Dopo aver letto il post di G. Granero su IlFattoQuotidiano.it, non so se piangere o ridere. Si vorrebbe controbattere a chi afferma che l'Europa è guidata unicamente da Germania e Francia, chi afferma come me che l'euro è una tragedia, chi afferma che l'Ue non è un'istituzione democratica, ma alla fine non chiarisce nulla e rende ancora più forte l'opposizione a questa assurda ottusità pro europea.
"Presunto Problema 1: la dominazione (franco-)tedesca". Mi pare ovvio che la Germania, o la Francia, come qualunque altro Paese, tentino di imporre la loro visione. I lettori stanno quindi dicendo semplicemente che…ci sono riuscite! Vale quindi la pena di ricordare che, nell’Ue, tutte le regole del gioco (i Trattati) sono scritte all’unanimità: o ci stanno tutti, o niente. E, una volta definite le regole, si gioca a maggioranza qualificata, vale a dire che niente (nessuna legge, per esempio) può passare senza l’appoggio di un nutrito gruppo di Stati. La Germania, da sola o con il solo appoggio francese, in Europa non ha i numeri per decidere nulla, e tantomeno per “imporlo” agli altri. Se (e dico se) hanno ragione i lettori, mi pare quindi più utile interrogarsi sull’incapacità italiana di creare un consenso diverso e alternativo.
Non voglio negare con questo la contrapposizione di vedute tra un blocco “nordico” di Stati che si considerano “virtuosi” e un blocco “del sud” di Stati considerati “cicala” in difficoltà economica. Però ho dovuto mettere tante virgolette perché ci avviciniamo ai livelli del Bar Sport, e qui mi fermo. L’uscita dalla crisi, a mio modesto avviso, è legata all’uscita da queste semplificazioni nella testa dei cittadini e ancor più in quella dei decisori politici."
Ma quali semplificazioni da bar! Ma se nell'ultimo vertice decisivo in cui partecipò Monti, questi dovette forzare la mano costringendo gli altri capi di Stato a fare gli straordinari (la Merkel voleva a tutti i costi vedere la partita degli europei...) per riuscire ad ottenere una misera concessione dalla Germania. Quel Mes salva Stati, per la cui adesione, guarda caso, la Germania ha poi preteso ancora maggiore austerità, garanzie, restrizioni e "riforme". Tanto che l'Italia, persino sotto il governo Monti, si è guardata bene dal chiedere aiuti.
Ma di cosa vanvera Granero. Ma quali discorsi da bar. Piuttosto questi sono discorsi da banchieri, quelli del "blocco nordico", quelli con le banche piene di derivati e crediti inesigibili dal sud Europa. Come se fossero stati costretti con una pistola alla tempia a concedere tutto quel flusso di liquidità verso investimenti improduttivi nel sud Europa. Diciamo la verità una volta per tutte: la finanza del nord Europa ha sbagliato completamente investimenti, ed ora vorrebbe che fossero i cittadini del sud Europa a rimborsarglieli. Ma quando mai si è vista una cosa così assurda essere difesa a spada tratta persino dai debitori?
E poi il fatto che i politici del sud Europa non riescano ad imporsi, semmai è la prova provata che sono tutti, e dico tutti oppositori e maggioranze, al soldo o al ricatto di questa élite finanziaria mitteleuropea.
