Come previsto in un post di qualche settimana fa la crisi sta portando alla deriva un numero sempre più ampio di paesi, principalmente nell’Europa meridionale.
Gli scenari politico-economici di Grecia e Portogallo (tanto per menzionare i due casi alla ribalta in questi giorni) prefigurano un’altra estate calda sui mercati finanziari.
In Portogallo si dimette il ministro delle finanze in aperta opposizione alle politiche di austerity, derivanti dalla necessità di sottostare ai dettami di BCE, FMI e UE dopo la concessione di un prestito da 78 miliardi nel 2012. L’instabilità politica, chiaramente, ha agitato i mercati che hanno portato i rendimenti sui BOT decennali oltre l’8%. La disoccupazione è al 17,5% e gli interventi nel campo sociale ed economico stanno mettendo in ginocchio il paese.
In Grecia la situazione è ancora più grave: l’ultimatum della Troika impone di fornire in brevissimo tempo le garanzie necessarie per accedere a una nuova parte di aiuti (8,1 miliardi) previsti per agosto; queste garanzie esigono ancora una volta tagli, sacrifici, dismissioni.
Il Governo di Atene dovrà accelerare sulla riforma del lavoro, strutturato su base “tedesca” (minijob) con norme che introducano una bassa retribuzione per ridurre la disoccupazione, offrendo a chi assume la possibilità di negoziare una retribuzione massima di 350 euro/mese.
Oltre a questo si staglia all’orizzonte il timore di un crack scatenato dal consistente quantitativo di titoli di Stato presenti nell’istituto nazionale di previdenza e di mutuo soccorso. Questo porta a situazioni insensate, come ad esempio il pagamento della prima mensilità della pensione a un anno dal termine del periodo
lavorativo. E se vogliamo aumentare l’inquietudine, possiamo ricordare che il Fondo Monetario Internazionale pochi mesi fa ha fatto pubblica ammenda, svelando come gli interventi in Grecia siano stati sbagliati e dannosi.
George Soros ha dichiarato che la Grecia non potrà mai più riprendersi, specialmente in questa situazione “euro-centrica”. E le ultime richieste lo confermano.
La situazione è destabilizzata, in Francia il movimento anti-euro comincia a nutrirsi sempre di più, la sfiducia in merito alle politiche del Presidente Hollande è sempre più forte, da questo paese potrebbe arrivare quello stimolo che porterà a una ridiscussione dei trattati prima, e allo scioglimento dell’unità monetaria poi.
In Italia, volendo sollevare per poche righe il velo pietoso che ricopre la nostra classe politica, ci si divide fra l’ennesima dimostrazione di “euriasmo” di Enrico Letta, premier con delega agli entusiasmi europei, e le parole dei ministri Saccomanni [Economia ] (si vede la luce in fondo al tunnel) e Zanonato [Sviluppo economico] (siamo al punto di non ritorno).
Ogni commento è puramente superfluo.
Andrea Visconti
nonostante sia superfluo l'indignazione per la classe politica italiana dev'essere manifestata...la figuraccia di ieri di Letta che va con il cappello a chiedere l'elemosina e torna felice a casa come un bambino mostrandola medaglietta di legno data dall'europa è qualcosa che lascia allibiti..i media hanno fatto passare la giornata di ieri come una grande vittoria mentre non è successo nulla di nulla e sottolineo NULLA!! Siamo al cappio della Troika e invece di tentar di liberarci e combattere aiutiamo il boia a stringere il nodo...
RispondiEliminaL'indignazione deve essere manifestata, hai ragione. La mia era un'amara chiosa alle dichiarazioni dei politici che manifestano, come sempre, poca coerenza e scarsissima trasparenza. A breve arriverà il giorno in cui la verità sulla situazione economica e sociale del nostro paese verrà a galla e tutti questi "onorevoli" dovranno fare i conti con il loro europeismo ad oltranza e con l'incapacità di rappresentare un paese che ha bisogno di una seria discussione: non QUANDO ma COME uscire dall'euro e programmare tutti gli interventi per il post eurexit.
EliminaNoi dobbiamo proseguire nella diffusione delle vere notizie, dobbiamo far aprire gli occhi a quelli che labenzinacosteraventivoltedipiu ed affini...