel 1992, perché il cambio era diventato insostenibile, ci fu una svalutazione del 20%, ma, incredibilmente l'inflazione scese dal 5% al 4% nell'anno successivo. Ohibò, ma allora?
Allora significa che l'inflazione, più che dalla svalutazione, è influenzata dalle dinamiche fra produzione e forza lavoro e che in alcune condizioni, una svalutazione è talmente positiva per il sistema economico, che l'inflazione non aumenta, ma addirittura diminuisce. E' chiaro però che, generalmente, ad una data svalutazione corrisponde una certa quantità di inflazione, almeno nel medio periodo. La domanda che ci dobbiamo porre è quindi: quanta svalutazione si avrà, uscendo dal sistema dell'euro?
Matrix ci dice che svaluteremo percentuali che oscillano, a secondo dei personaggi che le propongono, dal 200%, stile Argentina, al più ragionevole 50% o poco meno. Adesso vi do l'altra metà della pillola rossa: la svalutazione normalmente è pari al differenziale fra i tassi di inflazione cumulati nel periodo in cui, per via del cambio fisso o della moneta unica, le economie di Paesi differenti sono rimaste agganciate. Sembra complicato? Vediamo di chiarire.
Quando due Paesi agganciano le loro valute (di solito un Paese ad economia matura ed uno in via di sviluppo), i prezzi delle merci sono agganciati loro stessi: con una moneta unica è ancora più intuitivo, una mela italiana costa 1 euro, sia ad un italiano che a un francese o a un tedesco, non esiste cambio che mi porta ad un aumento o a una diminuzione reale del prezzo del bene per un acquirente straniero. Il tedesco magari può comprare la mela tedesca che costa 99 centesimi, ma preferisce quella italiana. All'interno però dei singoli Paesi le differenze dinamiche produttive creano sempre un tasso di inflazione, ovvero di aumento dei prezzi, che è diverso dall'uno all'altro: tipicamente un paese più arretrato con una produttività inferiore e meno organizzato tende ad avere un tasso di inflazione superiore, perché il costo di produzione delle merci, meno efficiente, tende ad essere superiore. Questo differenziale pur se minimo, in un sistema in cui ho un cambio bloccato, non si può scaricare sulla moneta, cosa che riequilibrerebbe lo scarto, e perciò la mela italiana l'anno dopo non costa più 1 euro, ma 1,05 (inflazione al 5%), mentre quella tedesca costa 1,01 (inflazione al 2%); a questo punto il tedesco si fa due conti in tasca e visto che il differenziale fra le merci è salito da 1 cent. a 4 cent decide che tutto sommato la mela tedesca è buona uguale, oppure sceglie un altro frutto. Il risultato è che, piano, piano, le merci italiane perdono di competitività rispetto a quelle tedesche e la bilancia dei pagamenti peggiora. Possiamo vedere i differenziali di inflazione degli ultimi anni qui:
Fonte: Goofynomics
Come si vede con l'avvento dell'euro i differenziali si sono ridotti, ma non sono scomparsi e soprattutto non sono stati compensati da oscillazioni del cambio fra i Paesi UE, non essendovi più un cambio.
Quando infine la situazione diventa insostenibile e l'aggancio o l'unione si spezza, allora improvvisamente tutta la differenza cumulata fra i diversi tassi di crescita delle inflazioni si scarica sulla moneta del Paese che esce, svalutandosi La percentuale di svalutazione è pari nel medio termine al differenziale cumulato delle inflazioni fra il Paese "debole" e quello "forte".
Anche qui un esempio:
Come si vede in tutti i casi in cui vi è stata una rottura di una unione monetaria (cambi fissi o moneta unica) il Paese "debole" ha svalutato di una percentuale pressoché uguale al tasso di inflazione cumulato fino a che l'unione era durata. L'Argentina ha effettivamente avuto una svalutazione di oltre il 200% all'uscita (l'anno dopo in effetti il pesos si è rivalutato, facendo scendere l'inflazione a circa 200%: ricordate Matrix? "avremo una svalutazione come l'Argentina!"), ma il differenziale di inflazione cumulato con gli USA, ai quali si erano agganciati, era stato appunto del 190% e ve lo faccio vedere:
Tassi di inflazione cumulati fino a rottura unione pesos-dollaro
Fonte: International Financial Statistics by Goofynomics
dove 221 - 31 = 190.
Quello che non è mai successo è che la svalutazione nel medio periodo fosse estremamente diversa e più alta del tasso di inflazione.
Veniamo ora all'Italia: sappiamo che in questi dodici anni circa di unione monetaria il differenziale di inflazione cumulato dall'Italia con la Germania, che è il Paese "forte" dell'UE, è di circa il 25/30%, per cui la svalutazione che ci dobbiamo aspettare è, salvo iniziali oscillazioni, intorno a tale cifra rispetto all'euro. E l'inflazione? L'inflazione, come abbiamo visto, dipende da tanti fattori: in un periodo di crisi deflattiva come questo, con scarsa domanda aggregata e fattori produttivi sottoutilizzati, l'inflazione potrebbe avere un aumento marginale, più che compensato dalla ripresa delle esportazioni e dei salari, prima e dell'occupazione poi, derivante dall'aumento della domanda. Quello che è sicuro è che non salirebbe come la svalutazione.
E le materie prime? E la benzina? Per questo e altro ancora ci saranno altre pillole rosse.
Per oggi avete avuto un assaggio di realtà: se non volete continuare o non mi credete la soluzione è facile, c'è la pillola blu.
Questa e' informazione. E' fondamentale far passare certe nozioni, per lo piu' sbugiardate o fatte passare sotto traccia dai media. La divulgazione e' lo strumento che aiutera' l'"euro-emancipazione".
RispondiEliminaSono assolutamente d'accordo: solo una corretta informazione permette di non farsi spaventare dal terrorismo mediatico del PUDE.
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