Nell’agosto del 2013...
Non so se gli amici che ho torturato nell’ultimo mese hanno letto abbastanza bene il libro da ricordarsi perché stavo mettendo loro tanta fretta. Rockapasso, sarcastica, sì: “Certo, vuoi farlo nella stessa data, così avrai qualcosa di veramente importante da ricordare...”. Sì, certe volte è un po’ ‘nu casatiello, ma non riesco a volergliene: è genetico...
Ma ci tenevo a partire oggi, perché, come dice il mio direttore di dipartimento (con un sorriso sornione che levati...): “Professore Bagnai, lei è un sentimentale!”. C’est là mon moindre défaut...
Partire con cosa? Eh, ma quante cose volete sapere! Vi ho già raccontato un bel po’ di fatti miei , ma vado avanti, perché questi sono anche fatti vostri. Diciamo che sono il mio tentativo (che molti non apprezzeranno – ricambiati) di rispondere all’eterna domanda.
CHE FARE?
Io ho fatto una cosa molto semplice, che, fra l’altro, mi avevate consigliato voi. Vi ricordate di quando lo scorso anno stavo organizzando Pescara, fra mille difficoltà? Qualcuno disse: “Ma perché non fai un’associazione? Ci metti poco, non costa niente, e puoi gestire facilmente l’evento...”.
Be’, insomma, quel qualcuno la faceva facile. Ma il suggerimento era giusto, e l’ho seguito. Lo scorso mese ho costituito con Claudio Borghi e con qualche altro amico (meno di quanti avrei voluto, ma la fretta era tanta e le intersezioni da gestire troppe) un’associazione: si chiama a/simmetrie, il sito è on-line da pochi minuti, lo trovate qui.
Questa associazione risponde a due esigenze, entrambe essenziali per me e spero per voi.
Organizziamoci
La prima, se vogliamo la più operativa, era quella di costituire un veicolo che mi permettesse di gestire i miei eventi e la mia attività di divulgazione, che vi permettesse di sostenermi, che vi consentisse di fare qualcosa per mandare avanti la mia attività. Voglio essere estremamente franco con voi. Gli ultimi cinque mesi della mia esistenza sono stati piuttosto complessi. La quantità di impegni da gestire, con l’organizzazione di eventi nazionali (le mille presentazioni del mio libro) e internazionali (li trovate nel sito) mi hanno trasformato nella segretaria di me stesso. Ho dovuto rinunciare a “nutrire” il blog, a scrivere sui giornali, ad andare in televisione, a portare la vostra voce dove potesse essere ascoltata, e questo per rispondere a decine di email, per prenotare biglietti, per richiedere finanziamenti, per fare la coda alla posta spedendo copie del mio libro, ecc.
La domanda molto terra terra che vi faccio è questa: mi preferite come segretaria, o come scrittore? Mi preferite come fattorino, o come economista?Se la risposta è la seconda, allora, amici cari, ve lo dico con molta sincerità: cacciate i soldi. Ovviamente non a me: io guadagno già quanto mi basta. Ma questo blog, la mia attività, non può più essere gratis, perché senza il supporto di un minimo di struttura non riesco a portarla avanti. Senza un minimo di staff (per gestire la mia agenda, per ristrutturare e gestire il sito, per programmare un piano di attività divulgative sui social media, ecc.) questa esperienza non può decollare. E d’altra parte io posso essere più utile facendo il mio vero lavoro, l’economista.
C’è bisogno di qualcuno che cominci a studiare seriamente gli imminenti scenari del dopo uscita. A chi volete farli studiare questi scenari? A quelli che “la contabilità nazionale è di destra perché Keynes non era Marx?” (ma cari dilettanti, guardate il bicchiere mezzo pieno: se non era Marx, non era nemmeno Caligola). O preferite che se ne occupi uno che dalla tesi di dottorato in poi si è occupato di sostenibilità del debito pubblico?
C’è bisogno di qualcuno che occupi i mezzi di comunicazione per illustrare in modo professionale e incisivo quali sono le scelte che ci attendono. A chi volete farlo fare? Ai tanti esagitati arruffapopoli, creatori di partituncoli, propalatori di teorie della provvidenza, che il primo Boldrin di passaggio può asfaltare in un tour de main perché l’economia, porelli, non la sanno... Non so, fate voi. A me il quadro sembra abbastanza chiaro: nella competizione contro il sistema che ci sta stritolando, i cavalli vincenti sono due, e li conoscete: Claudio e un altro. Ora si sono associati. Sta a voi puntare sui cavalli vincenti. Se puntate su quelli sbagliati, be’, poi non lamentatevi.
