Il giornale tedesco Der Spiegel riassume uno studio del prestigioso DIW (Istituto Tedesco per la Ricerca Economica) che spiega come la Germania si stia “ammazzando di risparmio” anziché investire per assicurarsi un futuro. E i risultati si vedono già: infrastrutture fatiscenti, pochi investimenti per istruzione, impianti e macchinari, produttività del lavoro in declino, patrimonio pubblico trascurato, enormi somme di denaro investite all'estero con pessimi risultati. Ma i politici tedeschi non se ne accorgono, parlano tutti lo stesso linguaggio ed hanno elargito promesse mai mantenute.
L'articolo è giunto alla nostra attenzione grazie ad un recente post sul blog del prof. Alberto Bagnai (il quale faceva notare questi problemi già da parecchio tempo).
Traduzione di Henry Tougha
Infrastrutture a pezzi: la tirchieria minaccia il futuro della Germania
Vista da fuori la Germania sembra avere un'economia robusta. Ma uno studio pubblicato da un importante istituto economico mostra che il paese sta investendo decisamente troppo poco in infrastrutture e nel proprio futuro, e in pratica si sta ammazzando di risparmio. SPIEGEL Staff
Quando i principali contendenti dell'attuale campagna elettorale parlano della Germania, si ha spesso l'impressione che appartengano tutti allo stesso partito. La cancelliera Angela Merkel, dell'Unione dei Cristiano-Democratici (CDU) ha elogiato il proprio paese come una “nazione esportatrice di successo”. Il suo oppositore, Peer Steinbrück, del centro-sinistra Socialdemocratico (SPD) ha fatto le lodi del “paese forte” i cui meriti vanno dalla tradizionale “concertazione sociale” tra imprenditori e lavoratori tedeschi, fino all' “eccellente scenario della ricerca universitaria”.
Naturalmente ci sono anche delle piccole differenze tra i candidati, specialmente se si parla di giustizia sociale. Steinbrück vuole alzare le tasse sul patrimonio, mentre la Merkel vorrebbe aumentare le pensioni per le mamme in pensione. Ma chiunque metta a confronto i discorsi dei due massimi candidati non può che ricordarsi di un ottimista slogan elettorale degli anni '80: “Way to go, Germany!” [“Continua così, Germania!”].
La cancelliera e il suo principale sfidante stanno disegnando un'immagine rassicurante ma tuttavia fuorviante del paese. Da un po' di tempo ormai, i tedeschi iniziano a sospettare che ci siano ben poche ragioni per essere così compiaciuti. Chiunque viaggi per il paese può accorgersi che ci sono un sacco di buche nelle strade, binari ferroviari in disuso e scuole fatiscenti. E chiunque lavori per una delle più grandi compagnie industriali del paese, sa anche che la gran parte dei nuovi impianti di produzione vengono fatti all'estero, non in Germania.
Finalmente gli economisti hanno tradotto i problemi della Germania in numeri concreti. L'Istituto Tedesco per la Ricerca Economica (DIW) ha presentato uno studio che dimostra che la Germania non è affatto l'economia egemone in Europa come il settimanale britannico The Economist ha recentemente suggerito nella sua copertina. Piuttosto, il DIW disegna l'immagine di un'economia in difficoltà, che è stata gravemente squilibrata per anni.
I tedeschi risparmiano di più rispetto alla maggior parte di coloro che vivono nel mondo industrializzato, ma investono molto poco nel proprio futuro, il che li rende economicamente molto più deboli di quanto i leader politici si rendano conto. Secondo lo studio, la Germania "si sta ammazzando di risparmio".
Una carenza cronica di investimenti
La diagnosi è allarmante. Sebbene la Germania abbia sopportato la crisi economica e finanziaria meglio di tutti gli altri grandi paesi industrializzati ed abbia creato più di un milione di nuovi posti di lavoro, ciò è avvenuto più che altro grazie ad anni di repressione salariale permessa dai sindacati nazionali.
A peggiorare le cose, la produttività di questi posti di lavoro – un aspetto decisivo per la crescita e la prosperità a lungo termine – ha contribuito all'attuale boom altrettanto poco quanto la domanda di consumi, che è stata invece un importante traino alla crescita in altri paesi.
L'istituto di Berlino punta il dito sulla carenza cronica di investimenti come la causa principale di questa scarsa produttività. Sia lo Stato che il settore privato spendono troppo poco in infrastrutture, istruzione, impianti produttivi e macchinari.
“A dispetto di tutti i successi degli anni passati, la Germania non ha creato alcuna base di investimenti per assicurarsi una crescita robusta,” concludono i ricercatori.