"Presunto problema 2: l’euro". Non intendo dilungarmi sull’influenza dell’euro sull’economia italiana ed europea, e sulla possibile “soluzione” di un’uscita dalla moneta unica. Come molti lettori rilevano, fior di economisti ne discutono quotidianamente e mi stupisce molto sentir parlare di “pensiero unico pro euro”, mentre in quel poco che leggo trovo una sorta di pensiero unico anti-euro, basato su pochissimi fatti concreti e moltissime congetture. Un’eccezione: Zingales, che giustamente (a mio avviso) invita a chiedersi, prima di proiettare scenari di ritorno alla lira, dove saremmo ora senza l’euro. Già, perché una cosa è certa: se l’euro non fosse mai esistito, la crisi del 2008 sarebbe scoppiata lo stesso, il nostro debito astronomico – così come quello della Grecia – sarebbe comunque entrato nel mirino degli speculatori e, con tutta probabilità, avremmo già fatto default.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’euro non è stato la causa scatenante della crisi, e che quindi parlare di “eurocrisi” è scorretto e fuorviante. Prendiamo due esempi:
Il problema di Cipro è (speriamo di poter dire “era”) un settore finanziario e bancario sproporzionato rispetto all’economia nazionale, e sovraesposto ad alcuni paesi. Esattamente lo stesso problema dell’Islanda, che non solo non ha l’euro ma nemmeno fa parte dell’Unione. E in entrambi i casi, il problema era noto da tempo, ma la classe politica ha preferito rimandare decisioni difficili fino a quando era troppo tardi.
Qual è lo Stato UE che ha speso più denaro pubblico per salvare il suo sistema bancario e finanziario? Lo spiega Barroso davanti al Parlamento europeo: il Regno Unito, con la sua solida sterlina.
Ultimo fatto che vorrei sottolineare sul presunto problema euro: l’euro non è un optional, è parte integrante dell’Unione e tutti gli Stati Ue sono chiamati, appena rispettino le condizioni, ad adottarlo (tranne chi ha ottenuto un opt-out, come il Regno Unito). In parole povere: un referendum per uscire dall’euro è un non-senso: o si esce dall’Ue, e quindi anche dal mercato interno e da tutte le altre politiche comuni, o si negozia un opt-out. Entrambe opzioni piuttosto difficili, e infatti gli economisti pro-exit preferiscono soprassedere su questi aspetti, a mio avviso non secondari, del problema.
Insomma, ci sono partiti e movimenti che hanno preso i vostri voti promettendo cose impossibili. E ci sono valanghe di articoli, editoriali, opinionisti che parlano di euro a prescindere dalla situazione giuridica e politica attuale. Sarebbe un enorme passo avanti se, parlando dell’euro e nel rispetto di tutte le opinioni, si integrasse il semplice concetto che in tutto questo processo non siamo soli, e non possiamo ignorare le regole che abbiamo sottoscritto."
Posso comprendere e condividere le preoccupazioni per un nuovo cambio di unità monetaria. Lasciare l'euro e tornare alla lira non è una scampagnata. Ne ho scritto anche in diversi post qui. Ma ad un certo punto bisognerà fare una seria valutazione costi/benefici, ossia: ci costa di più rimanere nell'euro od uscire? Mi pare che finora analisi politico-economiche di questo genere, fra media e pensatori vicini ai partiti di governo, non siano state fatte.
Ma tutte le restanti cose scritte da Granero nel punto 2 sono emerite caxxate.
Perché mai dovrebbe essere chiaro che l'euro non è stata la causa scatenante della crisi? perché la causa è da ricercarsi nei mutui subprime impazziti nel 2008 negli Usa? Ma perché allora questa crisi che l'Italia stava superando non senza difficoltà nel 2011 e ritornata violenta non appena la Germania (il "blocco nordico") ha preteso di riavere indietro tutto il credito elargito? Forse perché le sue banche erano troppo coinvolte. Non è un caso che negli Usa li chiamassero gli "idioti di Dusseldorf".
Ma se non ci fosse stato l'euro sarebbero stati perlopiù affari "amari" dei tedeschi e del marco. Invece così ci hanno coinvolto pesantemente, in quanto hanno voluto compensare le perdite dei derivati con i crediti che avevano con noi.
La Bce avrebbe potuto comportarsi da calmieratrice nella crisi offrendo liquidità gratis, per dare tempo alle economie del sud di riassorbire il colpo. Ma la Germania ha invece preteso di chiudere tutti i rubinetti, di impedire che si stampassero euro come invece fece la Fed con il dollaro, e nel contempo di farsi rimborsare i crediti. La botte piena e la moglie ubriaca. Infatti i risultati si vedono tutti, di questa gestione monetaria egoista e fallimentare.