Il fatto è che io, nonostante le affettuose parole di un amabile collega, non sono doppio: sono uno (e trino, forse, ma non me ne sono mai accorto). Quello che non avrebbe avuto senso l’anno scorso, perché non avevo incontrato le persone giuste, lo acquista adesso che sono riuscito a creare un minimo di staff. Ora bisogna che queste persone, che con affetto, partecipazione emotiva, ma anche grande razionalità e professionalità, mi hanno offerto il loro aiuto, possano lavorare in un quadro degno e possano avere un minimo di riconoscimento per i loro sforzi. Chiedendovi di sostenere a/simmetrie vi chiedo in primo luogo di permettermi di continuare a svolgere con sempre maggiore efficacia il mio lavoro, il lavoro che voi mi avete delegato a fare, finanziando un minimo di struttura, che mi consenta di fare tutto quello che finora ho fatto da solo (organizzare eventi, gestire siti, divulgare). Ci sono più di 2000 lettori fissi su questo blog, e chissà quanti “variabili”. Se ognuno pagasse una volta l’anno il biglietto di questo bel cinema, già saremmo un pezzo avanti.
Pagare perché, direte voi? Tu non vuoi fare “er partito”, tu non vuoi proporre “’a soluzzione politica”, tu non vuoi fare “er gesto eclatante”. A che servi?
Chissà se sono molti fra voi i coglioni che la pensano così?
Perché vedete, io non vorrei farvelo notare, ma le cose stanno così: un anno e mezzo fa non ero nessuno in questo bel paese. Sedendomi dietro a una scrivania, con la sola forza della parola, senza nemmeno poter contare, come poteva Claudio (per suo merito) sull’accesso a giornali di una certa visibilità, son riuscito ad andare in televisione per portare avanti un discorso che era stato tabù per alcuni decenni.E ora non possono più ignorarmi, il che significa che non possono più ignorarvi. Quelli ai quali questo non sembra abbastanza non sono evidentemente in grado di capirne il significato. E, soprattutto, non capiscono che la battaglia politica oggi si combatte sul fronte dell’informazione.
Certo, certo, i politici sono stupidi, brutti e cattivi, ah, scusate, dimenticavo! E corotti (co’ du ere, sinnò è erore). Come so’ corotti... Ma la soluzione c’è, vero? Li mandiamo tutti a casa.
Ecco: quanto funzioni questa soluzione si è appena visto (ogni riferimento a insetti dotati di apparato stridulante è puramente intenzionale).
Io ho una percezione un po’ diversa. Qualche politico (praticamente tutti tranne quelli che vi sareste aspettati voi) una interlocuzione l’ha cercata, e il risultato qual è? Sempre il solito. Voi non ci crederete (o forse sì), ma molti ormai capiscono perfettamente quale sia la natura del problema, e cosa ci sia da fare. Ma hanno due problemi. Il primo è quello di poter affrontare certi temi senza esser presi per matti. Il secondo, parzialmente sovrapposto, è quello di poter dire la verità senza perdere elettori.Hanno bisogno, i politici, di qualcuno che riesca a riportare nel dibattito le scelte vere, fondamentali, quelle che riguardano la nostra appartenenza a questa Europa, il nostro ruolo e la nostra autonomia decisionale. E hanno bisogno di qualcuno che fornisca loro le parole e gli argomenti per gestire le paure degli elettori, quelle paure che loro stessi in trent’anni di propaganda dissennata, ma non sempre dolosa, hanno contribuito a rafforzare, e che dopo essere state per loro strumento di potere, rischiano di diventare adesso strumento della loro caduta. Perché il fatto che se non se ne esce con le buone se ne uscirà con le pessime lo hanno chiaro tutti, vi assicuro, tranne qualche dilettante dell’ekonomia (di quelli che non sanno come si quota il kambio).
Incidiamo nel dibattito
E questo lavoro, il lavoro di riportare nel dibattito politico i temi veri, il lavoro di aiutare i politici a capire i problemi e a gestire le loro paure, io e Claudio lo stiamo facendo, e direi anche con dei risultati, a giudicare dal moltiplicarsi degli attacchi cui siamo sottoposti.
Ma qui viene la seconda esigenza, quella più “alta”, se vogliamo.
