giovedì 10 ottobre 2013

Dolce risveglio

Sul neonato sito www.bottegapartigiana.org ho letto questo articolo di Rodolfo Monacelli a cui non ho potuto non rispondere. Questa è la mia risposta:

Non posso che salutare positivamente una presa di coscienza sul reale problema italiano e sulle reali cause della crisi. Peccato che sia fuori tempo massimo.
Alberto Bagnai scrisse un lucidissimo articolo già due anni fa su Il Manifesto per avvertire la sinistra dei danni compiuti dall'euro, per far capire che l'euro, voluto fortemente dal PD e dalla sinistra tutta, non era una semplice moneta, ma un metodo di governo ed un metodo di governo liberalista ed antidemocratico, che colpiva ed avrebbe continuato a colpire le classi lavoratrici, artigiane e medio-piccolo imprenditoriali, ovvero quelle che storicamente dovrebbero essere difese dalla sinistra. Il risultato è stato prendersela con il dito che indicava la luna.
Il Sogno europeista ha cullato la sinistra in tutto questo tempo, nonostante le evidenze della crisi: in nome di una fratellanza dei popoli europei e l'unione dei lavoratori, che non c'è mai stata e che è utopistico ed antistorico prevedere per il futuro, la sinistra ha avallato le peggiori politiche di destra e lo smantellamento, o meglio la lenta erosione dei diritti sociali faticosamente conquistati negli anni '70, a prezzo di dure lotte.
Messa di fronte alla realtà la sinistra si è rifugiata nel mantra "più Europa" arrivando con i suoi esponenti di spicco (Prodi in testa) a teorizzare la crisi come spinta alla maggiore unione, come pungolo per fare quel salto che la gente era riluttante a compiere, la sofferenza come stimolo quasi pavloviano al comportamento voluto. L'effetto di questo pensiero, mi si permetta paternalistico e piuttosto antidemocratico, è stato concedere lo spazio lasciato libero alle destre anche estreme, che, in nome del loro essere "sociali e nazionaliste" ovunque in Europa hanno scavalcato a sinistra la sinistra, proponendosi come le uniche a voler tutelare i lavoratori ed i diritti sociali dei cittadini, con il rifiuto dei diktat europei e delle politiche economiche di austerità.
In questi due anni, grazie anche alle opere di divulgazione di Bagnai, Borghi Aquilini, Rinaldi (di cui vedo un'intervista nel sito) e delle lucide analisi di Cesaratto e pochi altri economisti d'area, si è sviluppato un pensiero più consapevole nei confronti dell'Eurozona e dell'euro, ma la sinistra, intesa come dirigenza politica del Pd, Sel, ecc. ha chiuso sistematicamente ogni possibilità di dialogo e confronto, arroccandosi sulle sue posizioni, per ragioni meramente elettorali, fino a diventare la più strenua e caparbia sostenitrice della politica mercantilistica della Germania e delle poitiche economiche iperliberiste.
Adesso che il dibattito, nonostante gli sforzi di soffocarlo, sta prendendo piede ed ormai le voci di dissenso non possono più essere fermate, una parte della sinistra sembra risvegliarsi dal sonno europeo, non per prendere atto e fare opera di contrizione, soprattutto nei confronti dei suoi elettori, ma per fare le pulci alle proposte di uscita, perché non tutte vanno bene e ci vuole una uscita "da sinistra" e bisogna sapere cosa fare dopo e come fare.
Continuano a non capire che attualmente qualsiasi uscita in qualsiasi modo è visto dalla gente come la salvezza e chiunque la proponga viene premiato, che destra e sinistra, soprattutto in Italia, ma non solo, sono categorie ormai vuote a cui la gente non da più alcun significato concreto. Il successo della Le Pen alle ultime elezioni locali ed il supporto dei Greci ad un movimento neonazista come Alba Dorata dovrebbero far riflettere su come il pensiero politico degli euroscettici ormai non conti più per i popoli stremati dalla crisi. D'altronde chi conosce minimamente la storia sa che Hitler ed il partito nazista ebbero un forte consenso e voti con un programma anti-austerity (recentemente ritrovato e pubblicato) che fece presa sul popolo tedesco stremato dalle politiche economiche restrittive successive all'iperinflazione della Repubblica di Weimar.
Ripeto, sono felice personalmente e come DeS (movimento di informazione che rappresento) che a sinistra qualcosa si muova, ma bisogna prendere atto che andrebbe fatta un'opera di verità da parte dei rappresentanti politici di sinistra, raccontando alla gente gli errori, anche in buona fede, fatti, sfatare i luoghi comini sulla crisi, tutt'ora imperanti e discutere senza elitarismi fuori luogo di come rapidamente porre termine a questo incubo. Da qualsiasi direzione.

Si sono appena dolcemente svegliati e già vogliono porre condizioni. Non hanno capito che il futuro della maggior parte di loro è questo



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