E poi che c'entrano Cipro e le banche Inglesi con l'euro? Un bel niente, se non che Cipro senza l'euro poteva avere un sistema bancario squilibrato e non è mai successo niente, mentre proprio sotto l'euro il suo sistema bancario è entrato in crisi. Guarda caso. E le banche inglesi soffrono semplicemente dello stesso male di quelle americane, francesi e tedesche: sono cioè ripiene di carta straccia. Ma con l'euro non c'entra nulla la loro crisi.
Degli esempi che si potevano evitare in quanto poco indicativi delle dinamiche interne alla zona euro che vedono ingenti squilibri nelle partite correnti fra paesi core e periferici, che implicano l'impazzimento di debiti e pressione fiscale nei paesi più deboli. Indotti a questo gioco perverso dalla facilità di credito precedentemente elargito e quindi ritrovatisi con importazioni squilibrate rispetto alle esportazioni.
Infine l'ultimo capitoletto è il culmine dell'ilarità. Si è appena parlato due righe sopra di Inghilterra e sterlina, e si viene a minacciare più sotto che uscire dall'euro non si può senza uscire dall'Ue. Perché l'Inghilterra non è forse fuori dall'euro e dentro l'Ue? Se regole particolari valgono per il Regno Unito potrebbero benissimo valere anche per l'Italia. Il non senso qui non è il referendum sull'euro, quanto le farneticazioni di Granero.
"Presunto problema 3: l’UE non è democratica". Qui i lettori sono appena più clementi di Nigel Farage, leader carismatico degli euroscettici britannici, che sostiene che l’UE è anti-democratica. Vale la pena di guardare e ascoltare alcuni suoi interventi (per esempio qui, ospite della TV finlandese, o qui, in un vecchio intervento in cui parla anche di noi). Oratore molto efficace, riuscirebbe quasi a convincere anche me, se soltanto quel che dice non si basasse su presupposti del tutto falsi:
1) L’UE non funziona per niente come Farage pretende di far credere (e come molti tuttora credono). Queste cose dovrebbero insegnarle a scuola, ma per chi vuole informarsi rapidamente consiglio il sito dell’UE o un video dei Presidenti delle Istituzioni su YouTube (potete mettere i sottotitoli in italiano). Punto fondamentale: la Commissione non adotta nessuna legge! Quello che Farage chiama “governo europeo non eletto”, attribuendogli funzioni legislative da sovrano assoluto e quindi confondendo i poteri democratici, in realtà ha diritto di proporre le leggi europee, che poi però possono diventare tali solo con l’accordo degli Stati Membri (il Consiglio dell’UE, formato dai Ministri nazionali) e del Parlamento europeo(direttamente eletto dai cittadini). La Commissione poi non è per nulla “irremovibile”, ma può essere sfiduciata dal Parlamento europeo – come qualunque governo nazionale.
2) Nessun governo è stato “rimosso” dall’UE: quando, nel mezzo della crisi, dei governi sono saltati, sono stati i Parlamenti nazionali a togliere loro la fiducia, e i cittadini a eleggere nuovi Parlamenti, che poi hanno nominato nuovi governi. E’ successo cioè quello che Farage rivendica per il suo Regno Unito, la possibilità di sceglier e rimuovere i propri leader, e che l’UE non gli ha mai tolto né mai gli toglierà.
3) Se la famigerata “Troika” è come il fumo negli occhi per molti, all’interno della Troika la Commissione ha finito per diventare un comodo parafulmine. Non ci vorrebbe (se l’informazione fosse corretta) una laurea in economia per capire che i bail out costano molti soldi, e che la Commissione quei soldi non li ha (vedi il mio ultimo post: con l’1% del PIL europeo non si salva nemmeno la Lettonia). Dietro il parafulmine ci sono gli Stati, con i loro pingui bilanci nazionali, ma troppo numerosi e protetti dai media nazionali per essere chiamati a rispondere delle accuse alla Farage. L’IMF poi nessuno capisce cosa sia. Meglio prendersela con la Commissione, e con i Commissari “non eletti”.