In altre parole, la Germania sta consumando le proprie riserve. I ponti sono fatiscenti, le fabbriche e le università sono in deterioramento, e non si spende nemmeno abbastanza per mantenere le reti telefoniche. Tutto ciò si ripercuote in un massiccio impoverimento del paese, secondo i calcoli del DIW.
Circa 15 anni fa, il patrimonio netto dello Stato corrispondeva ancora a circa il 20% del prodotto interno lordo (PIL). Aggiustato all'inflazione, esso ammontava a circa 500 miliardi di euro (ovvero 650 miliardi di dollari). Nel 2011, questa cifra si è ridotta ad appena lo 0,5% del PIL, ovvero appena 13 miliardi di euro, soprattutto a causa di una trascuratezza sistematica.
Tutti i partiti politici tedeschi si stanno impegnando a spendere più soldi per autostrade, trasporti pubblici ed istruzione nella prossima legislatura – ma hanno già fatto diverse volte le stesse identiche promesse in passato. Alla fine, però, i già magri bilanci per gli investimenti sono stati ulteriormente tagliati e i soldi suddivisi tra gruppi privilegiati di elettori. Potrebbe andare a finire esattamente nello stesso modo anche stavolta.
Bravi a risparmiare, incapaci a investire
La carenza di investimenti si sta ancora ampliando. La quota degli investimenti, ossia la proporzione del prodotto nazionale impiegato per fare investimenti, è in declino da anni. Nel 1999 era ancora al 20%, ma oggi è scesa ad appena il 17%. Anno dopo anno, sono mancate decine di miliardi di euro fortemente necessari per la manutenzione di autostrade, ferrovie e macchinari.
A partire dal 1999 i rinnovamenti non fatti si sono sommati fino ad ammontare ad un colossale arretrato di mille miliardi di euro. C'è un semplice detto in economia: gli investimenti di oggi sono la crescita di domani. Di conseguenza, gli investimenti mancati di ieri sono una perdita di prosperità di oggi.
I ricercatori del DIW hanno calcolato l'impatto di questo ammanco negli anni. Se i tedeschi avessero investito tanto quanto la media dei paesi dell'Eurozona durante gli ultimi 15 anni, la crescita pro-capite sarebbe stata maggiore di un punto percentuale ogni anno – e oggi i tedeschi sarebbero molto più ricchi.
Ciò non significa comunque dire che i tedeschi siano poveri. I risparmiatori mettono via più soldi di quasi qualsiasi altra nazione industrializzata. Questo sarebbe effettivamente un buon segno, perché in economia i risparmi sono la base per fare degli investimenti – almeno nelle situazioni normali.
Ma da questo punto di vista, da un po' di tempo c'è qualcosa di anomalo in Germania. Non solo i tedeschi hanno messo una grossa parte del proprio gruzzolo all'estero, ma i soldi così investiti non hanno prodotto “i risultati attesi,” come dice il report del DIW. “Dal 1999, gli investitori tedeschi hanno perso qualcosa come 400 miliardi di euro per via di cattivi investimenti all'estero.”
I giganti industriali tedeschi sono stati tra le vittime principali di questa strategia d'investimento pasticciona. Il gigante delle telecomunicazioni, Deutsche Telekom, per esempio, ha distrutto le proprietà degli azionisti per una somma di 40 miliardi di euro acquistando due operatori di telefonia mobile statunitensi. Lo stesso è accaduto alla Daimler quando ha acquistato una quota eccessiva della casa automobilistica americana Chrysler. Alla fine entrambi questi investimenti sono finiti in gran parte sotto la voce perdite.
Ma anche risparmiatori privati e banche hanno perso grandi somme di denaro. Hanno acquistato titoli statunitensi, quote di proprietà in palazzi per uffici a Dublino o investito in località vacanziere in Spagna. Una gran parte di questi asset sono scomparsi, evaporati nel caos finanziario globale e nella crisi debitoria dell'Unione Europea.
Se i tedeschi avessero investito i soldi in casa propria, non solo avrebbero ricevuto rendimenti maggiori, ma l'economia del loro paese sarebbe cresciuta più rapidamente, così dicono i ricercatori del DIW. Ciò inoltre avrebbe generato maggiore gettito fiscale a disposizione del governo.
Gli economisti traggono una conclusione ben chiara dalla loro analisi: il governo deve spendere più soldi in centri di assistenza e linee ferroviarie e intanto creare incentivi per maggiori investimenti privati in settori come quelli dell'energia e delle telecomunicazioni.
Un pacchetto d'investimento da 75 miliardi di dollari all'anno non solo aiuterebbe ad alimentare la crescita interna, ma sarebbe anche “di aiuto per l'economia spagnola e quella italiana,” dice il capo del DIW, Marcel Fratzscher.
