Le Interviste de L'AntiDiplomatico: dopo Sapir, Ambrose Evans Pritchard, e il nostro Claudio Borghi, Alessandro Bianchi intervista il grande Paul De Grauwe, Professore di Politica economica alla London School of Economics e autore di "Economia dell'Unione Monetaria"
di Alessandro Bianchi
- In un suo studio recente, Design Failures in the Eurozone: Can they be fixed?, ha dimostrato come l'Unione monetaria europea non sia riuscita ad uniformare le cosiddette dinamiche di espansione e arresto – “boom and busts” - anzi la sua presenza ha di fatto amplificato gli effetti negativi per i singoli paesi membri. Ci può spiegare meglio le ragioni?
Ripeto spesso come la zona euro, al momento della sua creazione, appariva come una bella villa in cui tutti gli europei volevano entrare. Ma era una villa che non aveva un tetto. Quindi, fino a quando il tempo è stato buono, abbiamo continuato a voler restare tutti al suo interno, ma ora che il tempo è pessimo cresce la voglia di scappare.
In quello studio, in particolare, prendevo a riferimento uno dei fallimenti di progettazione, riguardante le dinamiche endogene interne all'Unione delle espansioni – “boom” – ed arresti – “busts” – dimostrando come la partecipazione alla zona euro abbia"spogliato" gli Stati delle vecchie protezioni lasciandoli in balia di effetti molto più ampi dei normali cicli tipici di tutti i sistemi capitalistici.
Nella zona euro le politiche monetarie sono centralizzate, ma il resto delle misure macroeconomiche rimangono nelle mani dei governi nazionali, producendo dinamiche peculiari e senza costrizioni per l'esistenza di una moneta unica. Come risultato, la dinamica dei “booms and bust” non può convergere a livello della zona euro, ma, al contrario, l'esistenza di un'unione monetaria ne amplifica l'ampiezza a livello nazionale, perché il tasso d'interesse è uguale per tutti i paesi membri. Ed è un tasso troppo basso per i paesi che registrano l'espansione e troppo alto per i paesi in recessione: quando Spagna, Irlanda e Grecia hanno incominciato a registrare alti tassi di crescita, anche l'inflazione ha chiaramente seguito il passo. Tuttavia, restando lo stesso il tasso d'interesse nominale deciso dalla Bce, il tasso d'interesse reale era, per quei paesi, eccessivamente basso, aggravando l'arresto e le conseguenze dell'esplosione della bolla creditizia alimentata dall'afflusso dei capitali dal nord Europa. L'opposto è accaduto per i paesi con bassa crescita o in recessione. L'Unione monetaria ed un solo tasso d'interesse, quindi, amplificano questi effetti distorsivi per le economie nazionali.
- Professore in diversi suoi scritti lei aveva anticipato come l'austerità imposta ad i paesi europei avrebbe peggiorato e non certo migliorato l'andamento del rapporto debito/Pil. Esattamente quello che è successo. Ed ora la zona euro è anche molto vicina ad entrare in una pericolosissima spirale deflattiva. Si può dire che le autorità siano riuscite nell'impresa di commettere esattamente gli stessi errori degli anni '30?
Dobbiamo essere molto precisi in proposito e differenziare la situazione americana da quella europea. Negli anni '30, gli errori erano stati commessi sia dalle autorità governative che hanno applicato politiche di austerità in una fase depressiva in cui era necessario dare stimolo alla domanda interna; ed anche da quelle monetarie, che hanno frenato l'accesso al credito dell'economia reale, producendo un drammatico circolo