Mi fermo qui, alla top 3. Non dubito che alcuni risponderanno che i problemi sono ancora altri. A mio avviso, i problemi ci sono eccome, e ne ho parlato in precedenza. Oggi mi pare che il problema fondamentale sia lo smantellamento alla base dei principi fondatori dell’UE, anche attraverso la polarizzazione dell’opinione pubblica e il ritorno, preoccupante, dei complessi di superiorità nazionali (attenzione: non mi riferisco solo a uno Stato). Ma questa è un’altra Storia."
Se l'Unione europea è un esempio di democrazia io sono paragonabile ad Einsten perché so le quattro operazioni, qualche utile formula matematica e sommariamente qualche sprazzo della teoria della relatività... Ma di che si blatera in questo post di Granero. Le istituzioni europee sono qualcosa di talmente strano che è persino difficile descriverle. Sono una via di mezzo tra una consiglio d'amministrazione, gli organi di un'alleanza commerciale e le istituzioni di uno Stato vero e proprio.
L'Unione legifera continuamente norme minuziosamente idiote e molta burocrazia. Quindi il suo potere legislativo è più dannoso che utile, ed in molti sostengono con ragione che è completamente nelle mani delle lobby. Il Parlamento europeo esegue solamente ordini superiori.
Il potere esecutivo dell'Unione non proviene dai cittadini europei in forma diretta, ma dalle singole nazioni, con il risultato che vengono difesi perlopiù gli interessi delle nazioni egemoni. Non a caso di Germania e Francia. I "ministri" non hanno nulla a che fare con il Parlamento, che è un costoso "soprammobile" semi inutile.
E' come se in Italia i ministri provenissero dalle regioni invece che in seguito alle elezioni parlamentari. E la Lombardia vi facesse sempre la parte del leone comandando a bacchetta le altre. Con un presidente del consiglio che sarebbe niente di più che un maggiordomo come lo è H. V. Rompuy.
E questa è democrazia? E poi, che c'entra e cosa importa cosa dice o non dice Farange? Si cita il Bossi inglese per caso per rendere più ridicole le critiche all'Ue? Siamo alla stesse bassezze di Scacciavillani che per svilire l'idea di nuova lira la chiama "bungalira"?
Nessun governo è stato rimosso, e dal punto di vista formale posso essere d'accordo. Ma quanti invece sono stati "accomodati"? Vorrei tanto che Granero spiegasse ai lettori de IlFattoQuotidiano.it da dove saltano fuori Monti, Letta (non ci doveva essere Bersani li?) e perché Napolitano è stato votato per la seconda volta alla Presidenza, cosa mai avvenuta prima. Chi ha imposto all'Italia questi splendidi governi campioni dell'austerità e difensori a spada tratta delle scelte compiute all'estero?
Invece non si può non vedere nella Troika un ente democraticissimo e simpaticamente accettato dalle popolazioni di cui si prende cura. Se la Commissione non è un parafulmine è comunque complice in tutte le nefandezze compiute a suo nome dalla Troika. Si tratta in realtà di null'altro che commissari fallimentari che si intromettono negli affari di uno Stato sovrano, imponendo decisioni sulla pelle dei cittadini, che di sicuro non hanno mai votato questi signori.
Se quella di Granero doveva essere un chiarimento ed una difesa dei "valori" dell'Ue e dell'euro, mi pare si sia trasformata nella solita cialtronata del partito unico dell'euro (PUDE ndr). Che non vuole ad ogni costo discutere e aprire gli occhi sulla situazione disastrosa in cui versa l'Italia, e buona parte della zona euro a causa della decisione folle di adottare l'euro moneta unica, prima di aver fatto una vera riforma politica in senso democratico e una completa uniformazione economica dell'Europa.
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