Non possiamo continuare da soli, e non possiamo circoscrivere il nostro discorso di riforma del paese alla pur necessaria lotta per il ripristino di un minimo di razionalità economica. Bisogna che il discorso si allarghi e venga nutrito dal contributo di altri colleghi, dalle ricerche e dalle proposte politiche (cioè fatte alla polis) da economisti, giuristi, politologi. Bisogna insomma almeno provare a costruire un think tank che dia veste riconoscibile e autorevole a una proposta di sviluppo del nostro paese alternativa al “morire per Maastricht” di Letta, allo “Statoladrooooo” di Giannino, ma anche al “piccolo imprenditore metastasi” non mi ricordo più di chi, e via dicendo. Occorre una struttura che sia in grado di federare studiosi indipendenti dalla politica ma capaci di proposta politica, capaci di tradurre principi in programmi. Il mio testo, come sa chi lo ha letto, fa un tentativo in questo senso, ma certo occorre fare di più: occorre studiare, occorre creare un forum di confronto fra intellettuali e politici, occorre portare la vostra voce nelle sedi istituzionali, non attraverso la forma del partituncolo allo 0,%, ma dando maggiore visibilità e maggiore dignità al dibattito che qui stiamo conducendo da quasi due anni, attraverso una struttura che sia in grado di produrre veicolare contenuti alternativi. a/simmetrie nasce anche con questa ambizione.
Dice: “ma er finktank de sinistra nun ha mai funzionato!”
Calma, amici, calma. Io non vi sto parlando di questa sinistra, di quella dove tante persone giuste si mettono insieme per dire la cosa sbagliata (altrimenti De Cecco gli fa tottò sul sederino, come ha confessato in pubblico un certo Rodomonte...). Io vi sto parlando di mettere insieme persone che a certi palati raffinati potranno anche sembrare sbagliate (qualcuno me lo ha anche detto, ed è restato fuori), e che magari sbagliate lo saranno anche, ma solo dopo, dopo che insieme avremo fatto la cosa giusta: avremo liberato il nostro paese, dando la possibilità di riattivare una normale dialettica democratica.
Questa ora ci è preclusa. Io dico sempre che quando si tornerà a poter votare per un partito diverso dal PUDE, certamente io e Claudio Borghi rischiamo di votare per partiti diversi. Ma questa esperienza, questo pezzo di cammino comune, ci sarà servito almeno a capire quello che non capisce chi ragiona per appartenenza, cioè che la lealtà e la buona fede possono esistere anche nello schieramento avverso.
E, attenzione: le precedenti esperienze “de sinistra” non partivano da un uguale patrimonio di visibilità, di capacità di coinvolgimento, di capacità di dialogo (certo, esclusi i traditori, ma su quello posso anche lavorare, se lo ritenete). No, no, no. Partivano dalla consapevolezza di essere gli “aristoi”, come Aristide, appunto, di non dover parlare al popolo perché “il popolo non era ancora pronto”, ecc. La condiscendenza di Bisin verso Borghi è seconda solo a quella di certi economisti “de sinistra”. Non costringetemi a provarvelo: è tutto scritto.
Questa incapacità di individuare il buono dov’è, scardinando la logica dell’appartenenza, unita all’incapacità di riscattarsi dal proprio tradimento, e a un certo perbenismo (“Albevto, non puoi dive che l’euvo è fascista!”) ha determinato i fallimenti precedenti. Se noi falliremo, sarà certo per un altro motivo.
Ora vi lascio, sono esausto. Domani saprò cosa ne pensate.
Naturalmente sul sito di a/simmetrie trovate le istruzioniper iscrivervi al Goofycompleanno e potete già farlo, ma trovate anche altri eventi. Date un’occhiata in giro e fatemi sapere. E soprattutto, mettetevi una mano sul cuore e cercate di dimostrare che capite la differenza fra la teoria e la pratica. In teoria eravate tutti pronti a gettare il cuore al di là dell’ostacolo. In pratica molti non saranno pronti nemmeno a dare 5 euro. Io ho degli obiettivi minimi: se li raggiungerò andrò avanti, altrimenti chi se ne frega. Non si può salvare chi non vuole essere salvato. Io posso solo offrirvi una possibilità: quella di darvi voce. Ma la decisione sta a voi. Se voi mi preferirete come segretaria, io mi preferirò come musicista. Da ciascuno secondo i suoi bisogni, a ciascuno secondo le sue possibilità!
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