La cifra viene ripetuta in maniera martellante da François Hollande e Jean-Marc Ayrault (il primo ministro di Hollande NDA). Era l’alfa e l’omega pure della politica di bilancio portata avanti da Nicolas Sarkozy e François Fillon. A destra come a sinistra, la cifra viene utilizzata come un totem davanti al quale bisogna assolutamente inchinarsi, pena l’accusa di portare la nazione al fallimento.
Considerato come insostenibile da molti economisti, vilipeso dalla sinistra radicale come il simbolo dell’odiata austerità, questo numero voi lo conoscete: è “l’impegno preso dalla Francia di far rientrare il proprio deficit al di sotto del 3% del PIL nel 2013″ ripete allo sfinimento Hollande. Per riuscire a centrare l’obiettivo, il bilancio presentato stamane (una settimana fa NDR) in consiglio dei ministri chiederà lacrime e sangue tramite 20 miliardi di nuove tasse.
Come vediamo questo impegno avrà delle conseguenze dirette sulla nostra vita quotidiana. Ma questa cifra, scolpita nel marmo del trattato di Maastricht dal 1992, come è nata? Beh… fondamentalmente dal nulla. Incredibile, pertanto abbiamo rintracciato l’uomo che, al ministero delle finanze, ha scarabocchiato questa cifra.
Questo alto funzionario lo confessa oggi: il tetto del 3% è stato inventato in un’ora una sera di giugno del 1981 senza poggiarsi su alcuna teoria economica ma, senza dubbio per questa ragione, convincendo perfettamente François Mitterrand, il quale aveva esigenza, per bloccare le spese dei suoi ministri, di una cifra tonda e facile da ricordare. Ed ecco come il fondamento della nostra politica di bilancio, imposto come regola ferrea a tutta l’Europa, ha visto la luce.
L’aneddoto può far sorridere ma, e qui è il bello, i tecnocrati di Bruxelles si sono ispirati a questo famoso 3% la regola fintamente cartesiana che obbliga a limitare il deficit strutturale allo 0,5%. E perché non all’1 o al 2%? Nessuno lo sa così come nessuno sapeva da dove veniva il 3% di cui si parla tanto oggigiorno.
Il signor 3% è lui! Maglione blu e occhiali, Guy Abeille è l’inventore del concetto con cui ci martellano i governi di destra e sinistra da tre decadi “Il deficit non deve superare il 3% del PIL”. Una regola che
giustifica tutti gli aumenti delle tasse e le riforme degli ultimi 30 anni.
giustifica tutti gli aumenti delle tasse e le riforme degli ultimi 30 anni.
Allora, ci si aspetta che questo ex alto funzionario ministeriale tiri fuori strani grafici. Ma, sorpresa, si lascia andare “Ci siamo immaginati la cifra del 3% in meno di un’ora, è nata sull’angolo di un tavolo senza alcuna riflessione teorica”.
Stento a crederlo, allora racconta “Era una sera del maggio 1981. Pierre Bilger, direttore del bilancio all’epoca, ci aveva convocati con Roland de Villepin (Cugino del futuro primo ministro Dominique NDLP). Ci ha detto: Mitterrand vuole che gli sia fornita rapidamente una regola facile, che suoni economista, e possa usare contro i ministri quando questi si intrufolano nel suo ufficio a chiedere soldi.” Nel suo ufficio al Louvre, all’epoca sede del ministero delle finanze, questo giovane diplomato in statistica all’ ENA (1) si gratta la testa. “C’era bisogno di qualcosa di semplice”, racconta. Scelse come denominatore il PIL perché “in economia tutto si riferisce al PIL”. Si procede dunque a cercare una cifra tonda, senza virgola. “Stavamo procedendo verso un deficit di 100 miliardi di franchi, questo rappresentava più del 2% di deficit. 1%? Questa cifra è stata scartata, impossibile da raggiungere. 2%? Ci avrebbe messo troppo sotto pressione. 3%? E’ una buona cifra, un numero che ha attraversato le epoche, che faceva pensare alla trinità” Vada quindi per il 3% di deficit.
“Mitterand voleva una norma, gli è stata data. Non avremmo mai pensato che questa regola avrebbe passato il 1981″ racconta. Secondo lui sarebbe stato Laurent Fabius, all’epoca ministro delle finanze (2) il primo a parlare di deficit in percentuale. ”100 miliardi di franchi, era una cifra enorme. Preferiva parlare di deficit al 2,6%” continua Guy Abelle. Quanto al limite del 3% “E’ Mitterrand che lo riprenderà dandogli legittimità. Più tardi questo riferimento sarà teorizzato da degli economisti e ripreso nel trattato di Maastricht, divenendo uno dei criteri per l’ingresso nella zona Euro”.