Ad un primo sguardo, ciò potrebbe apparire la fine delle politiche di ristrettezza fiscale in Germania, cosa che i politici dell'Europa del sud stanno chiedendo da un po' di tempo a questa parte, ma in realtà il programma del DIW non è nulla del genere. I ricercatori non propongono di accumulare ulteriore debito. Piuttosto, i soldi spesi dal governo andrebbero impiegati dove producono i maggiori benefici economici – per esempio nella rete di trasporti nello stato del Nord Reno–Westfalia, nella Germania occidentale, che è il cuore industriale e commerciale della Germania.
L'articolo poi prosegue specificando le condizioni di infrastrutture, comunicazioni, istruzione, ed altri settori di spesa in Germania. Qui riportiamo solo qualche brano:
“Molti ponti e autostrade risalgono agli anni '70, sono arrugginiti e si stanno sgretolando, e non possono gestire il crescente flusso di traffico. Di recente, il ponte sul Reno vicino a Leverkusen è stato chiuso ai camion per diverse settimane, provocando disagi per chilometri”.
“Secondo studi commissionati dal ministro dei trasporti del Nord Reno–Westfalia, Michael Groschek (SPD), tutte le infrastrutture autostradali di quello stato sono in condizioni desolanti. Dei 100 ponti finora ispezionati, 80 hanno un disperato bisogno di riparazioni [...] Groschek stima si debbano spendere 4,2 miliardi per queste riparazioni [...] e aggiunge che alcuni ponti ferroviari sono vecchi di più di 100 anni”.
“I giornali locali già parlano di una "paralisi incurabile" di quest'area, e alcune imprese si chiedono quanto a lungo saranno ancora in grado di spedire i loro prodotti sul mercato globale”.
“Molti ponti e autostrade in Nord Reno–Westfalia non sono più in grado di reggere l'immenso carico. Potrebbero letteralmente collassare sotto il peso.
Quando i professionisti della logistica tracciano un percorso, ci vuole un'eternità perché le spedizioni arrivino. A volte stanno ferme per oltre una settimana prima di poter raggiungere il porto di Amburgo. Una volta bastava appena un giorno”.
“Poiché questa tradizione di dissanguare il paese risale agli anni '90, c'è oggi un'enorme necessità di investimenti, concludono i ricercatori. Se la Germania vuole mantenere le sue infrastrutture in uno stato accettabile, dovrà spendere ulteriori 6,5 miliardi ogni anno”.
“È difficile da credere, ma se si parla di una delle più importanti tecnologie del 21° secolo, cioé della rete Internet ad alta velocità, la Germania rischia un ritardo rispetto al resto della comunità internazionale [...] In uno studio pubblicato l'anno scorso, la Germania è arrivata quasi ultima – superata da paesi come Lituania, Bulgaria e Romania”.
“Per anni i politici tedeschi hanno ripetuto instancabilmente nei loro discorsi il mantra che 'dobbiamo investire di più nell'istruzione' [...] ma l'aumento della spesa è stato solo di poco maggiore dell'inflazione. Con una quota di appena il 5,3% della spesa governativa, la Germania spende per l'istruzione non solo meno della media UE, ma anche decisamente meno della maggior parte dei paesi dell'OCSE [...] Attualmente un misero 0,1% del PIL tedesco è speso per la cura dei bambini sotto i 3 anni d'età. In Scandinavia tale proporzione è otto volte tanto.”
Immagini associate all'articolo (didascalia sottostante aggiunta da Voci Dall'Estero):
Questo grafico mostra la differenza degli investimenti in infrastrutture (in percentuale di PIL) tra l'Eurozona (Germania esclusa) e la Germania. La Germania ha investito in infrastrutture una quota del proprio prodotto inferiore rispetto al resto dell'Eurozona, durante tutto il periodo considerato.
“Campioni di risparmio” : i tedeschi hanno destinato al risparmio il 24,2% del proprio PIL, più di molti altri importanti paesi OCSE.
Gli asset comprati dai tedeschi in paesi esteri in percentuale del PIL tedesco: da meno del 5% nel 1999 a più del 40% nel 2012. Come spiegato nell'articolo questi investimenti verso l'estero si sono rivelati essenzialmente un pessimo affare.
Investimenti pubblici lordi in percentuale di PIL nel 2012.
Investimenti in infrastrutture per il trasporto, media dal 2000 al 2010 in percentuale di PIL.
Spesa per la cura dei bambini (fino a 3 anni) nel 2009 in percentuale di PIL.
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