30 anni dopo questo 3% scandisce la nostra vita quotidiana. Da lui dipende la scelta se costruire o meno, scuole, ospedali, asili nido o se aumentare le imposte. Guy Abelle ne è cosciente? “Noi siamo all’origine di questo, ma abbiamo avuto parecchi complici. E se non fosse il 3% si sarebbe comunque varata un’altra soglia per la tenuta dei conti pubblici” Questo “casalingo” di 62 anni inanella metafore per giustificarsi “Il seme di grano è divenuto un campo, ma avrebbe potuto essere un campo OGM” o ancora “All’epoca era qualcosa di insignificante, ma la bestia è uscita dalla gabbia e ci è sfuggita”, “insignificante” continua a ripetere questa parola per svincolarsi.
E poi “Mitterrand avrebbe potuto fare questa richiesta all’Insee (3), ad esempio, ritenuto più indipendente. No ha scelto la direzione del bilancio” spiega. Un servizio amministrativo che sa comporre a seconda di dove tira il vento. Un esempio “Io ero incaricato al ministero dell’economia, di stabilire anno dopo anno le cifre del deficit all’inizio degli anni ’80. Si lavorava senza computer all’epoca. Io non truccavo (4) niente.Ma alle volte bisognava capire le “costrizioni” dei politici. All’appropinquarsi delle sfide elettorali, in maniera informale, non c’era niente di scritto ovviamente, mi si chiedeva di “aggiustare i conti“.
Cosa ne pensa monsieur 3% della soglia dello 0,5% imposta dal nuovo trattato europeo? “E’ vero che la cifra 0, ha dei vantaggi. Ma se avessero usato la cifra 0,7% la gente si sarebbe fatta delle domande: perché questo numero? Dunque 0,5 è una metà, niente male, una cifra confortante” E riparte “Ah, sennò avrei un’altra idea per abbassare il debito…” Ci vediamo fra trent’anni
NDA
Non so voi ma io sono abbastanza sconvolto dalla “rivelazione” il martello con cui massacrano le nostre tasche da vent’anni per tenere in piedi i soldi del Monopoli è stato scelto… a casaccio da un boiardo di stato francese. Parbleu! Inoltre, dite quello che volete dei francesi, come dei tedeschi o degli olandesi o dei nordici in generale, ma… ma in Francia, in Germania, in Olanda, nell’odiato Nord Europa di queste cose SI PARLA E SI DISCUTE ANIMATAMENTE PERFINO IN PARLAMENTO! In Francia giusto pochi giorni fa 30 deputati della maggioranza si sono sfilati sul “fiscal compact”, in Germania si parla di questi temi un giorno si e un giorno anche. Steinbruck, candidato alla cancelleria per la SPD, attacca la Merkel chiedendole di smettere di mentire al popolo tedesco sulla Grecia. La maggioranza della Merkel si scontra con i turbo-capitalisti della FDP e i nazional-conservatori della CSU, costola bavarese della CDU, che di solito sono su sponde opposte (FDP per il turbo-capitalismo selvaggio, la CSU che difende con le unghie e con i denti il welfare teutonico), per una volta son d’accordo su una cosa, i soldi dei tedeschi non si toccano. In Olanda la campagna elettorale si è giocata tutta su questo tema e in Austria tra pochi mesi sarà lo stesso. In Italia? In Fallitaglia vige lo zittificio totale! Mai un dibattito sull’Europa e sui trattati! Mai, unanimità sempre e comunque e “Euro uber alles” e guai a chi osa fiatare, pena la scomunica da parte di King George, quello che ci costa cinque volte la regina d’Inghilterra, e dell’Istituto Luce 2.0 (Corriere; Repubblica; Stampa; Sole 24 Ore etc. etc.) . Sfido chiunque a uscire per strada e trovare qualcuno che conosca il “fiscal compact” o conosca il “numeretto” di cui sopra. Qui c’è lo zittificio completo e totale. Heil Europa e basta”
(1) La scuola di burocrati da cui proviene praticamente tutta la nomenklatura della V Repubblica, Hollande compreso.
(2) Oggi è ministro degli esteri di Hollande. Come vedete non siamo gli unici in Europa in quanto a dinosauri e relitti
(3) Sarebbe il corrispondente francese dell’Istat
(4) Tricher: in francese imbrogliare, truccare etc. etc. Come si chiamava il predecessore di Draghi? Trichet! Per la serie nomen omen…
fonte:http://www.rischiocalcolato.it
fonte:http://www.rischiocalcolato.it
Solo una parola: pazzesco.
RispondiEliminaSe non fosse che dietro questo 0.03 ci sono suicidi, manovre economiche da decine di miliardi, distruzione dei diritti dei lavoratori, ci sarebbe da farsi una risata.
è esattamente questo il problema, l'€ e le regole europee sono diventate religione,fanatismo che genera caos.
Eliminain nome di una idiozia come il 3% come dici bene te vengono sacrificate persone vere, conquiste dell'umanità e tutto ciò che ci siamo guadagnati con il sudore.
bisogna darsi una svegliata e cominciare a dire basta a questa idiozia..riprendiamoci le chiavi di casa e la nostra sovranità